LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: chi può firmare l’atto?

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile perché sottoscritto personalmente dall’imputato e non da un difensore abilitato. La decisione si fonda sulla modifica dell’art. 613 c.p.p., che impone, a pena di inammissibilità, la firma di un avvocato iscritto all’albo speciale per i ricorsi, le memorie e i motivi nuovi. L’imputato, condannato in appello per reati legati agli stupefacenti, è stato anche condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile se firmato dall’imputato: la Cassazione ribadisce le regole

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale nella procedura penale: la sottoscrizione del ricorso da parte di un difensore abilitato. Un ricorso inammissibile è la conseguenza inevitabile quando questa regola fondamentale, introdotta con la riforma del 2017, non viene rispettata. Analizziamo il caso per comprendere le ragioni della decisione e le sue implicazioni pratiche.

I fatti del processo

La vicenda giudiziaria ha origine da una condanna emessa dal Tribunale e successivamente confermata dalla Corte di Appello di Roma. L’imputato era stato riconosciuto colpevole del reato previsto dagli articoli 110 del codice penale e 73, comma 5, del D.P.R. 309/1990 (Testo Unico Stupefacenti), e condannato alla pena di un anno di reclusione e 1.000 euro di multa.

Contro la sentenza di secondo grado, l’imputato ha deciso di agire personalmente, presentando ricorso per cassazione. I motivi addotti erano tre: insufficienza di prove, insussistenza del fatto e contraddittorietà della decisione. Tuttavia, l’atto è stato firmato direttamente dall’interessato, senza l’assistenza di un legale.

La questione del ricorso inammissibile per vizio di forma

La Corte di Cassazione, senza entrare nel merito delle doglianze, ha immediatamente rilevato un vizio insanabile che ha portato a dichiarare il ricorso inammissibile. Il nodo della questione risiede nelle modifiche apportate dalla legge n. 103 del 2017 (la cosiddetta Riforma Orlando) all’articolo 613 del codice di procedura penale.

Questa norma stabilisce in modo inequivocabile che l’atto di ricorso, le memorie e i motivi nuovi devono essere sottoscritti, a pena di inammissibilità, da difensori iscritti nell’albo speciale della Corte di cassazione. La regola si applica a tutti i procedimenti instaurati dopo il 3 agosto 2017.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha basato la sua decisione su un’interpretazione consolidata della normativa. I giudici hanno sottolineato che, a seguito della riforma, un ricorso per cassazione avverso qualsiasi tipo di provvedimento non può più essere proposto personalmente dalla parte privata. La sottoscrizione di un difensore abilitato non è una mera formalità, ma un requisito di ammissibilità essenziale.

È stato inoltre precisato che anche l’eventuale autenticazione della firma dell’imputato da parte di un legale non avrebbe sanato il vizio. L’autenticazione, ai sensi dell’art. 39 delle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale, serve solo ad attestare la genuinità della sottoscrizione e la sua riconducibilità alla parte, ma non sostituisce il requisito della sottoscrizione da parte del difensore specializzato. La natura tecnica e di legittimità del giudizio di cassazione impone che l’atto introduttivo sia redatto e firmato da un professionista qualificato.

La conseguenza diretta dell’inammissibilità è stata la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 4.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende, come previsto dalla legge in assenza di ragioni di esonero.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza conferma la rigorosità delle norme procedurali che regolano l’accesso al giudizio di legittimità. La decisione evidenzia che, per proporre ricorso in Cassazione, non è sufficiente essere parte di un processo, ma è indispensabile avvalersi di un avvocato iscritto all’apposito albo speciale. Questa regola mira a garantire la qualità tecnica degli atti e a filtrare i ricorsi, evitando che la Suprema Corte venga investita di questioni non pertinenti al giudizio di legittimità. Per i cittadini, ciò significa che l’assistenza di un difensore cassazionista è un passaggio obbligato e non eludibile per poter contestare una sentenza penale davanti alla Corte di Cassazione.

Chi può firmare un ricorso per cassazione in materia penale?
Secondo l’art. 613 del codice di procedura penale, come modificato nel 2017, il ricorso per cassazione deve essere sottoscritto esclusivamente da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di Cassazione. La sottoscrizione personale dell’imputato rende il ricorso inammissibile.

Cosa succede se un imputato firma personalmente il ricorso per cassazione?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che la Corte non esamina il merito delle questioni sollevate e la sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

L’autenticazione della firma dell’imputato da parte di un avvocato può sanare il vizio?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’autenticazione della firma attesta solo la sua autenticità, ma non sostituisce il requisito fondamentale della sottoscrizione dell’atto da parte di un difensore cassazionista. Il ricorso rimane comunque inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati