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Ricorso inammissibile: Cassazione su tenuità del fatto

La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile presentato da due amministratori contro una sentenza di assoluzione per particolare tenuità del fatto. Il caso riguardava il superamento dei limiti di stoccaggio di rifiuti. La Suprema Corte ha respinto i motivi relativi alla mancata assunzione di una prova e alla presunta illogicità della motivazione, condannando i ricorrenti al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: la Cassazione chiarisce i limiti dell’impugnazione

Quando un imputato viene assolto per “particolare tenuità del fatto”, potrebbe non essere soddisfatto e cercare un’assoluzione piena. Tuttavia, l’impugnazione di tale sentenza presenta delle complessità procedurali che possono portare a un ricorso inammissibile. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 6839 del 2024, offre un chiaro esempio dei rigorosi paletti imposti dalla legge, specialmente quando si tenta di contestare valutazioni di fatto in sede di legittimità.

I Fatti del Caso: Superamento dei Limiti di Stoccaggio

Il caso riguarda due amministratori di una società di riciclaggio, accusati di aver violato la normativa ambientale (art. 256, d.lgs. 152/2006). Nello specifico, presso la loro azienda erano stati rinvenuti circa 24 metri cubi di pneumatici fuori uso, superando il limite di 20 metri cubi dichiarato per l’iscrizione all’albo provinciale. Si trattava quindi di un’eccedenza di circa 4 metri cubi rispetto a quanto autorizzato.

La Decisione di Primo Grado: Assoluzione per Tenuità del Fatto

Il Tribunale di primo grado, pur riconoscendo il superamento del limite, ha assolto gli imputati applicando l’art. 131-bis del codice penale, ovvero per la particolare tenuità del fatto. Il giudice ha ritenuto che l’offesa fosse di minima entità, anche considerando che un corretto impilamento degli pneumatici avrebbe potuto ottimizzare lo spazio nel cassone, rendendo l’eccedenza ancora meno significativa.

L’Appello e la Conversione in Ricorso per Cassazione

Insoddisfatti di un’assoluzione che comunque presupponeva la sussistenza del reato, gli imputati hanno proposto appello, puntando a una formula assolutoria più ampia (ad esempio, “il fatto non sussiste”). I motivi erano due:

1. Mancata assunzione di una prova decisiva: Si lamentava il mancato ascolto di un testimone che avrebbe potuto chiarire le corrette modalità di stoccaggio.
2. Motivazione illogica: Si sosteneva che il Tribunale, riconoscendo l’incertezza sulla quantità esatta dell’eccesso e sulla possibilità di uno stoccaggio corretto, avrebbe dovuto assolvere nel merito anziché per tenuità del fatto.

La Corte d’Appello, riconoscendo correttamente l’inappellabilità di questo tipo di sentenza da parte dell’imputato, ha trasmesso gli atti alla Corte di Cassazione, convertendo l’impugnazione in ricorso.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione e il ricorso inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per entrambi i motivi sollevati.

In primo luogo, riguardo alla mancata assunzione del testimone, la Corte ha sottolineato che una tale censura è proponibile solo se la richiesta di prova è stata formalmente avanzata durante il dibattimento ai sensi dell’art. 495, comma 2, del codice di procedura penale. Nel caso specifico, non vi era traccia di tale richiesta negli atti processuali, rendendo la doglianza generica e infondata.

In secondo luogo, la Corte ha respinto il motivo sulla presunta illogicità della motivazione. I giudici di legittimità hanno ribadito che il loro compito non è riesaminare i fatti, ma solo verificare la coerenza logica della decisione del giudice di merito. La valutazione del Tribunale – secondo cui un migliore stoccaggio avrebbe ridotto il volume, supportando così il giudizio di tenuità – è stata ritenuta una valutazione di fatto, non contraddittoria e quindi non sindacabile in Cassazione. Non si trattava di un’incertezza sull’esistenza del reato, ma di una considerazione che ne ridimensionava la gravità.

Conclusioni: Le Conseguenze di un Ricorso Inammissibile

La decisione finale della Cassazione è stata drastica: non solo il ricorso è stato dichiarato inammissibile, ma i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000 euro ciascuno alla Cassa delle ammende. Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti. È uno strumento per contestare errori di diritto. La presentazione di motivi non consentiti in sede di legittimità, come le valutazioni di merito, porta inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità con conseguenze economiche significative per chi ricorre.

Quando è possibile contestare in Cassazione la mancata ammissione di un testimone?
Secondo la sentenza, è possibile contestare la mancata assunzione di una prova decisiva solo se questa è stata specificamente richiesta a discarico nel dibattimento, ai sensi dell’art. 495, comma 2, del codice di procedura penale. In assenza di una formale richiesta agli atti, il motivo di ricorso è considerato inammissibile.

Perché il motivo sulla motivazione illogica è stato respinto?
È stato respinto perché riguardava questioni di fatto e valutazioni di merito, che sono di esclusiva competenza del giudice di primo e secondo grado. La Corte di Cassazione si limita a un controllo di legittimità, verificando che la motivazione non sia palesemente contraddittoria o illogica, ma non può sostituire la propria valutazione a quella del Tribunale sulla gravità del fatto.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Comporta, oltre al rigetto del ricorso, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale. In questo caso, la somma è stata fissata in 3.000 euro per ciascun ricorrente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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