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Ricorso inammissibile: doglianze di fatto e Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibili i ricorsi di due imputati condannati per detenzione di stupefacenti. La decisione si fonda sul principio che non è possibile presentare in sede di legittimità mere doglianze di fatto, ovvero richieste di una nuova valutazione delle prove già esaminate nei gradi di merito. Il caso evidenzia l’inammissibilità di un ricorso basato su censure fattuali e l’importanza di formulare tutte le richieste, come la sospensione condizionale della pena, già nel giudizio d’appello.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione non riesamina i Fatti

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7614 del 2024, ha ribadito un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito. Un ricorso inammissibile è la conseguenza inevitabile quando le censure proposte si limitano a contestare la valutazione dei fatti già compiuta dai giudici dei gradi precedenti. Questa pronuncia offre un chiaro esempio di come le “doglianze di fatto” non possano trovare accoglimento in Cassazione, delineando i confini invalicabili tra giudizio di merito e giudizio di legittimità.

Il Caso: Detenzione di Stupefacenti e l’Appello in Cassazione

Due soggetti venivano condannati in concorso per il reato di detenzione di sostanze stupefacenti, previsto dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/1990. La sentenza della Corte d’Appello confermava la loro responsabilità. Avverso tale decisione, entrambi proponevano ricorso per Cassazione, articolando diverse censure.

Il primo ricorrente lamentava una presunta violazione di legge e un vizio di motivazione sia riguardo all’illiceità della detenzione della droga, sia riguardo al diniego della sospensione condizionale della pena. Il secondo, invece, contestava il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) e la mancata riqualificazione della sua condotta nel meno grave reato di favoreggiamento personale.

I Motivi del Ricorso: Vizi di Motivazione e Richieste di Riqualificazione

Le argomentazioni dei ricorrenti si concentravano su una rilettura alternativa delle prove acquisite. Si tentava di dimostrare che la valutazione dei giudici di merito fosse stata errata, proponendo una diversa interpretazione degli elementi fattuali emersi durante il processo. In particolare, si contestava la gravità del fatto e la qualificazione giuridica data alla condotta di uno dei due imputati, il quale aveva tentato di disfarsi della droga gettandola nel water durante il controllo delle forze dell’ordine.

La Decisione della Corte: Perché il Ricorso è Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili, condannando i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende. La decisione si fonda su principi procedurali consolidati.

Le Doglianze di Fatto: Un Limite Invalicabile in Cassazione

La Corte ha evidenziato come la maggior parte dei motivi di ricorso fossero costituiti da “mere doglianze in punto di fatto”. I ricorrenti, infatti, non denunciavano un errore nell’applicazione della legge o un vizio logico manifesto della motivazione, ma si limitavano a riproporre le stesse argomentazioni già adeguatamente vagliate e respinte dalla Corte d’Appello. Tentavano, in sostanza, di ottenere una nuova valutazione delle prove, attività preclusa in sede di legittimità. La Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito, a meno che la motivazione di questi ultimi non sia palesemente illogica o contraddittoria, cosa che nel caso di specie non è stata ravvisata.

La Mancata Richiesta in Appello e l’Inammissibilità

Un altro punto cruciale riguarda il motivo con cui il primo ricorrente lamentava il diniego della sospensione condizionale della pena. La Corte ha dichiarato questo motivo inammissibile perché la relativa richiesta non era stata formulata nel precedente grado di giudizio, ossia nell’atto d’appello. Questo sottolinea l’importanza di articolare tutte le proprie istanze e difese nei gradi di merito, non potendo presentarle per la prima volta in Cassazione.

le motivazioni

Le motivazioni della Corte si basano sulla netta distinzione tra il ruolo del giudice di merito e quello del giudice di legittimità. Il primo accerta i fatti e valuta le prove, mentre il secondo ha il compito di verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata. I ricorsi sono stati giudicati manifestamente infondati perché, secondo la Corte, la sentenza d’appello aveva fornito una spiegazione precisa e congrua degli elementi di fatto che giustificavano la condanna. Ad esempio, la presenza in casa di uno degli imputati di un bilancino di precisione e materiale per il confezionamento, insieme alla quantità di droga (sufficiente per 17 dosi medie totali), e il tentativo di disfarsi di ulteriore sostanza, sono stati considerati elementi sufficienti a provare la detenzione illecita. Analogamente, la condotta del secondo imputato, che si era precipitato a recuperare la droga per gettarla via, è stata interpretata non come mero favoreggiamento, ma come prova della sua piena disponibilità della sostanza e quindi del suo concorso nel reato.

le conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito per la pratica legale. Evidenzia che un ricorso per Cassazione deve concentrarsi su questioni di diritto e vizi logici della motivazione, evitando di trasformarsi in un tentativo di revisione del giudizio di fatto. La dichiarazione di inammissibilità comporta non solo il rigetto del ricorso, ma anche la condanna al pagamento di spese e di una sanzione pecuniaria, a causa della colpa nell’aver promosso un’impugnazione priva dei presupposti di legge. La decisione conferma, quindi, la funzione nomofilattica della Corte di Cassazione e i limiti rigorosi entro cui deve essere esercitato il diritto di impugnazione.

Perché i ricorsi sono stati dichiarati inammissibili dalla Corte di Cassazione?
I ricorsi sono stati dichiarati inammissibili perché erano basati su “mere doglianze in punto di fatto”, ovvero contestazioni sulla valutazione delle prove già effettuata dai giudici di merito. Inoltre, uno dei motivi era inammissibile perché la richiesta specifica (sospensione condizionale della pena) non era stata presentata nel precedente grado di appello.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove di un processo?
No, non è possibile. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata, non può effettuare una nuova e diversa valutazione delle prove o una ricostruzione dei fatti.

Cosa ha stabilito la Corte riguardo alla condotta dell’imputato che ha gettato la droga nel water?
La Corte ha ritenuto che tale condotta non configurasse un semplice favoreggiamento personale, ma un concorso nel reato di detenzione di stupefacenti. Il fatto che l’imputato sapesse dove si trovava la droga e si sia attivato per disfarsene dimostrava, secondo i giudici, che ne avesse un’autonoma disponibilità, partecipando così pienamente al reato contestato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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