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Ricorso inammissibile evasione: i motivi della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto condannato per evasione dagli arresti domiciliari. La decisione si fonda sulla ripetitività degli argomenti difensivi e sulla corretta esclusione della particolare tenuità del fatto, motivata dai precedenti penali dell’imputato e dalle modalità della violazione, avvenuta in un altro comune e in compagnia di terzi. La pronuncia conferma la condanna e aggiunge il pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile per Evasione: La Decisione della Cassazione

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato il tema del ricorso inammissibile per evasione, fornendo chiari parametri sulla valutazione dei motivi di appello e sull’applicabilità dell’istituto della particolare tenuità del fatto. La decisione sottolinea come la mera riproposizione di argomenti già vagliati non sia sufficiente per ottenere una revisione della condanna in sede di legittimità, specialmente quando le circostanze del reato e i precedenti dell’imputato depongono a suo sfavore.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per il reato di evasione, previsto dall’art. 385, comma 3, del codice penale, per essersi allontanato dal proprio domicilio dove era sottoposto a misura di detenzione. La condanna, emessa in primo grado, era stata confermata dalla Corte d’Appello di Caltanissetta.

Contro tale sentenza, la difesa dell’imputato proponeva ricorso per Cassazione, contestando la valutazione dei giudici di merito e cercando di ottenere un annullamento della condanna o, in subordine, il riconoscimento della non punibilità per particolare tenuità del fatto.

La Decisione della Corte e il ricorso inammissibile per evasione

La Suprema Corte, con l’ordinanza in esame, ha rigettato completamente le istanze del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile. Questa decisione ha reso definitiva la condanna e ha comportato per l’imputato l’obbligo di pagare non solo le spese del procedimento, ma anche una cospicua somma alla Cassa delle ammende. La Corte ha ritenuto che il ricorso fosse privo dei requisiti minimi per poter essere esaminato nel merito.

Le Motivazioni della Decisione

La Cassazione ha basato la sua pronuncia su due pilastri argomentativi fondamentali, entrambi cruciali per comprendere i limiti del diritto di impugnazione.

1. Ripetitività e Genericità dei Motivi di Ricorso
Il primo punto evidenziato dai giudici è che il ricorso presentato non faceva altro che riproporre le stesse argomentazioni già adeguatamente analizzate e respinte dalla Corte d’Appello. Un ricorso in Cassazione non può limitarsi a una generica contestazione della sentenza impugnata, ma deve individuare vizi di legittimità specifici, come errori nell’applicazione della legge o difetti manifesti di motivazione. In assenza di nuovi e pertinenti argomenti giuridici, l’impugnazione si rivela un mero tentativo dilatorio e, come tale, inammissibile.

2. L’Esclusione della Particolare Tenuità del Fatto
Il secondo e più sostanziale motivo riguarda la richiesta di applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Corte ha confermato la correttezza della decisione dei giudici di merito nell’escludere tale beneficio, basandosi su elementi oggettivi e soggettivi:
I precedenti penali: Il ricorrente aveva a suo carico diversi precedenti penali. Questo elemento è considerato dalla legge un indicatore della sua abitualità a delinquere e, di conseguenza, osta all’applicazione di un istituto pensato per condotte del tutto occasionali e di minima gravità.
Le circostanze dell’evasione: Il fatto non è stato ritenuto di lieve entità. L’uomo è stato sorpreso non nelle immediate vicinanze della sua abitazione, ma nel territorio di un comune diverso da quello di residenza. Inoltre, si trovava in compagnia di altri soggetti, circostanza che aggrava la condotta e suggerisce una violazione premeditata e non un semplice e momentaneo allontanamento.

Conclusioni

L’ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale del nostro ordinamento processuale: il ricorso per legittimità deve essere fondato su vizi specifici della sentenza e non può essere una semplice riedizione del giudizio di merito. La dichiarazione di ricorso inammissibile per evasione in questo caso specifico serve da monito: la valutazione della gravità di un reato come l’evasione non può prescindere dalla storia criminale del soggetto e dalle modalità concrete della violazione. La presenza di precedenti penali e l’allontanamento significativo dal luogo di detenzione sono elementi che, congiuntamente, rendono impossibile qualificare il fatto come di ‘particolare tenuità’, confermando la piena punibilità della condotta.

Per quale motivo il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché riproduceva argomenti già adeguatamente esaminati e respinti dai giudici dei precedenti gradi di giudizio, senza introdurre nuove e valide censure giuridiche alla sentenza impugnata.

Perché non è stata riconosciuta la particolare tenuità del fatto nel reato di evasione?
La particolare tenuità del fatto è stata esclusa a causa dei plurimi precedenti penali del ricorrente e delle specifiche circostanze dell’evasione: egli è stato sorpreso nel territorio di un comune diverso da quello di residenza e in compagnia di altre persone, elementi che indicano una maggiore gravità della condotta.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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