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Ricorso inammissibile e motivazione implicita

Due imputati ricorrono in Cassazione contro la sentenza della Corte d’Appello che, pur riducendo la pena, non aveva concesso le attenuanti generiche. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile, stabilendo che la notevole riduzione della pena costituisce una motivazione implicita e sufficiente al rigetto delle attenuanti, rendendo il ricorso manifestamente infondato.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e la Motivazione Implicita

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione sulla disciplina del ricorso inammissibile e sul concetto di motivazione implicita da parte del giudice di merito. La Corte di Cassazione ha affrontato il caso di due imputati che, pur avendo ottenuto una riduzione della pena in appello, lamentavano la mancata concessione delle attenuanti generiche. Vediamo come la Suprema Corte ha risolto la questione.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da una condanna emessa dal Tribunale di Prato. Successivamente, la Corte di Appello di Firenze, con sentenza del 19 gennaio 2024, ha parzialmente riformato la decisione di primo grado, rideterminando la pena inflitta a due imputati da 3 anni e 3 mesi a 2 anni e 2 mesi di reclusione ciascuno. Nonostante la sensibile riduzione, gli imputati hanno deciso di presentare ricorsi separati in Cassazione.

I Motivi del Ricorso

Gli imputati hanno basato i loro ricorsi su argomentazioni distinte ma con un punto in comune:

* Un ricorrente ha sollevato un unico motivo, contestando il vizio di motivazione e l’erronea applicazione della legge riguardo alla mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche e alla quantificazione della pena.
* L’altro ricorrente ha articolato due motivi: il primo riguardava il diniego del beneficio della sospensione condizionale della pena, mentre il secondo, analogamente al primo, si concentrava sulla mancata concessione delle attenuanti generiche.

In sostanza, entrambi ritenevano che la Corte d’Appello non avesse adeguatamente giustificato le sue decisioni su questi specifici punti.

La Decisione della Corte e il Principio del Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili. Questa decisione si fonda sul principio che un ricorso è inammissibile quando è manifestamente infondato, ovvero quando le censure sollevate sono palesemente prive di pregio giuridico. La Corte ha ritenuto che, nel caso di specie, le motivazioni della Corte territoriale, sebbene non esplicite su ogni singolo punto, fossero chiaramente desumibili dalla decisione nel suo complesso.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha spiegato in dettaglio perché i ricorsi fossero da considerarsi manifestamente infondati. Per quanto riguarda la doglianza comune sulla mancata concessione delle attenuanti generiche, i giudici hanno stabilito un principio chiave: la Corte d’Appello aveva implicitamente motivato il suo diniego. Com’è possibile? La risposta risiede nella rilevante mitigazione della pena già operata. Riconducendo la pena a un livello definito di “piena equità”, i giudici di secondo grado hanno, di fatto, già tenuto conto di tutti gli elementi a favore degli imputati, rendendo superflua un’ulteriore riduzione tramite le attenuanti generiche. In altre parole, la consistente riduzione della pena assorbe e soddisfa la richiesta di una valutazione benevola.

Per quanto riguarda il motivo specifico relativo alla sospensione condizionale della pena, la Cassazione ha osservato che la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione esente da vizi logici o giuridici per escludere tale beneficio, poiché non ne ricorrevano le condizioni di legge.

Le Conclusioni

La pronuncia si conclude con la declaratoria di inammissibilità e la conseguente condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000,00 euro ciascuno a favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale quando il ricorso è proposto senza che vi sia colpa nella determinazione della causa di inammissibilità. La decisione finale sottolinea un principio fondamentale: non è sempre necessaria una motivazione esplicita e puntuale su ogni singola richiesta della difesa se la logica della decisione è chiaramente desumibile dal complesso della sentenza, come nel caso di una significativa riduzione della pena che già dimostra una valutazione complessivamente favorevole all’imputato.

Quando un ricorso può essere dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando risulta manifestamente infondato, ossia quando i motivi presentati sono palesemente privi di fondamento logico o giuridico. In questo caso, i ricorsi sono stati ritenuti tali perché le decisioni della Corte territoriale erano state adeguatamente motivate, seppur implicitamente.

La mancata concessione delle attenuanti generiche può essere giustificata da una motivazione implicita?
Sì. Secondo la Corte, quando il giudice di merito opera una rilevante mitigazione della pena, riconducendola a un livello di equità, questa azione costituisce una motivazione implicita sufficiente a giustificare il diniego delle circostanze attenuanti generiche, in quanto la valutazione benevola è già contenuta nella riduzione della sanzione.

Quali sono le conseguenze economiche della dichiarazione di inammissibilità di un ricorso?
A seguito della declaratoria di inammissibilità, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una somma equitativamente fissata, in questo caso 3.000,00 euro ciascuno, da versare alla Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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