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Ricorso inammissibile: furto di energia elettrica

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un’imputata condannata per furto aggravato di energia elettrica. L’appello è stato ritenuto una mera riproposizione di censure già respinte in secondo grado, senza un reale confronto con le motivazioni della Corte d’Appello. La Suprema Corte ha confermato la correttezza del diniego delle attenuanti generiche e dell’applicazione della particolare tenuità del fatto, condannando la ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Cassazione sul Furto di Energia Elettrica

Con l’ordinanza n. 21481 del 2024, la Corte di Cassazione ha affrontato un caso di furto aggravato di energia elettrica, dichiarando il ricorso inammissibile e ribadendo importanti principi sul giudizio di legittimità. Questa decisione offre spunti cruciali per comprendere i limiti di un appello alla Suprema Corte e i criteri di valutazione per attenuanti e particolare tenuità del fatto.

I fatti del processo

La vicenda processuale ha origine da una condanna per furto aggravato di energia elettrica emessa dal Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale. La sentenza veniva successivamente confermata dalla Corte di Appello di Palermo. L’imputata, ritenendo ingiusta la decisione, decideva di presentare ricorso per cassazione, chiedendo l’annullamento della sentenza di secondo grado sulla base di quattro distinti motivi.

I motivi di un ricorso inammissibile

I motivi presentati dalla difesa si concentravano su presunte violazioni di legge e vizi di motivazione. Nello specifico, la ricorrente lamentava:

1. Mancanza, contraddittorietà e manifesta illogicità della motivazione della sentenza d’appello.
2. Erronea applicazione della legge penale riguardo agli elementi oggettivi e soggettivi del reato di furto.
3. Mancata applicazione dell’art. 131 bis c.p., relativo alla non punibilità per particolare tenuità del fatto.
4. Mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche previste dall’art. 62 bis c.p.

In sostanza, la difesa tentava di rimettere in discussione l’intera valutazione del caso già effettuata nei primi due gradi di giudizio.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile, fornendo una chiara lezione sui confini del proprio giudizio. I giudici hanno sottolineato che i primi due motivi di ricorso non erano altro che una semplice riproposizione delle argomentazioni già presentate e respinte dalla Corte d’Appello. La ricorrente, secondo la Corte, non si era confrontata criticamente con le ragioni della decisione impugnata, ma si era limitata a reiterare le proprie tesi, trasformando il ricorso in un tentativo di ottenere un terzo grado di giudizio nel merito, cosa non consentita.

Per quanto riguarda il diniego della particolare tenuità del fatto (art. 131 bis c.p.) e delle attenuanti generiche (art. 62 bis c.p.), la Cassazione ha ritenuto la motivazione della Corte d’Appello pienamente adeguata e logica. I giudici di merito avevano correttamente evidenziato che l’offesa al bene giuridico tutelato non poteva essere considerata lieve e che non sussistevano elementi o circostanze di segno positivo tali da giustificare una riduzione di pena. La decisione del giudice d’appello era, quindi, immune da vizi logici o giuridici e non sindacabile in sede di legittimità.

Le conclusioni

L’ordinanza si conclude con la dichiarazione di inammissibilità del ricorso e la condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La decisione riafferma un principio fondamentale del nostro ordinamento: il ricorso per cassazione non è una terza istanza per riesaminare i fatti. Esso serve a controllare la corretta applicazione del diritto e la logicità della motivazione. Quando un ricorso si limita a ripetere doglianze già esaminate, senza individuare specifici errori di diritto, la sua sorte è segnata: l’inammissibilità.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi proposti erano una mera ripetizione di argomenti già valutati e respinti dalla Corte d’Appello, senza un reale confronto critico con la motivazione della sentenza impugnata. In pratica, si trattava di censure di merito non ammesse nel giudizio di legittimità.

La Corte di Cassazione ha riesaminato i fatti relativi al furto di energia?
No, la Corte di Cassazione non ha riesaminato i fatti. Ha stabilito che le censure della ricorrente miravano a una nuova valutazione del merito della vicenda, attività che non rientra nelle competenze della Corte di Cassazione, la quale si limita a un controllo sulla corretta applicazione della legge (giudizio di legittimità).

Quali sono state le conseguenze economiche della decisione per la ricorrente?
In conseguenza della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, la ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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