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Ricorso inammissibile: evasione e motivazione logica

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato in appello per il reato di evasione. I giudici hanno ritenuto i motivi del ricorso manifestamente infondati, confermando la piena validità della motivazione della sentenza impugnata, definita logica, coerente e puntuale. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile per Evasione: La Cassazione Conferma la Motivazione Logica del Giudice

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame offre un chiaro esempio di come venga valutato un ricorso inammissibile in materia penale. Quando i motivi di appello sono considerati ‘manifestamente infondati’, la Suprema Corte non entra nel merito della vicenda, ma si limita a confermare la correttezza logico-giuridica della decisione precedente. Questo caso, riguardante un’accusa di evasione, sottolinea l’importanza di presentare censure specifiche e fondate, pena il rigetto immediato e la condanna a sanzioni pecuniarie.

Il Contesto Giudiziario: Dal Reato di Evasione al Ricorso in Cassazione

La vicenda processuale ha origine da una sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello di Bari per il reato di evasione, previsto dall’articolo 385 del codice penale. L’imputato, non accettando la decisione, ha proposto ricorso per Cassazione, tentando di smontare l’impianto accusatorio su diversi fronti. La difesa ha contestato la sussistenza stessa del reato, con particolare riferimento all’elemento psicologico, e ha sollevato questioni relative alla corretta qualificazione giuridica del fatto e al mancato riconoscimento di benefici di legge.

L’Analisi della Corte sul ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione, con una motivazione sintetica ma incisiva, ha respinto tutte le doglianze del ricorrente, dichiarando il ricorso totalmente inammissibile. Vediamo nel dettaglio i punti salienti della decisione.

La Manifesta Infondatezza dei Motivi

Il nucleo della decisione risiede nella valutazione dei motivi come ‘manifestamente infondati’. La Corte ha ritenuto che le argomentazioni difensive non fossero idonee a scalfire la solidità della sentenza impugnata. In particolare, per quanto riguarda l’integrazione del reato di evasione e la sussistenza dell’elemento psicologico (il dolo), i giudici di legittimità hanno evidenziato come la Corte d’Appello avesse fornito una motivazione ‘logica, coerente e puntuale’.

Il Rigetto delle Altre Istanze Difensive

La difesa aveva tentato anche di inquadrare la condotta in una fattispecie meno grave, richiamando l’articolo 276 del codice di procedura penale. Anche su questo punto, la Cassazione ha bollato la censura come ‘generica’ e ‘apertamente smentita dal corretto argomentare’ del giudice di secondo grado. Ugualmente, sono state respinte le richieste di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) e delle circostanze attenuanti generiche, poiché la Corte territoriale aveva motivato in modo logico e coerente anche il diniego di tali benefici.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Suprema Corte si fonda su un principio cardine del suo ruolo: quello di giudice della legittimità, non del merito. La Cassazione non può riesaminare i fatti e sostituire la propria valutazione a quella dei giudici dei gradi precedenti. Il suo compito è verificare che la decisione impugnata sia immune da vizi logici e violazioni di legge. In questo caso, l’ordinanza ha stabilito che la sentenza della Corte d’Appello era ben costruita, con argomentazioni solide e coerenti su ogni punto sollevato dalla difesa. Di conseguenza, il ricorso si è rivelato un mero tentativo di ottenere una nuova valutazione dei fatti, estranea alle competenze della Cassazione.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta due conseguenze dirette per il ricorrente. La prima è che la sentenza di condanna diventa definitiva e irrevocabile. La seconda, di natura economica, è la condanna al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. Questa decisione ribadisce un importante monito per la difesa: un ricorso per Cassazione deve basarsi su critiche giuridiche precise e fondate contro la sentenza impugnata, e non su un generico dissenso. In assenza di tali requisiti, l’esito più probabile è un ricorso inammissibile, con aggravio di spese per l’imputato.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati sono stati ritenuti dalla Corte di Cassazione manifestamente infondati. La motivazione della Corte d’appello è stata giudicata logica, coerente e puntuale su tutti i punti contestati.

Quali erano i punti principali contestati dal ricorrente?
Il ricorrente contestava la sussistenza dell’elemento psicologico del reato di evasione (art. 385 c.p.), la corretta qualificazione giuridica del fatto (in relazione all’art. 276 c.p.p.), il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) e delle circostanze attenuanti generiche.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente a seguito della decisione?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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