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Ricorso inammissibile: condanna alle spese e multa

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di tremila euro alla Cassa delle ammende, a causa della colpa nella presentazione di un’impugnazione priva dei presupposti di legge.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Le Conseguenze Economiche per il Ricorrente

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un chiaro monito sulle conseguenze di un ricorso inammissibile. Quando un’impugnazione viene respinta per motivi procedurali o per manifesta infondatezza, il ricorrente non solo vede confermata la decisione precedente, ma va incontro a precise sanzioni economiche. Analizziamo questa decisione per capire la logica giuridica e le implicazioni pratiche.

Il Caso in Esame

Un imputato ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello. Il ricorso mirava a ribaltare la decisione di secondo grado. Tuttavia, la Suprema Corte non è nemmeno entrata nel merito delle argomentazioni difensive, fermandosi a una valutazione preliminare sulla validità stessa dell’impugnazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

Con una sintetica ordinanza, la Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa declaratoria ha comportato due conseguenze dirette e onerose per il ricorrente:

1. La condanna al pagamento delle spese processuali sostenute nello stadio del giudizio di legittimità.
2. La condanna al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Questa decisione sottolinea un principio fondamentale del nostro ordinamento processuale: l’accesso alla giustizia deve essere esercitato in modo responsabile.

Le motivazioni dietro la condanna per un ricorso inammissibile

La Corte non ha motivato nel dettaglio le ragioni specifiche di inammissibilità del ricorso, concentrandosi piuttosto sulla giustificazione delle sanzioni economiche. La logica della condanna alla sanzione pecuniaria si fonda su un principio consolidato, richiamato anche dalla giurisprudenza della Corte Costituzionale (sentenza n. 186 del 2000). Secondo tale principio, la proposizione di un ricorso inammissibile è imputabile a colpa del ricorrente.

In altre parole, si presume che chi presenta un’impugnazione priva dei requisiti di legge (ad esempio, per motivi non consentiti, per mancanza di interesse o per genericità delle censure) agisca con negligenza, causando un inutile dispendio di risorse per il sistema giudiziario. La sanzione non ha quindi una natura punitiva per il reato contestato, ma sanziona l’abuso dello strumento processuale. La Corte, pertanto, non potendo ritenere che il ricorrente avesse agito senza colpa nel determinare la causa di inammissibilità, ha applicato la sanzione prevista dalla legge.

Le conclusioni e le implicazioni pratiche

L’ordinanza ribadisce un concetto cruciale: impugnare una sentenza, specialmente in Cassazione, è un passo che richiede un’attenta valutazione legale. Un ricorso inammissibile non è un tentativo a vuoto e senza conseguenze. Al contrario, comporta costi certi e significativi. Questa decisione serve da deterrente contro la presentazione di ricorsi esplorativi, dilatori o palesemente infondati, che congestionano il lavoro della Suprema Corte. Per i cittadini e i loro difensori, ciò significa ponderare con estrema attenzione i motivi di ricorso, assicurandosi che siano solidi, pertinenti e conformi ai rigidi requisiti formali previsti dal codice di procedura penale, per evitare di incorrere in una condanna che si aggiunge a quella già subita nei gradi di merito.

Cosa succede quando la Corte di Cassazione dichiara un ricorso penale inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, il ricorrente è condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in denaro, a titolo di sanzione, in favore della Cassa delle ammende.

Perché si viene condannati a pagare una sanzione in caso di inammissibilità?
La condanna alla sanzione pecuniaria deriva dalla presunzione di colpa del ricorrente. Si ritiene che chi propone un’impugnazione priva dei requisiti di legge lo faccia con negligenza, causando un ingiustificato aggravio del lavoro giudiziario. La sanzione serve a disincentivare ricorsi palesemente infondati o presentati in modo improprio.

A quanto ammontava la sanzione pecuniaria in questo caso specifico?
In questo caso, la Corte di Cassazione ha condannato il ricorrente al pagamento della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, oltre alle spese processuali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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