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Ricorso Inammissibile: Critiche Generiche Respinte

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da un’imputata condannata per furto aggravato. La decisione si basa sulla manifesta infondatezza e genericità dei motivi, che si limitavano a riproporre critiche già esaminate e respinte nei gradi di merito, senza una specifica argomentazione contro la sentenza impugnata.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Respinge le Critiche Generiche

Presentare un ricorso in Cassazione richiede tecnica e precisione. Non basta essere in disaccordo con una sentenza; è necessario articolare critiche specifiche e argomentate. Una recente ordinanza della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile venga rigettato quando i motivi sono vaghi e ripetitivi. Analizziamo il caso per comprendere i requisiti di un ricorso efficace e le conseguenze di una sua errata formulazione.

I Fatti del Caso: Dal Furto alla Condanna

La vicenda giudiziaria ha origine da un reato di furto aggravato, commesso nel giugno 2020. L’imputata, una giovane donna, viene riconosciuta responsabile sia dal Tribunale di primo grado nel settembre 2022, sia dalla Corte d’Appello nel marzo 2024. In entrambi i gradi di giudizio, la condanna prevedeva la pena di giustizia, condizionalmente sospesa, tenendo conto delle attenuanti generiche e di quella prevista per aver cagionato un danno patrimoniale di speciale tenuità.

I Motivi del Ricorso e la Strada verso l’Inammissibilità

Contro la sentenza della Corte d’Appello, la difesa dell’imputata propone ricorso per Cassazione, affidandosi a due motivi principali. La ricorrente lamentava una violazione di legge e un vizio di motivazione, sostenendo che la decisione dei giudici di secondo grado fosse illogica e insufficiente. Le critiche si concentravano su due aspetti:

1. L’affermazione della responsabilità penale: la difesa contestava la valutazione delle prove, ritenendola erronea.
2. Il trattamento sanzionatorio: la pena inflitta veniva considerata eccessivamente severa, soprattutto in relazione alla giovane età dell’imputata.

Tuttavia, come vedremo, la formulazione di queste doglianze è stata il punto debole che ha condotto al rigetto del ricorso.

La Decisione della Corte: Perché il Ricorso è Inammissibile?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile perché manifestamente infondato. La decisione si fonda su una valutazione netta della qualità degli argomenti proposti dalla difesa, giudicati inadeguati a superare il vaglio di legittimità.

Genericità e Mancanza di Specificità

Il punto centrale della decisione è la natura delle critiche mosse alla sentenza d’appello. La Corte ha rilevato che le deduzioni della ricorrente erano ‘vaghe e non specifiche’. Invece di svolgere una critica argomentata e puntuale contro le motivazioni della sentenza impugnata, il ricorso si limitava a riproporre profili di censura già adeguatamente esaminati e respinti dai giudici di merito. Questo approccio ‘meramente reiterativo’ non assolve alla funzione tipica del ricorso per Cassazione, che non è un terzo grado di giudizio sui fatti, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione.

Solidità della Motivazione dei Giudici di Merito

Secondo la Suprema Corte, la sentenza d’appello era ‘corredata da appropriata motivazione’, basata su significative prove acquisite durante il processo e priva di vizi logico-giuridici. Sia la valutazione della responsabilità penale, sia la determinazione della pena risultavano sorrette da un ragionamento ‘sufficiente e non illogico’. Di fronte a una motivazione solida, un ricorso generico non ha alcuna possibilità di successo.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione è un monito per chi intende impugnare una sentenza di condanna. La Corte ribadisce un principio consolidato: il ricorso non può essere una semplice ripetizione delle argomentazioni già presentate e disattese in appello. È necessario un ‘quid pluris’, ovvero una critica specifica che individui con precisione le lacune, le contraddizioni o gli errori di diritto presenti nella decisione impugnata. Citando una precedente sentenza (Sez. 2, n. 42046 del 17/07/2019), i giudici sottolineano che le deduzioni devono assolvere a una ‘tipica funzione di una critica argomentata’. In assenza di ciò, il ricorso si svuota della sua funzione e diventa manifestamente infondato.

Le Conclusioni

L’ordinanza si conclude con la declaratoria di inammissibilità e la condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa decisione evidenzia le conseguenze negative di un’impugnazione non adeguatamente preparata. La vicenda insegna che per contestare efficacemente una sentenza non è sufficiente dissentire, ma è indispensabile costruire un’argomentazione giuridica rigorosa, specifica e pertinente, capace di mettere in luce i vizi concreti della decisione, pena la dichiarazione di un ricorso inammissibile.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto manifestamente infondato. Le critiche presentate erano vaghe, non specifiche e si limitavano a ripetere argomentazioni già valutate e respinte dai giudici nei precedenti gradi di giudizio, senza formulare una critica argomentata contro la sentenza impugnata.

Cosa significa che i motivi del ricorso sono ‘meramente reiterativi’?
Significa che il ricorso non introduce nuovi profili di critica specifica contro la decisione d’appello, ma si limita a riproporre le stesse doglianze e argomentazioni già presentate e respinte in secondo grado. Questo approccio non è sufficiente per un valido ricorso in Cassazione.

Quali sono state le conseguenze economiche per la ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, la ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una sanzione pecuniaria di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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