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Ricorso inammissibile: contrabbando e limiti

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per il contrabbando di oltre 240 kg di tabacchi. Il ricorso inammissibile è stato motivato dal fatto che l’imputato aveva ammesso le proprie responsabilità in appello, rinunciando di fatto ai motivi sulla colpevolezza. La Corte ha inoltre ribadito che la valutazione della pena non è sindacabile in sede di legittimità se la motivazione del giudice di merito è logica e congrua, come nel caso di specie, dove si è tenuto conto della gravità dei fatti e dell’ingente quantitativo di merce.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile per Contrabbando: La Cassazione Conferma i Limiti del Giudizio

L’ordinanza in esame offre un chiaro spaccato sui limiti del giudizio di legittimità, specialmente quando l’imputato ha già ammesso i fatti nei gradi di merito. Con una recente decisione, la Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un soggetto condannato per contrabbando di tabacchi, chiarendo due principi fondamentali della procedura penale: gli effetti della confessione in appello e l’insindacabilità della determinazione della pena se adeguatamente motivata.

I Fatti di Causa

Un soggetto veniva condannato dalla Corte di Appello di Napoli per il reato di contrabbando, in relazione alla detenzione di oltre 240 chilogrammi di tabacchi lavorati esteri. La sentenza di secondo grado aveva riformato quella del primo grado, giungendo alla condanna. Contro questa decisione, l’imputato proponeva ricorso per cassazione, affidandosi a due principali motivi di contestazione.

I Motivi del Ricorso e la Pronuncia di Inammissibilità

Il ricorrente lamentava, in primo luogo, un presunto travisamento dei fatti e un difetto di motivazione riguardo alla sua effettiva responsabilità. Sosteneva di non essere il proprietario del veicolo usato per il trasporto e di essere, in generale, estraneo alla vicenda.

In secondo luogo, contestava la violazione di legge e il vizio di motivazione per quanto concerne la valutazione delle circostanze attenuanti generiche rispetto all’aggravante contestata, ritenendo il trattamento sanzionatorio troppo severo.

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i motivi, dichiarando l’intero ricorso inammissibile.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La decisione della Suprema Corte si fonda su argomentazioni precise e rigorose.

Sulla Responsabilità Penale

Per quanto riguarda il primo motivo, la Corte ha sottolineato un fatto processuale decisivo: durante l’udienza d’appello, entrambi gli imputati avevano ammesso i fatti, rinunciando esplicitamente ai motivi di appello che contestavano la loro responsabilità. Questa ammissione ha reso la doglianza, riproposta in Cassazione, non deducibile. In ogni caso, i giudici hanno rilevato che la Corte d’Appello aveva comunque fornito una motivazione solida sul pieno coinvolgimento del ricorrente nell’attività di trasporto illecito.

Sul Trattamento Sanzionatorio e il Ricorso Inammissibile

Anche il secondo motivo è stato ritenuto infondato. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: le decisioni del giudice di merito sul trattamento sanzionatorio non sono sindacabili in sede di legittimità, a condizione che siano supportate da una motivazione priva di vizi logici o giuridici. Nel caso specifico, la Corte territoriale aveva giustificato adeguatamente la pena, facendo riferimento a elementi concreti come:

* La complessiva gravità dei fatti.
* L’ingente quantitativo di tabacchi sequestrati (oltre 240 kg).
* La complessità dell’organizzazione logistica necessaria per la ricezione e la commercializzazione della merce di contrabbando.

Questi elementi, secondo la Cassazione, costituiscono una motivazione adeguata e immune da censure.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La dichiarazione di ricorso inammissibile ha comportato, ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali. Inoltre, non ravvisando un’assenza di colpa nel determinare la causa di inammissibilità, la Corte lo ha condannato anche al versamento di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende.

Questa ordinanza è un monito importante: le ammissioni fatte in un’aula di tribunale hanno un peso determinante e possono precludere future contestazioni. Inoltre, essa conferma che tentare di ottenere uno ‘sconto di pena’ in Cassazione è un’impresa ardua se la decisione del giudice di merito è ben argomentata, poiché il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito dove si possono rivalutare i fatti o la congruità della pena.

Cosa succede se un imputato ammette i fatti durante il processo di appello?
Secondo la Corte, se un imputato ammette i fatti, rinuncia implicitamente a contestare la propria responsabilità. Di conseguenza, non può più sollevare tale questione in un successivo ricorso per cassazione, rendendo il relativo motivo di ricorso inammissibile.

La Corte di Cassazione può modificare la pena decisa da un giudice di grado inferiore?
No, la Corte di Cassazione non riesamina il merito della decisione sulla pena (il cosiddetto trattamento sanzionatorio). Il suo compito è solo verificare che la motivazione del giudice precedente sia logica, completa e non contenga errori di diritto. Se la motivazione è adeguata, la pena non può essere modificata.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile in ambito penale?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, il ricorrente è condannato a pagare le spese del procedimento. Inoltre, la legge prevede il pagamento di una sanzione pecuniaria (in questo caso fissata a 3.000 euro) a favore della Cassa delle ammende, a meno che non si dimostri che l’inammissibilità non sia dovuta a colpa del ricorrente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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