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Ricorso inammissibile e giudicato: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di due imputati condannati per tentato furto aggravato. La sentenza chiarisce che un ricorso inammissibile forma un “giudicato sostanziale” che impedisce di applicare le nuove norme sulla procedibilità a querela introdotte dalla Riforma Cartabia, anche se richieste dal Procuratore Generale. La condanna diventa quindi definitiva.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile e Giudicato Sostanziale: la Riforma Cartabia Non Salva la Condanna

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 12187/2024, affronta un tema cruciale del diritto processuale penale: gli effetti di un ricorso inammissibile di fronte a una modifica legislativa favorevole all’imputato. Il caso riguarda due persone condannate per tentato furto aggravato, il cui destino processuale si è deciso non sulla base della Riforma Cartabia, ma su un principio consolidato: l’inammissibilità del ricorso preclude l’esame del merito e cristallizza la condanna.

I Fatti del Processo

Due soggetti venivano condannati in primo e secondo grado per tentato furto in concorso, aggravato dalla violenza sulle cose. La vicenda processuale era già complessa, essendo arrivata in Corte d’Appello a seguito di un precedente annullamento con rinvio da parte della stessa Corte di Cassazione.

La Corte d’Appello, nel nuovo giudizio, escludeva una delle aggravanti contestate ma confermava la condanna, riducendo la pena a sei mesi di reclusione e 150 euro di multa per ciascun imputato. Contro questa decisione, gli imputati proponevano nuovamente ricorso per Cassazione, sostenendo due motivi principali:

1. Mancanza della querela: Una volta esclusa l’aggravante, il reato sarebbe dovuto diventare procedibile solo a querela di parte. Poiché la querela non era mai stata presentata, il giudice avrebbe dovuto dichiarare l’improcedibilità.
2. Vizio di motivazione: Contestavano la ricostruzione dei fatti e la valutazione delle prove a loro carico.

Inaspettatamente, anche il Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione chiedeva l’annullamento della sentenza, proprio per la mancanza di querela, in virtù delle modifiche introdotte dalla Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022), che ha ampliato i casi di reati procedibili a querela.

La Decisione della Cassazione: Il Muro del Ricorso Inammissibile

Nonostante la richiesta favorevole del Procuratore Generale, la Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi degli imputati inammissibili, confermando la loro condanna. La Corte ha basato la sua decisione su un principio fondamentale, già sancito dalle Sezioni Unite nella celebre sentenza “Salatino” del 2018.

Il Principio del “Giudicato Sostanziale”

La Corte ha stabilito che un ricorso inammissibile non consente al giudice di esaminare il merito della causa. L’inammissibilità agisce come una barriera che impedisce di valutare qualsiasi questione, inclusa la sopravvenuta modifica del regime di procedibilità. In pratica, quando un ricorso è viziato in origine (perché generico, manifestamente infondato o presentato fuori termine), si forma un “giudicato sostanziale”. La sentenza impugnata diventa definitiva dal punto di vista del suo contenuto, precludendo l’applicazione di nuove norme più favorevoli, a meno che non si tratti di abolitio criminis, cioè la cancellazione totale del reato dall’ordinamento.

La Differenza con la Remissione di Querela

La Corte ha anche chiarito la distinzione tra “mancanza sopravvenuta” di querela (come in questo caso, a seguito di una riforma) e “remissione” di una querela già presentata. Mentre la remissione è un atto di volontà della persona offesa che estingue il reato e può essere rilevata fino alla condanna irrevocabile, la mancanza di una condizione di procedibilità dovuta a un cambio normativo non ha la stessa forza e non può superare l’ostacolo di un ricorso inammissibile.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Cassazione è rigorosamente processuale. I ricorsi sono stati giudicati “aspecifici”, cioè incapaci di confrontarsi efficacemente con le argomentazioni della sentenza impugnata. Questa genericità ha reso i ricorsi inammissibili fin dal principio.

Di conseguenza, la Corte ha affermato che la richiesta del Procuratore Generale, seppur basata sulla recente Riforma Cartabia, non poteva essere accolta. La formazione del giudicato sostanziale, causata dall’inammissibilità, ha cristallizzato la situazione giuridica al momento della presentazione del ricorso viziato. La sopravvenuta procedibilità a querela non è assimilabile a un’abolizione del reato e, pertanto, non può essere rilevata in presenza di un’impugnazione invalida.

Inoltre, la Corte ha notato che, nel caso specifico, era comunque rimasta l’aggravante della violenza sulle cose (art. 625, n. 2, c.p.), che, anche dopo la Riforma Cartabia, non rientra tra le ipotesi per cui è richiesta la querela, rendendo la discussione sulla sua necessità ancora meno pertinente.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio di certezza del diritto: le regole processuali devono essere rispettate con rigore. Un ricorso inammissibile non è un mero errore formale, ma un vizio che preclude ogni ulteriore discussione. Questa pronuncia serve da monito sulla necessità di redigere impugnazioni specifiche e ben motivate. Dimostra che le riforme legislative, anche se favorevoli, non possono sanare vizi processuali originari che hanno già determinato la definitività sostanziale di una condanna. La condanna per i due imputati è quindi diventata definitiva, con l’obbligo di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria.

Cosa succede se la legge cambia a favore di un imputato dopo la presentazione del ricorso in Cassazione?
Se il ricorso presentato è valido, il giudice deve applicare la nuova legge più favorevole. Tuttavia, se il ricorso viene dichiarato inammissibile, la nuova legge non può essere applicata perché la sentenza impugnata si considera già sostanzialmente definitiva, a meno che la nuova legge non abolisca completamente il reato.

Perché un ricorso inammissibile impedisce di applicare una nuova norma sulla procedibilità a querela?
Perché la dichiarazione di inammissibilità del ricorso forma il cosiddetto “giudicato sostanziale”, cristallizzando la decisione e impedendo al giudice di esaminare il merito della questione. La sopravvenuta necessità della querela non è considerata una causa di abolizione del reato (abolitio criminis), l’unica eccezione che può superare il giudicato.

Qual è la differenza tra la “mancanza” di querela dovuta a una riforma e la “remissione” di una querela?
La remissione è un atto volontario della persona offesa che decide di ritirare una querela già presentata, ed è una causa di estinzione del reato che prevale sull’inammissibilità del ricorso. La “mancanza” sopravvenuta di querela a seguito di una modifica legislativa è una condizione di procedibilità che, secondo la Cassazione, non ha la stessa forza e non può essere fatta valere se il ricorso è inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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