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Ricorso inammissibile e motivazioni non contestate

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile in un caso di bancarotta fraudolenta. L’imputato non ha contestato una motivazione supplementare della Corte d’Appello, rendendo il ricorso inefficace e confermando la sentenza di condanna.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Critica Parziale Condanna l’Appello

Nel complesso mondo della procedura penale, l’esito di un processo può dipendere da dettagli apparentemente secondari. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: per evitare una declaratoria di ricorso inammissibile, è necessario contestare in modo specifico e completo ogni singola argomentazione posta a fondamento della decisione impugnata. Analizziamo come una motivazione supplementare, non criticata dalla difesa, abbia reso vana l’intera impugnazione in un caso di bancarotta fraudolenta.

I Fatti del Processo: Un Lungo Itinerario Giudiziario

La vicenda processuale riguarda un liquidatore di una società a responsabilità limitata, dichiarata fallita nel 2014. L’imputato era stato condannato in primo grado dal Tribunale di Busto Arsizio nel 2019 per bancarotta fraudolenta documentale. L’accusa era di aver sottratto o omesso di tenere le scritture contabili, impedendo così la ricostruzione del patrimonio sociale a danno dei creditori.

La sentenza di condanna a tre anni di reclusione era stata confermata dalla Corte d’Appello di Milano nel 2021. Tuttavia, la difesa aveva proposto un primo ricorso per Cassazione, che era stato accolto nel 2023. La Suprema Corte aveva annullato la sentenza d’appello per un vizio di motivazione e rinviato il caso a un’altra sezione della stessa Corte d’Appello per un nuovo giudizio.

Nel marzo 2024, la Corte d’Appello, in sede di rinvio, ha nuovamente confermato la condanna di primo grado. Contro questa nuova decisione, la difesa ha proposto l’odierno ricorso per Cassazione.

I Motivi del Ricorso: La Presunta Violazione del Giudicato

Il ricorrente sosteneva che il giudice del rinvio non si fosse adeguato ai principi di diritto stabiliti dalla Cassazione nella precedente sentenza di annullamento. Secondo la difesa, la Suprema Corte aveva censurato la motivazione della prima sentenza d’appello, evidenziando carenze probatorie e la necessità di un’analisi più approfondita sull’elemento soggettivo del reato (il dolo). Invece, a dire del ricorrente, il giudice del rinvio aveva semplicemente riproposto il medesimo percorso logico, violando così l’articolo 627 del codice di procedura penale.

La Decisione della Cassazione e il ricorso inammissibile

Nonostante le argomentazioni della difesa, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione non entra nel merito delle censure mosse dal ricorrente, ma si ferma a un profilo preliminare e dirimente: la mancanza di specificità del ricorso stesso. Questo vizio procedurale ha impedito alla Corte di esaminare le questioni sollevate.

Le Motivazioni: La ‘Ratio Decidendi’ Supplementare non Contestata

Il cuore della decisione risiede in un passaggio cruciale della sentenza d’appello emessa in sede di rinvio. Il giudice non si era limitato a confermare la vecchia argomentazione, ma aveva aggiunto una motivazione supplementare, quasi in via subordinata. Aveva infatti affermato che, anche se fosse stato necessario dimostrare un dolo più specifico rispetto a quello generico, la consapevolezza dell’imputato era palese. Tale consapevolezza derivava dal fatto che egli svolgeva ‘pressoché professionalmente la funzione di rappresentante legale-testa di legno’. Questa attività, secondo la Corte d’Appello, avrebbe inevitabilmente favorito iniziative irregolari e difficilmente ricostruibili, integrando così l’elemento soggettivo richiesto dalla norma.

La Corte di Cassazione ha osservato che il ricorso della difesa non aveva mosso alcuna critica specifica contro questa autonoma ratio decidendi. Di conseguenza, questa argomentazione, anche da sola, era sufficiente a sorreggere la sentenza di condanna. Poiché non è stata contestata, essa è rimasta ‘ferma’ e ha reso superfluo l’esame delle altre censure, determinando l’inammissibilità dell’intero ricorso.

Conclusioni: L’Importanza della Specificità nel Ricorso per Cassazione

Questa pronuncia offre una lezione fondamentale sulla tecnica di redazione dei ricorsi per Cassazione. Non è sufficiente attaccare una parte della motivazione della sentenza impugnata; è indispensabile smontare, pezzo per pezzo, ogni singola argomentazione che, autonomamente, sia in grado di giustificare la decisione. L’omissione di una critica su una ragione di ‘riserva’, come quella introdotta dal giudice del rinvio, può rivelarsi fatale. La sentenza impugnata resta in piedi, la condanna diventa definitiva e il ricorso inammissibile, con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per mancanza di specificità, in quanto il ricorrente non ha criticato tutte le ragioni, in particolare una motivazione aggiuntiva e autonoma, su cui si fondava la sentenza della Corte d’Appello.

Qual era la motivazione aggiuntiva che il ricorrente non ha contestato?
La Corte d’Appello aveva aggiunto che, anche a voler considerare un dolo più specifico, la consapevolezza dell’imputato di favorire attività illecite era evidente dal suo ruolo di ‘rappresentante legale-testa di legno’ svolto in modo quasi professionale.

Cosa succede quando un ricorso viene dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
La sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, come previsto dal codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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