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Ricorso inammissibile: cosa dice la Cassazione?

La Corte di Cassazione, con la sentenza 15127/2024, dichiara un ricorso inammissibile perché si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già respinte in appello. Il caso riguardava una condanna per truffa e ricettazione. La Corte ha chiarito che una semplice lettera di disponibilità alla restituzione non integra la condotta riparatoria (art. 162-ter c.p.), essendo necessaria una restituzione effettiva o un’offerta reale. Inoltre, ha confermato che la mancata concessione dell’attenuante per la ricettazione era legittima, data la personalità negativa dell’imputata e il valore del bene.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando l’Appello Diventa una Copia Incolla

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 15127 del 2024, ha ribadito un principio fondamentale del processo penale: un ricorso inammissibile è la conseguenza inevitabile di un atto che si limita a riproporre le stesse argomentazioni già presentate e respinte nei gradi di giudizio precedenti. Questa decisione offre spunti cruciali sulla specificità richiesta per le impugnazioni e chiarisce i requisiti per l’applicazione della causa di estinzione del reato per condotta riparatoria.

I Fatti del Processo: Truffa e Ricettazione

Il caso trae origine da una condanna emessa dal Tribunale e confermata dalla Corte di Appello di Palermo nei confronti di un’imputata per i reati di truffa (art. 640 c.p.) e ricettazione (art. 648 c.p.). La vicenda riguardava un’autovettura ottenuta tramite un raggiro e un assegno di provenienza illecita.

L’imputata, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso per cassazione, basando la sua difesa su due motivi principali, sperando di ottenere una riforma della sentenza di condanna.

I Motivi del Ricorso e perché è un Ricorso Inammissibile

L’atto di impugnazione presentato alla Suprema Corte si è rivelato un classico esempio di ricorso inammissibile, poiché le argomentazioni erano una mera riproposizione di quelle già esaminate e rigettate dalla Corte d’Appello, senza un reale confronto critico con la motivazione della sentenza impugnata.

La Condotta Riparatoria: Una Lettera Non Basta

Con il primo motivo, la difesa sosteneva che i giudici di merito avrebbero dovuto dichiarare l’estinzione del reato di truffa per condotta riparatoria, ai sensi dell’art. 162-ter del codice penale. A sostegno di questa tesi, veniva citata una dichiarazione di disponibilità alla restituzione dell’autovettura, inviata tramite raccomandata alla persona offesa.

La Cassazione ha confermato la decisione della Corte d’Appello, ritenendo tale manifestazione di volontà del tutto insufficiente. La norma, infatti, richiede una “riparazione integrale del danno” che deve avvenire tramite “le restituzioni” effettive o, in alternativa, attraverso una “offerta reale” ai sensi degli articoli 1208 e seguenti del codice civile. Una semplice lettera non soddisfa questi rigorosi requisiti procedurali.

La Ricettazione Attenuata: Valutazione Complessiva

Il secondo motivo di ricorso lamentava la mancata applicazione dell’ipotesi attenuata di ricettazione per particolare tenuità del fatto (art. 648, comma 2, c.p.). La difesa evidenziava che la pena di un anno di reclusione, inflitta in primo grado, suggeriva una valutazione di lieve entità del fatto. Si criticava la Corte d’Appello per aver negato l’attenuante basandosi sulla personalità negativa dell’imputata, gravata da precedenti penali, e sul valore dell’assegno.

Anche su questo punto, la Cassazione ha respinto la doglianza. La valutazione sulla particolare tenuità del fatto, spiegano i giudici, deve essere complessiva e non può prescindere dalla personalità del reo. I precedenti penali specifici e l’importo “consistente” dell’assegno ricettato giustificavano pienamente la decisione dei giudici di merito. La Corte ha inoltre richiamato un proprio consolidato orientamento secondo cui l’ipotesi attenuata non è configurabile in caso di ricettazione di assegni in bianco.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Il cuore della decisione risiede nella dichiarazione di inammissibilità del ricorso. La Corte Suprema ha sottolineato che la funzione tipica dell’impugnazione è quella di una “critica argomentata” avverso il provvedimento che si contesta. Un ricorso in cassazione deve avere una “duplice specificità”: non solo deve indicare le ragioni di diritto e gli elementi di fatto a sostegno della richiesta, ma deve anche confrontarsi puntualmente con le argomentazioni della sentenza impugnata, evidenziandone i vizi logici o giuridici.

Quando un ricorso, come nel caso di specie, si limita a riprodurre i motivi d’appello, ignora completamente la motivazione della decisione che sta contestando. Un simile atto processuale perde la sua funzione critica e si destina inevitabilmente all’inammissibilità, poiché non svolge il compito per cui è previsto dalla legge.

Le Conclusioni: Lezioni Pratiche dalla Sentenza

La sentenza offre due importanti lezioni pratiche. In primo luogo, ribadisce la necessità di redigere atti di impugnazione specifici, che dialoghino criticamente con la sentenza appellata, pena la dichiarazione di un ricorso inammissibile. Un semplice “copia e incolla” dei motivi precedenti è una strategia destinata al fallimento. In secondo luogo, chiarisce che la condotta riparatoria, per essere efficace, richiede azioni concrete e formali, come la restituzione materiale del bene o l’offerta reale, non essendo sufficiente una mera dichiarazione d’intenti.

Una semplice lettera di disponibilità a restituire un bene è sufficiente per l’estinzione del reato per condotta riparatoria?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la mera manifestazione di disponibilità a restituire non è sufficiente. La legge (art. 162-ter c.p.) richiede una riparazione integrale del danno, che si attua con la restituzione effettiva del bene o con una procedura formale di “offerta reale” secondo il codice civile.

Perché un ricorso per cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso è dichiarato inammissibile quando manca di specificità, ovvero quando non si confronta criticamente con le motivazioni della sentenza impugnata ma si limita a riproporre le stesse doglianze già esaminate e respinte nel precedente grado di giudizio. L’impugnazione deve essere una critica argomentata e non una semplice ripetizione.

Nella valutazione della ricettazione di particolare tenuità, contano solo il valore del bene o anche altri fattori?
No, non conta solo il valore del bene. La valutazione deve essere complessiva e include anche la personalità del reo. Come specificato nella sentenza, i precedenti penali negativi dell’imputato, anche specifici, possono legittimamente portare all’esclusione dell’attenuante, nonostante un valore del bene non eccezionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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