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Ricorso inammissibile: furto e motivi generici

La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile presentato da tre imputati condannati in appello per furto in abitazione pluriaggravato. I motivi del ricorso, ritenuti generici, aspecifici o manifestamente infondati, non hanno superato il vaglio di legittimità. La Corte ha confermato la condanna e ha condannato i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 10 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando i Motivi dell’Appello non Bastano

L’esito di un processo non si decide solo nel merito, ma anche attraverso il rispetto delle regole procedurali. Un ricorso inammissibile è l’esempio perfetto di come un’impugnazione, se non correttamente formulata, possa essere respinta senza nemmeno entrare nel vivo delle questioni. L’ordinanza della Corte di Cassazione che analizziamo oggi offre uno spaccato chiaro delle ragioni che possono portare a tale declaratoria, confermando una condanna per furto in abitazione pluriaggravato.

I Fatti del Caso: La Condanna per Furto in Abitazione

Tre individui venivano condannati in primo e secondo grado per il reato di furto in abitazione, aggravato da diverse circostanze. Per due di loro, veniva inoltre contestata la recidiva reiterata, specifica ed infraquinquennale, un fattore che incide notevolmente sulla determinazione della pena. La Corte di Appello di Catania confermava integralmente la sentenza del Tribunale, ritenendo provata la responsabilità penale di tutti gli imputati sulla base delle prove raccolte.

I Motivi del Ricorso e la Pronuncia di Inammissibilità della Cassazione

Contro la sentenza d’appello, gli imputati proponevano ricorso per Cassazione, affidandosi a diversi motivi. Tuttavia, la Suprema Corte ha rigettato tutte le doglianze, dichiarando i ricorsi inammissibili. Vediamo nel dettaglio le ragioni di questa decisione, analizzando i singoli punti sollevati dalla difesa.

Primo Motivo: L’Utilizzo del Comportamento Non Verbale come Prova

Due dei ricorrenti lamentavano l’illegittimo utilizzo delle dichiarazioni rese da uno di loro a un testimone. La Corte ha chiarito un punto cruciale: ad essere stato utilizzato come prova non era il contenuto delle dichiarazioni (il “dato dichiarativo”), ma la descrizione del comportamento non verbale dell’imputato fatta dal testimone. Questo comportamento, non coperto dalle stesse garanzie delle dichiarazioni, è stato ritenuto un elemento di prova valido, rendendo il motivo di ricorso infondato.

Secondo Motivo: La Procedibilità d’Ufficio e il ricorso inammissibile

Un’altra censura riguardava la presunta mancanza di querela. I ricorrenti chiedevano il proscioglimento basandosi sulle novità introdotte dal D.Lgs. n. 150/2022 (la cosiddetta “Riforma Cartabia”). La Cassazione ha bollato questo motivo come manifestamente infondato, ricordando che il reato di furto in abitazione (art. 624-bis c.p.) è e rimane procedibile d’ufficio. Ciò significa che l’azione penale scatta in automatico, senza necessità della volontà della vittima, rendendo la questione della querela del tutto irrilevante.

Terzo Motivo: Diniego delle Attenuanti e Valutazione della Recidiva

Uno degli imputati si doleva della mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche e della contestata recidiva. Anche in questo caso, il ricorso è stato ritenuto inammissibile. La Corte ha ribadito il principio secondo cui il giudice di merito, nel negare le attenuanti, non deve esaminare ogni singolo elemento, ma può limitarsi a indicare quelli decisivi. Nel caso di specie, la motivazione della Corte d’Appello è stata giudicata logica e sufficiente. Riguardo alla recidiva, il ricorso è stato considerato aspecifico, poiché non contestava in modo puntuale le argomentazioni dei giudici di merito sulla continuità tra i reati passati e quello attuale.

Quarto Motivo: Commisurazione della Pena

Infine, i ricorrenti contestavano la misura della pena, ritenuta eccessiva. La Cassazione ha respinto anche questa doglianza, evidenziando come la Corte d’Appello avesse adeguatamente motivato la sua scelta sanzionatoria, tenendo conto delle “connotazioni fattuali e personali della vicenda”.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato tutti i ricorsi inammissibili perché i motivi erano, a vario titolo, aspecifici, manifestamente infondati o volti a ottenere una nuova valutazione del merito dei fatti, attività preclusa in sede di legittimità. I ricorsi non sono riusciti a individuare vizi di legge o difetti logici evidenti nella sentenza impugnata. In particolare, per il ricorso di uno degli imputati, la Corte ha sottolineato la genericità delle argomentazioni, che non si confrontavano specificamente con le motivazioni della Corte d’Appello, ma si limitavano a dedurre “mere circostanze di fatto”.

Conclusioni: L’Inammissibilità dei Ricorsi e le Conseguenze

Questa ordinanza riafferma l’importanza di redigere ricorsi per Cassazione che siano tecnicamente precisi e giuridicamente fondati. Motivi generici, ripetitivi o che mirano a una rivalutazione delle prove non hanno spazio nel giudizio di legittimità. La conseguenza della declaratoria di inammissibilità è severa: la sentenza di condanna diventa definitiva e i ricorrenti vengono condannati non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche a versare una somma alla Cassa delle ammende, come sanzione per aver adito la Corte con un’impugnazione palesemente infondata.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso è dichiarato inammissibile quando i motivi presentati sono aspecifici, ovvero non contestano chiaramente le argomentazioni della sentenza impugnata, si limitano a riproporre questioni di merito già valutate, o sono manifestamente infondati, come nel caso di una richiesta di proscioglimento per mancanza di querela per un reato che è procedibile d’ufficio.

Il reato di furto in abitazione (art. 624-bis c.p.) è procedibile a querela di parte o d’ufficio?
Il reato di furto in abitazione, disciplinato dall’art. 624-bis del codice penale, è procedibile d’ufficio. Ciò significa che l’azione penale viene avviata indipendentemente dalla volontà della persona offesa, rendendo irrilevante la presenza o l’assenza di una querela.

Come motiva il giudice il diniego delle circostanze attenuanti generiche?
Per negare la concessione delle attenuanti generiche, non è necessario che il giudice analizzi tutti gli elementi favorevoli o sfavorevoli. È sufficiente che faccia riferimento agli elementi ritenuti decisivi, come la gravità dei fatti e la personalità dell’imputato, spiegando con ragioni plausibili perché la richiesta di riduzione della pena viene respinta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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