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Ricorso inammissibile e ricettazione: la Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da due individui condannati per ricettazione. L’appello è stato ritenuto generico e meramente riproduttivo di argomentazioni già respinte nei gradi di giudizio precedenti. La Corte ha confermato la decisione impugnata, che aveva correttamente negato le attenuanti per il valore considerevole dei beni e motivato adeguatamente la pena in base alla gravità del fatto e alla personalità degli imputati.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile per Genericità nel Reato di Ricettazione

Quando si impugna una sentenza, non è sufficiente esprimere un generico dissenso. È necessario formulare critiche specifiche e pertinenti. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ha ribadito questo principio fondamentale, dichiarando un ricorso inammissibile perché i motivi presentati erano una semplice riproposizione di censure già esaminate e respinte. Analizziamo questa ordinanza per comprendere meglio i requisiti di un ricorso efficace e le valutazioni della Corte in materia di ricettazione.

I Fatti del Caso

Due soggetti, condannati in Appello per il reato di ricettazione, hanno presentato ricorso per Cassazione. Le loro doglianze si basavano su diversi punti:

1. Genericità della prova: Uno dei ricorrenti sosteneva che non vi fosse prova sufficiente della sua partecipazione al furto presupposto al reato di ricettazione.
2. Mancata concessione di attenuanti: Entrambi contestavano il rifiuto dei giudici di merito di applicare l’attenuante del danno patrimoniale di speciale tenuità (prevista dall’art. 62, n. 4 c.p.), che avrebbe potuto portare a una qualificazione del fatto come ricettazione lieve.
3. Valutazione della condotta: Si contestava la valutazione del comportamento di uno dei concorrenti nel reato.
4. Applicazione della recidiva e quantificazione della pena: Infine, venivano criticate l’applicazione della recidiva a uno degli imputati e l’entità complessiva della sanzione, ritenuta eccessiva.

La Decisione della Corte sul ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile nella sua interezza. Questa decisione non entra nel merito delle questioni sollevate, ma si ferma a un livello preliminare, stabilendo che l’appello non possedeva i requisiti minimi per essere esaminato. La Corte ha condannato i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, a causa della loro colpa nel determinare la causa di inammissibilità.

Le Motivazioni della Sentenza

La Suprema Corte ha analizzato punto per punto i motivi del ricorso, smontandoli sulla base di principi procedurali e sostanziali consolidati.

Il primo motivo è stato giudicato privo di specificità. I giudici hanno sottolineato che non basta riproporre le stesse argomentazioni già vagliate e respinte nei precedenti gradi di giudizio. Un ricorso in Cassazione deve contenere una critica mirata alla logica giuridica della sentenza impugnata, non una semplice riedizione di difese già ritenute infondate.

Per quanto riguarda la mancata concessione delle attenuanti, la Corte ha ritenuto che la decisione dei giudici di merito fosse basata su una congrua motivazione. L’esclusione dell’attenuante era stata giustificata dalla “somma considerevole” del valore dei beni ricettati. Questa valutazione, essendo logica e ben argomentata, non è sindacabile in sede di legittimità.

Anche gli altri motivi sono stati respinti. La Corte ha confermato che la sentenza d’appello aveva motivato adeguatamente sia sulla condotta decettiva di uno dei concorrenti, sia sull’applicazione della recidiva, sia sull’entità della pena. La sanzione era stata infatti commisurata alla gravità del fatto e alla “negativa personalità dei ricorrenti”, senza incorrere in vizi logici.

Conclusioni

Questa ordinanza offre due importanti lezioni pratiche. La prima riguarda la tecnica di redazione dei ricorsi: un ricorso inammissibile è spesso il risultato di una difesa che non si confronta criticamente con le ragioni della decisione impugnata, ma si limita a ripeterle. Per avere successo, un’impugnazione deve individuare e contestare specifici errori di diritto o vizi di motivazione presenti nella sentenza.

La seconda lezione è di natura sostanziale e riguarda il reato di ricettazione. La Corte ribadisce che la valutazione sulla concessione di attenuanti, come quella del danno lieve, è una prerogativa del giudice di merito. Se tale valutazione è supportata da una motivazione logica e coerente, come il riferimento al valore non trascurabile dei beni, essa diviene difficilmente contestabile in Cassazione. La decisione finale sulla pena, inoltre, tiene conto non solo del fatto oggettivo ma anche della personalità dell’imputato, inclusi i suoi precedenti penali.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile se è generico e si limita a riproporre le stesse argomentazioni già valutate e respinte nei gradi di giudizio precedenti, senza muovere una critica specifica e puntuale alla logica giuridica della sentenza che si sta impugnando.

Quando può essere negata l’attenuante del danno di lieve entità nel reato di ricettazione?
Secondo questa ordinanza, l’attenuante può essere negata quando il valore economico dei beni oggetto del reato è considerato ‘considerevole’. Se il giudice fornisce una motivazione logica per questa valutazione, la sua decisione è legittima.

Quali fattori vengono considerati per determinare l’entità della pena?
La Corte ha confermato che la pena viene determinata non solo sulla base della gravità oggettiva del fatto (come il valore dei beni), ma anche tenendo conto della ‘personalità negativa’ dei colpevoli, che può includere la loro condotta durante il reato e la presenza di precedenti penali (recidiva).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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