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Ricorso inammissibile: evasione e dolo generico

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per il reato di evasione (art. 385 c.p.). L’ordinanza sottolinea come i motivi del ricorso fossero generici, ripetitivi e manifestamente infondati. Viene ribadito che per il reato di evasione è sufficiente il dolo generico, ossia la consapevolezza di essere sottoposti a una misura restrittiva e la volontà di violarla. La Corte ha ritenuto corrette le valutazioni dei giudici di merito riguardo alla mancata concessione di attenuanti e alla gestione della recidiva, rendendo il ricorso inammissibile.

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Pubblicato il 20 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Cassazione e i limiti dell’impugnazione

Con l’ordinanza n. 21227/2024, la Corte di Cassazione ha affrontato un caso di evasione, fornendo importanti chiarimenti sui requisiti dei motivi di ricorso. La decisione evidenzia come la genericità e la ripetitività delle doglianze portino inevitabilmente a una dichiarazione di ricorso inammissibile, confermando la condanna e le valutazioni del giudice di merito. Analizziamo nel dettaglio la pronuncia.

I fatti del processo

Un soggetto, condannato in Corte d’Appello per il reato di evasione previsto dall’art. 385 del codice penale, ha proposto ricorso per cassazione basandosi su cinque distinti motivi. Le censure riguardavano vari aspetti della sentenza di secondo grado, tra cui la sussistenza dell’elemento psicologico del reato, il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), la mancata concessione delle attenuanti generiche, il diniego di un’attenuante specifica e, infine, la gestione della recidiva con conseguente eccessività della pena.

La decisione della Corte di Cassazione e il ricorso inammissibile

La Suprema Corte ha esaminato ciascun motivo, giungendo a una conclusione netta: il ricorso è inammissibile. La decisione si fonda sulla manifesta infondatezza e sulla mancanza di specificità delle argomentazioni difensive, che non si sono confrontate adeguatamente con la solida motivazione della sentenza impugnata. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Le motivazioni della Corte

La Corte ha smontato punto per punto i motivi di ricorso, offrendo una lezione sulla corretta formulazione delle impugnazioni in sede di legittimità.

1. L’elemento psicologico nell’evasione: Il primo motivo, relativo alla sussistenza del dolo, è stato giudicato manifestamente infondato. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: per il reato di evasione è sufficiente il dolo generico. Questo consiste semplicemente nella consapevolezza di trovarsi in uno stato restrittivo della libertà personale e nella volontà di trasgredire le prescrizioni imposte. Non è richiesto alcun fine specifico.

2. La tenuità del fatto: Il secondo motivo, riguardante l’art. 131-bis c.p., è stato liquidato come meramente riproduttivo di censure già esaminate e respinte con argomenti corretti dal giudice di merito. Un ricorso in Cassazione non può limitarsi a riproporre le stesse questioni senza criticare specificamente la logica della decisione impugnata.

3. Attenuanti generiche e trattamento sanzionatorio: Anche la doglianza sulla mancata concessione delle attenuanti generiche è stata ritenuta priva di specificità. Il ricorrente non si è confrontato con la puntuale esposizione dei criteri adottati dai giudici di merito per giustificare la loro decisione, rendendo il motivo astratto e generico.

4. L’attenuante specifica dell’art. 385 c.p.: Il quarto motivo è stato dichiarato non consentito in sede di legittimità. La Corte d’Appello aveva già negato l’attenuante con una motivazione congrua e basata su un adeguato esame delle deduzioni difensive. La Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella, ben motivata, del giudice di merito.

5. Recidiva e eccessività della pena: Infine, l’ultimo motivo è stato anch’esso giudicato privo di specificità, in quanto non ha affrontato le ragioni specifiche per cui i giudici di merito avevano deciso di non disapplicare la recidiva.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito per la redazione dei ricorsi in Cassazione. Non è sufficiente elencare una serie di lamentele; è necessario che ogni motivo di ricorso si confronti in modo puntuale e critico con la motivazione della sentenza che si intende impugnare. In assenza di una critica specifica, logica e pertinente, che metta in luce vizi di legge o difetti manifesti di motivazione, il risultato non può che essere una dichiarazione di ricorso inammissibile. La decisione ribadisce la funzione della Corte di Cassazione come giudice della legittimità e non come un terzo grado di giudizio sul fatto.

Cosa si intende per dolo generico nel reato di evasione?
Per la configurazione del reato di evasione è sufficiente il dolo generico, che consiste nella consapevolezza del soggetto di trovarsi in uno stato restrittivo e nella volontà di trasgredire le prescrizioni imposte da tale stato, senza che sia necessario un fine ulteriore.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano manifestamente infondati, meramente riproduttivi di argomenti già respinti in appello, o privi di specificità, in quanto non si confrontavano criticamente con la puntuale motivazione della sentenza impugnata.

È possibile riproporre in Cassazione gli stessi argomenti già respinti in Appello?
No, non è sufficiente. Un motivo di ricorso che si limita a riproporre le stesse censure già esaminate e disattese dal giudice di merito, senza una critica specifica e argomentata della decisione impugnata, viene considerato ‘meramente riproduttivo’ e, di conseguenza, inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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