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Ricorso inammissibile: evasione e genericità dei motivi

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per il reato di evasione. I motivi del ricorso sono stati ritenuti manifestamente infondati e generici, sia riguardo la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, sia in merito alle censure sul trattamento sanzionatorio. La decisione sottolinea la necessità di presentare motivi di impugnazione specifici e non meramente ripetitivi.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Genericità dei Motivi Conferma la Condanna

Un ricorso inammissibile rappresenta uno degli esiti più netti nel processo penale, segnalando che l’impugnazione non può neppure essere discussa nel merito. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di come la manifesta infondatezza e la genericità dei motivi proposti portino non solo al rigetto, ma a una declaratoria di inammissibilità, con conseguente condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria. Analizziamo il caso relativo a una condanna per il reato di evasione.

I Fatti del Processo

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un individuo per il reato di evasione, ai sensi dell’art. 385 del codice penale, emessa dalla Corte d’appello. Non accettando la decisione, l’imputato ha presentato ricorso per Cassazione, affidando la sua difesa a tre distinti motivi. In primo luogo, contestava il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (ex art. 131-bis c.p.). In secondo e terzo luogo, muoveva censure relative al trattamento sanzionatorio, lamentando il mancato riconoscimento di attenuanti e la mancata disapplicazione della recidiva.

L’Analisi della Corte e il Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha esaminato i motivi del ricorso, giungendo a una conclusione perentoria: l’impugnazione è inammissibile. La valutazione dei giudici si è concentrata sulla qualità degli argomenti presentati dal ricorrente, ritenuti del tutto inadeguati a scalfire la logicità e coerenza della sentenza impugnata.

La Mancata Applicazione della Particolare Tenuità del Fatto

Con riferimento al primo motivo, la Cassazione ha evidenziato come la Corte d’appello avesse già fornito una motivazione logica, coerente e puntuale sul perché non fosse applicabile l’art. 131-bis c.p. I giudici di merito avevano spiegato in modo esauriente le ragioni per cui la condotta non poteva essere derubricata a una mera violazione di prescrizioni e perché non presentasse i requisiti della particolare tenuità. Il motivo di ricorso, pertanto, si è rivelato una sterile riproposizione di argomenti già vagliati e respinti, senza introdurre elementi di critica specifici contro la razionalità della decisione d’appello.

Le Censure sul Trattamento Sanzionatorio e la Genericità del Ricorso

Anche i motivi relativi alla pena sono stati giudicati inammissibili. La Corte ha osservato che la sentenza d’appello aveva motivato in modo congruo anche su questo punto. Soprattutto, l’impugnazione è stata considerata generica perché il ricorrente non ha indicato quali elementi positivi, eventualmente trascurati dal giudice di merito, avrebbero potuto giustificare il riconoscimento delle attenuanti o la disapplicazione della recidiva. Un ricorso efficace deve specificare cosa il giudice precedente ha omesso di valutare, non limitarsi a una lamentela astratta.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione centrale dell’ordinanza risiede nel principio fondamentale secondo cui il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito, ma un controllo sulla legittimità e logicità della decisione impugnata. Per questo, i motivi devono essere specifici e criticare puntualmente le argomentazioni della sentenza precedente. In questo caso, il ricorso è stato giudicato come un tentativo di ottenere una nuova valutazione dei fatti, mascherato da censure di legittimità. La Corte ha ritenuto le argomentazioni del ricorrente manifestamente infondate, in quanto non in grado di evidenziare vizi logici o giuridici nella decisione della Corte d’appello, e generiche, perché prive di elementi concreti a supporto delle richieste.

Conclusioni

La declaratoria di ricorso inammissibile ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia ribadisce una lezione fondamentale per ogni operatore del diritto: un’impugnazione, per avere speranza di successo, deve essere costruita su critiche precise, pertinenti e supportate da elementi concreti. La semplice riproposizione di tesi già respinte o la formulazione di lamentele generiche non solo non porta alla riforma della sentenza, ma espone a conseguenze economiche negative, sancendo la definitività della condanna.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati sono stati ritenuti manifestamente infondati e generici. Non erano in grado di contestare efficacemente la logicità e la coerenza della motivazione della sentenza d’appello.

Quali erano i principali argomenti del ricorrente?
Il ricorrente chiedeva il riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) e contestava il trattamento sanzionatorio, auspicando il riconoscimento di attenuanti e la disapplicazione della recidiva.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Comporta che la sentenza di condanna diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e a versare una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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