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Ricorso inammissibile e prescrizione: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8764/2025, ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da due imputati condannati per furto aggravato. La Corte ha stabilito che la prescrizione, maturata dopo la sentenza d’appello, non può essere dichiarata a causa dell’inammissibilità del ricorso, che impedisce al giudice di esaminare il merito della causa.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Prescrizione Non Può Essere Dichiarata

L’ordinanza n. 8764/2025 della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sul rapporto tra un ricorso inammissibile e la prescrizione del reato. Quando un appello è viziato da difetti procedurali tali da non poter essere esaminato nel merito, quali sono le conseguenze per l’imputato, specialmente se il tempo per la prescrizione matura dopo la sentenza di secondo grado? La Suprema Corte ribadisce un principio fondamentale: un ricorso inammissibile non instaura validamente il giudizio di legittimità, impedendo al giudice di rilevare cause di non punibilità come la prescrizione.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna per furto aggravato emessa in primo grado e successivamente confermata dalla Corte d’Appello di Firenze. Due imputati, ritenuti colpevoli del reato, decidevano di contestare la sentenza di secondo grado presentando, tramite il loro difensore, un ricorso alla Corte di Cassazione.

I Motivi del Ricorso

Gli imputati basavano il loro ricorso su due principali motivi:
1. L’intervenuta prescrizione del reato: sostenevano che il tempo massimo previsto dalla legge per perseguire il reato fosse ormai trascorso.
2. Una rivalutazione delle prove: chiedevano implicitamente alla Corte di Cassazione di riesaminare i fatti e le prove del processo, contestando la ricostruzione operata dai giudici di merito.

La Decisione della Cassazione e il Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile, respingendo entrambi i motivi. Questa decisione non entra nel merito della colpevolezza degli imputati, ma si concentra esclusivamente sulla correttezza formale e sostanziale dell’atto di impugnazione.

Le Motivazioni

La Corte ha fornito una chiara spiegazione per la sua decisione, basata su principi consolidati della procedura penale.

Inammissibilità e Prescrizione: un legame indissolubile

Il primo motivo è stato giudicato manifestamente infondato. La Corte ha calcolato che, tenendo conto della recidiva contestata agli imputati, il termine massimo di prescrizione (nove anni) non era ancora scaduto al momento della sentenza d’appello (10 ottobre 2023), ma sarebbe maturato solo il 24 gennaio 2024.

Qui emerge il principio chiave: secondo l’orientamento costante delle Sezioni Unite, l’inammissibilità del ricorso preclude la possibilità di dichiarare la prescrizione maturata successivamente alla sentenza impugnata. Un ricorso inammissibile, infatti, non costituisce un valido avvio della fase processuale. Di conseguenza, il giudice dell’impugnazione non viene investito del potere di cognizione sul merito del processo e non può rilevare eventuali cause di non punibilità sopravvenute, come previsto dall’art. 129 del codice di procedura penale.

I Limiti del Giudizio di Cassazione

Anche il secondo motivo è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha ribadito che il suo ruolo è quello di giudice di legittimità, non di merito. Ciò significa che non può riesaminare i fatti o rivalutare le prove, un compito che spetta esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado. Un ricorso in Cassazione è ammissibile solo se denuncia vizi di legge, come l’errata applicazione di una norma giuridica o difetti logici macroscopici e palesi nella motivazione della sentenza, e non quando mira a ottenere una nuova e diversa lettura del materiale probatorio.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce due concetti fondamentali per chiunque si approcci al processo penale. In primo luogo, la proposizione di un ricorso in Cassazione richiede un’estrema attenzione ai requisiti formali e sostanziali, poiché un ricorso inammissibile non solo viene respinto, ma cristallizza la situazione giuridica esistente al momento della sentenza impugnata, impedendo di beneficiare di eventi favorevoli come la prescrizione. In secondo luogo, la Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove ridiscutere i fatti, ma il custode della corretta applicazione della legge. La decisione comporta per i ricorrenti la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, confermando in via definitiva la loro colpevolezza.

Quando un ricorso in Cassazione è considerato inammissibile?
Secondo l’ordinanza, un ricorso è inammissibile quando i motivi sono manifestamente infondati o quando si chiede alla Corte una rivalutazione delle prove e dei fatti, compito che non le spetta.

Un ricorso inammissibile impedisce di far valere la prescrizione del reato?
Sì, se la prescrizione matura in un momento successivo alla data della sentenza impugnata. L’inammissibilità del ricorso impedisce al giudice di Cassazione di dichiarare le cause di non punibilità sopravvenute.

Cosa succede se si propone un ricorso inammissibile?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile, la sentenza di condanna diventa definitiva e i ricorrenti vengono condannati al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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