LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile e discrezionalità del giudice

La Corte di Cassazione, con ordinanza del 26 marzo 2025, ha dichiarato un ricorso inammissibile, confermando la sentenza di secondo grado. Il caso verteva sulla determinazione della pena, ambito in cui il giudice di merito gode di ampia discrezionalità. La Corte ha stabilito che la valutazione del giudice, se adeguatamente motivata e conforme agli artt. 132 e 133 c.p., non è sindacabile in sede di legittimità, rendendo il ricorso su questo punto inammissibile e condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 30 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Discrezionalità del Giudice non si Discute

Il concetto di ricorso inammissibile rappresenta uno snodo cruciale nel diritto processuale penale, segnando il confine tra le questioni che possono essere riesaminate in sede di legittimità e quelle che appartengono insindacabilmente alla valutazione del giudice di merito. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di questo principio, ribadendo che la determinazione della pena, se correttamente motivata, rientra nella piena discrezionalità del giudice e non può essere oggetto di un fruttuoso ricorso in Cassazione. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Un imputato, a seguito di una condanna confermata dalla Corte d’Appello di Bari, ha proposto ricorso per Cassazione. L’oggetto della doglianza non riguardava la sussistenza del reato, ma si concentrava esclusivamente sulla quantificazione della pena. Secondo il ricorrente, i giudici dei gradi precedenti non avevano valutato correttamente le circostanze aggravanti e attenuanti, arrivando a una pena base ritenuta eccessiva. La difesa ha quindi chiesto alla Suprema Corte di rivedere questo aspetto della sentenza.

La Decisione della Corte: il Principio del Ricorso Inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con l’ordinanza del 26 marzo 2025, ha rigettato la richiesta, dichiarando il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della congruità della pena, ma si ferma a un livello precedente, quello procedurale. La Corte ha stabilito che le censure sollevate dal ricorrente non erano ammissibili in quella sede.

La Discrezionalità del Giudice di Merito

Il fulcro della decisione risiede nel riconoscimento della vasta discrezionalità che la legge conferisce al giudice di merito (cioè il Tribunale e la Corte d’Appello) nel determinare la sanzione penale. Tale potere deve essere esercitato nel rispetto dei principi guida sanciti dagli articoli 132 e 133 del Codice Penale, che impongono al giudice di tenere conto della gravità del reato e della capacità a delinquere del colpevole.

Le Motivazioni della Cassazione sul Ricorso Inammissibile

La Corte ha spiegato che il compito di fissare la pena base, di bilanciare le circostanze aggravanti e attenuanti e di modulare la sanzione finale rientra nella competenza esclusiva del giudice di merito. Nel caso specifico, i giudici della Corte d’Appello avevano adempiuto al loro onere argomentativo semplicemente confermando la decisione di primo grado, ritenendola congrua e ben motivata. Secondo la Cassazione, questa conferma costituisce una motivazione sufficiente, che si salda con quella della prima sentenza. Poiché la valutazione era stata esercitata in aderenza ai principi di legge, non vi era spazio per una rivalutazione da parte della Corte di legittimità. Di conseguenza, il ricorso, che mirava proprio a ottenere una nuova valutazione di merito, è stato dichiarato inammissibile.

Le Conclusioni

La pronuncia in esame ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, stabilisce che la dichiarazione di inammissibilità comporta non solo il rigetto del ricorso, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma a titolo di sanzione pecuniaria (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende. Questo serve da deterrente contro la presentazione di ricorsi palesemente infondati. In secondo luogo, ribadisce un principio fondamentale: la Corte di Cassazione è giudice di legittimità, non un terzo grado di merito. Il suo ruolo non è quello di sostituire la propria valutazione a quella dei giudici precedenti, ma di verificare che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione sia logica e non contraddittoria. La discrezionalità nella determinazione della pena, se ben esercitata e motivata, è un bastione del giudizio di merito che la Cassazione non può e non intende espugnare.

Quando un ricorso può essere dichiarato inammissibile dalla Cassazione?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando contesta aspetti che rientrano nella discrezionalità del giudice di merito, come la determinazione della pena, a condizione che la decisione impugnata sia adeguatamente motivata e conforme ai principi di legge.

Cosa si intende per ‘discrezionalità del giudice’ nella determinazione della pena?
Significa che il giudice, nel rispetto dei criteri fissati dagli articoli 132 e 133 del codice penale, ha il potere di stabilire l’entità della pena valutando le circostanze aggravanti e attenuanti e fissando la pena base, motivando la sua scelta.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso dichiarato inammissibile?
La parte che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro, a titolo di sanzione, in favore della Cassa delle ammende, come stabilito dalla Corte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati