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Ricorso inammissibile: condanna confermata dalla Cassazione

Un soggetto ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione contro una condanna per reati legati alla circolazione di valuta falsa (art. 455 c.p.). Il ricorso, incentrato sulla contestazione della recidiva, è stato giudicato manifestamente infondato e generico. Di conseguenza, la Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro, ribadendo che un’impugnazione priva di validi argomenti giuridici non può essere accolta.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile in Cassazione: Analisi di un Caso Pratico

Presentare un ricorso alla Corte di Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma non tutte le impugnazioni vengono esaminate nel merito. Un ricorso inammissibile è un’evenienza tutt’altro che rara, che comporta conseguenze significative per il ricorrente. Una recente ordinanza della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di quando e perché un ricorso viene respinto in via preliminare, con annessa condanna a spese e sanzioni.

I Fatti di Causa: Il Contesto della Decisione

Il caso trae origine da una condanna emessa dalla Corte d’Appello di Bologna per reati continuati legati alla circolazione di monete falsificate, previsti dall’articolo 455 del codice penale. L’imputato, non accettando la sentenza di secondo grado, decideva di proporre ricorso per cassazione. Il fulcro della sua difesa si concentrava su un unico motivo: la contestazione della recidiva, ovvero la circostanza aggravante legata alla commissione di nuovi reati dopo una precedente condanna.

Il Ricorso Inammissibile e le Sue Conseguenze

La Corte di Cassazione, dopo aver analizzato l’atto, ha emesso un’ordinanza di inammissibilità. Questa decisione non entra nel merito della colpevolezza o innocenza, ma si ferma a un livello precedente, valutando se il ricorso possiede i requisiti minimi per essere discusso. In questo caso, i giudici hanno ritenuto l’impugnazione ‘manifestamente infondata’, ‘generica’ e ‘versata in fatto’. Quest’ultima espressione significa che il ricorrente, invece di lamentare una violazione di legge da parte dei giudici d’appello, stava di fatto chiedendo alla Cassazione una nuova valutazione delle prove, compito che non le spetta.

Le conseguenze di tale declaratoria sono state pesanti: ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, il ricorrente è stato condannato non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La Corte ha motivato questa sanzione aggiuntiva ravvisando una ‘colpa’ nell’aver intrapreso un’impugnazione la cui inammissibilità era ‘evidente’.

Le motivazioni della Corte: Perché il Ricorso è Stato Rigettato

La decisione della Cassazione si fonda su principi consolidati. Vediamo nel dettaglio le ragioni del rigetto.

La Genericità e la Manifesta Infondatezza

Un ricorso in Cassazione deve indicare con precisione quali norme di legge sarebbero state violate e perché la motivazione della sentenza impugnata sarebbe illogica o contraddittoria. Nel caso di specie, il ricorso è stato giudicato generico perché non ha saputo articolare una critica giuridicamente valida, limitandosi a proporre un ‘diverso apprezzamento’ dei fatti, cosa non consentita in sede di legittimità.

La Valutazione sulla Recidiva

Per quanto riguarda la recidiva, la Corte d’Appello aveva motivato la sua sussistenza evidenziando come l’imputato avesse continuato a commettere reati contro la fede pubblica e il patrimonio, dimostrando una spiccata pericolosità sociale nonostante le precedenti condanne. La Cassazione ha ritenuto tale argomentazione ‘congrua e logica’. Il ricorso, non riuscendo a smontare questa logica con argomenti di diritto, è risultato infondato.

Le conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti. È uno strumento per controllare la corretta applicazione della legge e la logicità delle motivazioni. Un ricorso inammissibile, perché generico o fattuale, non solo non produce alcun risultato utile per la difesa, ma espone il ricorrente a sanzioni economiche rilevanti. La decisione serve da monito sull’importanza di redigere atti di impugnazione tecnicamente solidi, fondati su vizi di legittimità e non su semplici doglianze relative alla valutazione delle prove già compiuta nei gradi di merito.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto manifestamente infondato, generico e basato su questioni di fatto. La Corte ha stabilito che l’impugnazione non presentava valide argomentazioni giuridiche, ma si limitava a proporre una diversa valutazione dei fatti già esaminati dalla Corte di merito, compito che non spetta alla Cassazione.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta, ai sensi dell’art. 616 c.p.p., la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali. Inoltre, come in questo caso, la Corte può condannarlo al pagamento di una somma pecuniaria alla Cassa delle ammende (qui fissata in 3.000 euro) se ravvisa una colpa nella proposizione di un’impugnazione palesemente infondata.

Come ha giustificato la Corte d’Appello la sussistenza della recidiva?
La Corte d’Appello ha ritenuto sussistente la recidiva basandosi sulla reiterazione da parte dell’imputato di condotte illecite contro la fede pubblica e il patrimonio. Questa perseveranza nel commettere reati, nonostante le precedenti condanne, è stata considerata una chiara dimostrazione della sua pericolosità sociale, fornendo una motivazione logica e congrua che la Cassazione ha ritenuto immune da vizi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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