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Ricorso inammissibile: criteri di valutazione del fatto

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello. La pronuncia chiarisce che la valutazione della gravità di un fatto deve basarsi su un’analisi complessiva degli indici legali, superando orientamenti precedenti. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Cassazione ribadisce i Criteri di Valutazione del Fatto

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione sulla procedura penale e sulle conseguenze di un ricorso inammissibile presentato alla Corte di Cassazione. Attraverso una decisione sintetica ma chiara, i giudici supremi non solo respingono le doglianze del ricorrente, ma riaffermano anche un principio consolidato riguardo alla valutazione della gravità dei reati.

I Fatti del Caso

Un individuo proponeva ricorso in Cassazione avverso una sentenza emessa da una Corte d’Appello. I motivi specifici del ricorso non sono dettagliati nell’ordinanza, ma il fulcro della questione sembra ruotare attorno alla qualificazione giuridica del fatto e, in particolare, al riconoscimento o meno della sua minore gravità secondo i parametri di legge.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, con l’ordinanza del 2 aprile 2025, ha tagliato corto, dichiarando il ricorso totalmente inammissibile. Questa declaratoria ha comportato due conseguenze dirette e significative per il ricorrente:
1. La condanna al pagamento di tutte le spese processuali sostenute.
2. Il versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria prevista per chi adisce la Corte con ricorsi palesemente infondati o privi dei requisiti di legge.

Le Motivazioni dietro un Ricorso Inammissibile

La Corte ha basato la sua decisione su un orientamento giurisprudenziale recente e consolidato. I giudici hanno specificato che la valutazione sulla minore gravità di un reato, ai sensi dell’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/90 (Testo Unico sugli stupefacenti), non può più fondarsi su criteri superati, come quelli basati su una mera “cognizione statistica su un campione di sentenze”.

Al contrario, la valutazione deve essere complessiva e ancorata agli specifici indici richiamati dalla norma stessa. Questo significa che il giudice deve considerare tutti gli elementi del caso concreto (mezzi, modalità, circostanze dell’azione, qualità e quantità delle sostanze) per giungere a un giudizio ponderato. Richiamando una precedente sentenza (la n. 12551 del 2023), la Corte ha sottolineato che questo approccio, fedele al dettato normativo e all’interpretazione delle Sezioni Unite, è l’unico corretto. Poiché il ricorso non presentava argomenti validi per discostarsi da questo principio, è stato dichiarato inammissibile.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza, pur nella sua brevità, lancia un messaggio chiaro: adire la Corte di Cassazione richiede argomentazioni giuridiche solide e pertinenti. Un ricorso inammissibile non solo non porta ad alcun risultato utile, ma espone il proponente a conseguenze economiche rilevanti. Inoltre, viene ribadito un principio fondamentale in materia di valutazione della prova e della gravità del reato: l’analisi del giudice deve essere completa e basata su tutti gli indici normativi, evitando scorciatoie interpretative o il richiamo a prassi ormai superate. Per avvocati e assistiti, ciò significa che ogni impugnazione deve essere preparata con la massima cura, focalizzandosi sui vizi di legittimità della sentenza e non su una mera rilettura dei fatti.

Qual è la principale conseguenza di un ricorso dichiarato inammissibile dalla Cassazione?
La conseguenza principale, come stabilito nell’ordinanza, è la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma pecuniaria, in questo caso di tremila euro, in favore della Cassa delle ammende.

Secondo la Corte, come deve essere valutata la minore gravità di un fatto?
La valutazione deve basarsi sull’apprezzamento complessivo di tutti gli indici specificamente richiamati dalla norma di riferimento (in questo caso, l’art. 73, comma 5, d.P.R. 309/90), superando orientamenti precedenti che si basavano su analisi statistiche o parziali.

Perché la Corte ha condannato il ricorrente a pagare una somma alla Cassa delle ammende?
La condanna al pagamento di una sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle ammende è una misura prevista dalla legge per i casi in cui un ricorso viene dichiarato inammissibile. Serve a sanzionare l’abuso dello strumento processuale e a finanziare attività di miglioramento del sistema penitenziario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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