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Ricorso inammissibile: condanna a spese e ammenda

La Corte di Cassazione dichiara inammissibili i ricorsi presentati da due imputati avverso una sentenza della Corte d’Appello. La decisione, basata sulla genericità di un motivo di ricorso e sul consolidato orientamento delle Sezioni Unite in materia di calcolo della pena per reati in continuazione, comporta la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro ciascuno alla cassa delle ammende. Viene sottolineato che il ricorso inammissibile presuppone una colpa nella sua proposizione.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: le conseguenze economiche per chi sbaglia

Quando un ricorso in Cassazione viene giudicato inammissibile, le conseguenze non sono solo procedurali, ma anche economiche. Un’ordinanza della Suprema Corte chiarisce che la proposizione di un ricorso inammissibile comporta non solo l’impossibilità di un esame nel merito della questione, ma anche una condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. Analizziamo insieme questa decisione per capire le ragioni e le implicazioni pratiche.

I fatti del caso

Due soggetti avevano proposto ricorso per Cassazione avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria. Le loro doglianze riguardavano vari aspetti della decisione di secondo grado, tra cui la determinazione dell’aumento di pena per uno degli imputati.

La decisione della Corte di Cassazione sul ricorso inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili. Questa decisione ha impedito ai giudici di entrare nel merito delle questioni sollevate dagli imputati. La conseguenza diretta e automatica di tale declaratoria è stata la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e, in aggiunta, di una somma di euro tremila ciascuno, da versare in favore della Cassa delle ammende. Questo aspetto economico è un deterrente fondamentale contro la proposizione di impugnazioni avventate o prive dei requisiti di legge.

Le motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione su due pilastri fondamentali.

In primo luogo, ha affrontato la doglianza relativa al calcolo della pena, ritenendola generica. I giudici hanno colto l’occasione per ribadire un principio consolidato, espresso dalle Sezioni Unite con la sentenza n. 40983 del 2018. Tale principio stabilisce che, in caso di reati in continuazione, se le pene sono dello stesso genere (ad esempio, detentiva) ma di specie diversa (come reclusione e arresto), l’aumento di pena si calcola rendendo omogenea la pena per il reato satellite a quella, più grave, del reato base. La Corte territoriale si era attenuta a questa indicazione, rendendo la critica del ricorrente infondata.

In secondo luogo, e di cruciale importanza, la Corte ha motivato la condanna alla sanzione pecuniaria. Richiamando una storica sentenza della Corte Costituzionale (n. 186 del 2000), i giudici hanno spiegato che alla declaratoria di inammissibilità consegue la condanna al pagamento della sanzione, poiché non è possibile ritenere che i ricorrenti abbiano proposto l’impugnazione ‘senza colpa’. In altre parole, la legge presume che chi presenta un ricorso poi ritenuto inammissibile abbia agito con negligenza o imprudenza nella valutazione dei presupposti dell’impugnazione stessa.

Le conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio cardine del sistema processuale penale: l’impugnazione in Cassazione è un rimedio straordinario, da utilizzare con perizia e cognizione di causa. Un ricorso inammissibile non è un evento neutro, ma un errore procedurale che comporta conseguenze economiche significative per il proponente. La condanna alle spese e alla sanzione pecuniaria serve a responsabilizzare le parti e a scoraggiare ricorsi dilatori o manifestamente infondati, garantendo così la funzionalità e l’efficienza della giustizia di legittimità.

Cosa succede quando un ricorso penale in Cassazione è dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro, stabilita dal giudice (nel caso specifico 3.000 euro), in favore della Cassa delle ammende. La Corte non esamina il merito della questione.

Perché si viene condannati a pagare una somma alla Cassa delle ammende in caso di ricorso inammissibile?
Perché, secondo un principio affermato anche dalla Corte Costituzionale, non si può ritenere che il ricorrente abbia proposto l’impugnazione senza colpa nella determinazione della causa di inammissibilità. È una misura per disincentivare ricorsi palesemente infondati o presentati senza rispettare le norme processuali.

Come si calcola l’aumento di pena per reati in continuazione con sanzioni di specie diversa (es. reclusione e arresto)?
Secondo le Sezioni Unite della Cassazione, si deve prima rendere omogenea la pena per il reato ‘satellite’ a quella del reato ‘base’ (quello più grave). Successivamente, si procede all’aumento per la continuazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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