LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: Cassazione su ricettazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per ricettazione. L’ordinanza ha confermato la decisione della Corte d’Appello di non concedere l’attenuante della particolare tenuità e di applicare la recidiva. La Corte ha ritenuto le motivazioni dei giudici di merito corrette e prive di vizi logici, respingendo le censure come manifestamente infondate e rendendo il ricorso inammissibile.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Criteri per Ricettazione e Recidiva

L’ordinanza n. 2858/2024 della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sulla disciplina della ricettazione e sui limiti dell’impugnazione in sede di legittimità, culminando in una dichiarazione di ricorso inammissibile. La pronuncia analizza due aspetti cruciali spesso al centro dei dibattiti processuali: il riconoscimento dell’attenuante della particolare tenuità del fatto e la corretta valutazione della recidiva. Vediamo nel dettaglio come la Suprema Corte ha affrontato la questione.

La Vicenda Processuale

Un soggetto, condannato in primo grado e in appello per il reato di ricettazione, ha presentato ricorso per Cassazione. La difesa ha articolato il ricorso su due motivi principali:
1. Il mancato riconoscimento della circostanza attenuante della particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 648, comma 2 (attuale comma 4), del codice penale.
2. L’errata applicazione della recidiva, contestandone la sussistenza.

La Corte d’Appello di Genova, con sentenza del 9 marzo 2023, aveva confermato la condanna emessa in primo grado il 25 gennaio 2022, respingendo di fatto le medesime doglianze. L’imputato ha quindi tentato l’ultima via del ricorso in Cassazione.

L’analisi della Corte sul ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha esaminato entrambi i motivi di ricorso, ritenendoli entrambi manifestamente infondati e, di conseguenza, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Vediamo il ragionamento seguito per ciascun punto.

Il Mancato Riconoscimento della Particolare Tenuità

Il primo motivo di ricorso si concentrava sulla richiesta di applicazione dell’attenuante speciale per la ricettazione, legata alla lieve entità del fatto. La Cassazione ha evidenziato come il giudice di merito avesse fornito una motivazione chiara, logica e giuridicamente corretta per escludere tale attenuante. I giudici dei gradi precedenti avevano esplicitato le ragioni del loro convincimento, basandosi su argomenti concreti che giustificavano la non applicabilità della circostanza favorevole. La Suprema Corte, in questi casi, non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito, ma può solo verificare l’esistenza di vizi logici o errori di diritto, che in questo caso erano assenti. La censura è stata quindi giudicata infondata.

La Valutazione della Recidiva

Anche il secondo motivo, relativo alla contestazione della recidiva, è stato respinto. La Corte ha ribadito i principi consolidati dalla giurisprudenza di legittimità sulla valutazione della recidiva. Tale valutazione non può basarsi unicamente sulla gravità dei fatti pregressi o sull’arco temporale in cui sono stati commessi. È necessario un esame concreto, fondato sui criteri dell’art. 133 del codice penale (gravità del reato, capacità a delinquere del colpevole).

Il giudice deve verificare se esista un rapporto significativo tra il nuovo reato e le condanne precedenti, tale da indicare una “perdurante inclinazione al delitto” che ha agito come fattore criminogeno nella commissione del nuovo illecito. La Corte d’Appello aveva correttamente applicato questi principi, accertando inoltre che i reati presupposto per la recidiva fossero stati commessi proprio dall’imputato. Di conseguenza, anche questo motivo è stato giudicato manifestamente infondato.

Le Motivazioni

Le motivazioni alla base della decisione della Suprema Corte si fondano sul principio secondo cui il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio in cui si possono riesaminare i fatti. Il suo scopo è garantire l’uniforme interpretazione della legge e correggere eventuali errori di diritto o vizi logici manifesti nella motivazione delle sentenze precedenti. Nel caso di specie, i giudici di merito avevano costruito un percorso argomentativo coerente e immune da censure. Avevano spiegato perché il fatto non fosse di particolare tenuità e perché la recidiva fosse applicabile, basando le loro conclusioni su elementi concreti e principi giuridici corretti. Pertanto, i motivi di ricorso si risolvevano in un tentativo non consentito di ottenere una nuova valutazione del merito della vicenda.

Conclusioni

L’ordinanza si conclude con una dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Questa decisione comporta due conseguenze dirette per il ricorrente: la condanna al pagamento delle spese processuali e il versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La pronuncia ribadisce che, per avere successo in Cassazione, non è sufficiente dissentire dalla decisione dei giudici di merito, ma è necessario dimostrare un errore giuridico o un vizio logico palese. In assenza di tali elementi, il ricorso è destinato a essere dichiarato inammissibile, con le relative conseguenze economiche.

Come valuta un giudice la sussistenza della recidiva?
La valutazione non può basarsi solo sulla gravità o sulla data dei reati precedenti. Il giudice deve esaminare concretamente, secondo i criteri dell’art. 133 del codice penale, se le condanne passate indichino una persistente inclinazione al delitto che abbia influenzato la commissione del nuovo reato.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando i motivi presentati sono manifestamente infondati, ovvero quando non evidenziano vizi logici o errori di diritto nella sentenza impugnata, ma si limitano a contestare la valutazione dei fatti già compiuta dai giudici di merito.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro, stabilita dalla Corte, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati