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Ricorso inammissibile: contraffazione e abitualità

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da un individuo condannato per commercio di prodotti contraffatti. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi, che erano una mera ripetizione di quelli già respinti in appello, e sulla accertata abitualità del reato, che impedisce l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Corte sottolinea la necessità di presentare critiche argomentate e specifiche contro la sentenza impugnata.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Ripetizione dei Motivi non Paga

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale del processo penale: un ricorso basato sulla mera ripetizione di argomenti già esaminati e respinti è destinato a essere dichiarato ricorso inammissibile. Questo caso, riguardante il reato di commercio di prodotti contraffatti, offre spunti importanti sulla specificità richiesta nei motivi di impugnazione e sul concetto di abitualità del reato.

I Fatti di Causa

Un soggetto veniva condannato in primo grado e in appello per il reato previsto dall’art. 474 del codice penale, ovvero per aver messo in commercio capi di abbigliamento con marchi contraffatti. La pena inflitta era di otto mesi di reclusione e 2.400 euro di multa. Non rassegnato, l’imputato decideva di presentare ricorso per Cassazione, affidandosi a tre principali motivi di doglianza.

L’Analisi della Cassazione e i Motivi del Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha esaminato i tre motivi presentati dalla difesa, concludendo per la loro manifesta infondatezza e, di conseguenza, per l’inammissibilità del ricorso. Vediamo nel dettaglio perché ogni singolo punto è stato respinto.

1. La Mancata Sussistenza del “Falso Grossolano”

Il primo motivo lamentava che la contraffazione fosse talmente evidente (c.d. falso grossolano) da non poter ingannare la pubblica fede. La Cassazione ha ritenuto questo motivo non deducibile in sede di legittimità. Si trattava, infatti, della pedissequa reiterazione di un argomento già discusso e rigettato dalla Corte d’Appello. Quest’ultima aveva motivato in modo congruo, affermando che i beni sequestrati erano “idonei ad ingannare la collettività” in quanto “identici agli originali”. Per la Cassazione, limitarsi a contestare questa valutazione senza allegare prove specifiche di un travisamento dei fatti equivale a presentare un motivo apparente e non specifico, come richiesto dal codice di procedura penale.

2. Il Diniego delle Pene Sostitutive

Anche il secondo motivo, relativo al mancato accesso alle pene sostitutive, è stato giudicato inammissibile per le stesse ragioni. La Corte d’Appello aveva negato la sostituzione della pena detentiva basandosi sulla presunta assenza di un reddito lecito dell’imputato, necessario per far fronte a una pena pecuniaria. La difesa si è limitata a censurare tale valutazione senza, tuttavia, fornire alcuna prova contraria a sostegno della propria tesi. In assenza di allegazioni specifiche, il motivo è risultato generico.

3. L’Abitualità del Reato che Osta alla Particolare Tenuità del Fatto

Il terzo motivo riguardava la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131 bis c.p.). La Corte ha ritenuto il motivo manifestamente infondato. La Corte d’Appello aveva chiaramente spiegato che l’imputato non poteva beneficiare di tale istituto a causa della sua “abitualità” nel commettere reati della stessa indole. La legge, infatti, esclude l’applicazione dell’art. 131 bis quando il comportamento è abituale. Poiché la sentenza impugnata aveva adeguatamente motivato la sussistenza di questa condizione ostativa, il ricorso sul punto non era consentito.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Suprema Corte si concentrano su un principio cardine del giudizio di legittimità: il ricorso non può essere una semplice riproposizione delle argomentazioni già vagliate nei gradi di merito. Per essere ammissibile, deve contenere una critica specifica, argomentata e puntuale contro le ragioni della decisione impugnata, evidenziando vizi di legge o difetti logici manifesti. Nel caso di specie, i motivi erano solo apparenti, poiché non si confrontavano realmente con la motivazione della Corte d’Appello, ma si limitavano a dissentire in fatto. La Corte ha inoltre ribadito che, per contestare una presunta errata valutazione delle prove (travisamento), è onere del ricorrente non solo indicare l’atto processuale travisato, ma anche allegarlo o trascriverlo integralmente, per permettere alla Cassazione un controllo effettivo. Infine, la decisione sottolinea come la condizione di abitualità, se correttamente motivata dal giudice di merito, rappresenti un ostacolo insormontabile all’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

Le Conclusioni

La declaratoria di ricorso inammissibile comporta la condanna definitiva dell’imputato e il pagamento delle spese processuali, oltre a una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende. Questa ordinanza serve da monito: l’accesso alla Corte di Cassazione è riservato a censure precise e fondate su vizi specifici della sentenza, non a un generico tentativo di ottenere un terzo grado di giudizio sul merito della vicenda. La specificità e la pertinenza dei motivi sono requisiti imprescindibili per superare il vaglio di ammissibilità.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando è fondato su motivi non specifici, che si limitano a ripetere argomentazioni già respinte nei precedenti gradi di giudizio senza formulare una critica argomentata contro la sentenza impugnata, oppure quando non rispetta altri requisiti formali previsti dalla legge.

Perché il concetto di “falso grossolano” non è stato accettato in questo caso?
Non è stato accettato perché la Corte d’Appello aveva già valutato nel merito la questione, concludendo che i prodotti contraffatti erano di ottima fattura, “identici agli originali” e quindi pienamente idonei a ingannare i consumatori. Il ricorrente non ha fornito in Cassazione elementi specifici per dimostrare un errore di valutazione da parte dei giudici di merito.

Cosa significa “abitualità del reato” e come influisce sulla non punibilità per particolare tenuità del fatto?
L'”abitualità del reato” si configura quando l’autore ha commesso più reati della stessa indole. Secondo l’art. 131 bis del codice penale, questa condizione è ostativa, cioè impedisce l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, anche se il singolo reato, considerato isolatamente, fosse di lieve entità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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