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Ricorso inammissibile: condanna alle spese e sanzione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da un imputato, già assolto in appello per la particolare tenuità del fatto. Il ricorso è stato ritenuto manifestamente infondato poiché si limitava a riproporre questioni di fatto già esaminate. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma a titolo di sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando l’Impugnazione Costa Cara

Presentare un ricorso alla Corte di Cassazione è un diritto, ma non è un’azione priva di conseguenze. Un’ordinanza recente ha ribadito come un’impugnazione palesemente infondata possa trasformarsi in un costo significativo per chi la propone. Il caso analizzato riguarda un operatore commerciale il cui appello è stato classificato come ricorso inammissibile, portando a una condanna economica nonostante una precedente assoluzione.

I Fatti del Caso: Dall’Assoluzione al Ricorso in Cassazione

La vicenda giudiziaria ha origine da un’accusa per il reato previsto dall’art. 474 del codice penale, relativo alla detenzione per la vendita di prodotti con marchi contraffatti. In secondo grado, la Corte d’Appello aveva riformato la prima decisione, assolvendo l’imputato. La ragione? Il fatto era stato giudicato di ‘particolare tenuità’, una causa di non punibilità prevista dal nostro ordinamento per reati di minima offensività.

Nonostante l’esito favorevole, l’imputato ha deciso di presentare comunque ricorso alla Corte di Cassazione, contestando la motivazione della sentenza d’appello riguardo alla sussistenza stessa del reato, cioè la prova della contraffazione dei beni.

L’Analisi della Corte: I Motivi del Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha respinto il tentativo dell’imputato di ottenere una nuova valutazione dei fatti. Il ricorso inammissibile è stato giudicato tale perché, invece di sollevare questioni di legittimità (cioè di corretta applicazione della legge), si limitava a riproporre le stesse argomentazioni fattuali già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. Quest’ultima, con una motivazione logica e priva di vizi, aveva già stabilito la sussistenza della contraffazione sulla base di elementi concreti:

* L’assenza di legami commerciali tra l’imputato e la società licenziataria del marchio.
* La mancata prova che i prodotti fossero originali o acquistati legittimamente.
* La circostanza che la vendita non avvenisse presso uno stand autorizzato durante l’evento in questione.

La Cassazione ha chiarito che il suo ruolo non è quello di un ‘terzo grado’ di giudizio per riesaminare i fatti, ma di garantire la corretta applicazione del diritto. Riproporre le medesime doglianze di merito costituisce un motivo di manifesta infondatezza, che conduce direttamente all’inammissibilità.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando il consolidato principio secondo cui non è possibile sindacare in sede di legittimità le valutazioni di merito del giudice, a patto che queste siano sorrette da una motivazione logica e coerente. Nel caso specifico, le argomentazioni della Corte d’Appello erano inattaccabili sotto questo profilo. Di conseguenza, il ricorso dell’imputato è stato considerato un tentativo palesemente infondato di ottenere una revisione dei fatti, configurando una ‘colpa’ nel promuovere un’impugnazione senza reali prospettive di accoglimento.

Le Conclusioni: Le Conseguenze Economiche di un’Impugnazione Avventata

La declaratoria di inammissibilità ha attivato le disposizioni dell’articolo 616 del codice di procedura penale. L’imputato non solo è stato condannato al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria non è automatica, ma viene irrogata quando, come in questo caso, l’inammissibilità è dovuta a una colpa evidente del ricorrente. La decisione serve quindi da monito: l’abuso dello strumento processuale, attraverso ricorsi dilatori o manifestamente infondati, ha un costo concreto e mira a scoraggiare impugnazioni che sovraccaricano inutilmente il sistema giudiziario.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile se l’imputato era stato assolto in appello?
Perché il ricorso non contestava vizi di legittimità della sentenza, ma si limitava a riproporre le stesse argomentazioni di fatto già valutate e respinte dalla Corte d’Appello, risultando così manifestamente infondato.

Cosa significa che un ricorso è manifestamente infondato?
Significa che le ragioni presentate a sostegno del ricorso sono così palesemente prive di fondamento giuridico da non richiedere un esame approfondito nel merito da parte della Corte.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile in ambito penale?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e, in caso di colpa (come nella manifesta infondatezza), anche al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, il cui importo è stabilito dal giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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