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Ricorso inammissibile: Cassazione su recidiva e pena

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 22776/2024, ha dichiarato un ricorso inammissibile proposto contro una condanna per il reato di incendio. L’imputato lamentava la mancanza di motivazione sulla recidiva e sulla determinazione della pena, ma la Corte ha ritenuto il ricorso generico e volto a un inammissibile riesame del merito, confermando la valutazione della Corte d’Appello sulla pericolosità del soggetto e sulla congruità della sanzione.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Limiti dell’Impugnazione

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come un’impugnazione possa essere respinta senza un esame nel merito, a causa della sua formulazione. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché le censure sollevate dalla difesa erano generiche e miravano a una rivalutazione dei fatti, compito che non spetta al giudice di legittimità. Analizziamo la vicenda per comprendere i confini del giudizio di Cassazione e l’importanza di formulare motivi di ricorso specifici.

I Fatti del Caso: Un Incendio in Cella

Il ricorrente era stato condannato in primo e secondo grado alla pena di un anno di reclusione per il reato di incendio, commesso all’interno della cella in cui era detenuto. La Corte d’Appello di Bologna aveva confermato la decisione, riconoscendo la recidiva reiterata infraquinquennale e concedendo le circostanze attenuanti generiche in misura equivalente alle aggravanti contestate. La difesa ha quindi proposto ricorso per Cassazione, lamentando un vizio di motivazione.

I Motivi del Ricorso: Critiche alla Recidiva e alla Pena

La difesa ha contestato la sentenza d’appello su due punti principali:

1. Omessa motivazione sulla recidiva: Secondo il ricorrente, i giudici di merito non avrebbero adeguatamente spiegato le ragioni per cui la sua condizione di recidivo dovesse effettivamente comportare un aumento della pena.
2. Omessa motivazione sulla determinazione della pena: La difesa ha criticato anche il modo in cui la pena era stata quantificata, ritenendolo non sufficientemente giustificato.

La tesi difensiva, in sostanza, era che la Corte d’Appello avesse applicato degli automatismi senza una reale valutazione del caso specifico.

La Decisione della Cassazione: Quando un Ricorso è Inammissibile

La Suprema Corte ha respinto completamente le argomentazioni della difesa, dichiarando il ricorso inammissibile. Il fulcro della decisione risiede nella natura stessa del giudizio di Cassazione, che non è un terzo grado di merito. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, non riesaminare i fatti o le prove.

La Valutazione sulla Recidiva

I giudici di legittimità hanno osservato che, contrariamente a quanto sostenuto dal ricorrente, la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione dettagliata e specifica. Aveva infatti analizzato i precedenti penali dell’imputato, collegandoli al reato attuale. L’incendio in cella era stato visto come un’ulteriore prova della sua “propensione ai reati contro il patrimonio e l’incolumità altrui”. Di conseguenza, la critica del ricorrente è stata considerata un tentativo di ottenere una nuova valutazione dei fatti, non una reale censura a un vizio logico della sentenza.

La Congruità della Pena

Anche le critiche sulla quantificazione della pena sono state giudicate del tutto generiche. La Corte ha ritenuto che la sanzione fosse stata commisurata in modo plausibile alla “particolare gravità del fatto” e alla “personalità incline a delinquere dell’imputato”, elementi ampiamente descritti nella motivazione della sentenza impugnata. Non c’era, quindi, alcun vizio da sanare.

Le Motivazioni della Corte

La Corte Suprema ha ribadito un principio fondamentale del processo penale: il ricorso per Cassazione deve indicare in modo specifico le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che sostengono ogni richiesta. Non è sufficiente una critica generica o astratta della decisione impugnata. Nel caso di specie, la difesa non si è confrontata con le argomentazioni concrete svolte dalla Corte d’Appello, ma si è limitata a proporre una diversa lettura degli stessi elementi, chiedendo di fatto un riesame del merito. La Corte ha sottolineato che la motivazione della sentenza d’appello era logica, coerente e basata sulle risultanze processuali, e come tale non era sindacabile in sede di legittimità.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza conferma che per avere successo in Cassazione non basta essere in disaccordo con la decisione dei giudici di merito. È necessario individuare e argomentare vizi specifici di violazione di legge o di manifesta illogicità della motivazione. Un ricorso inammissibile, come quello in esame, non solo porta alla conferma della condanna, ma comporta anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata quantificata in 3.000 euro. La pronuncia serve quindi da monito sull’importanza di redigere ricorsi ben fondati e pertinenti ai limiti del giudizio di legittimità.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le critiche mosse alla sentenza d’appello erano generiche, non si confrontavano specificamente con le motivazioni del giudice di merito e chiedevano di fatto un nuovo esame dei fatti, attività non permessa in sede di legittimità.

Come ha giustificato la Corte la valutazione sulla recidiva dell’imputato?
La Corte ha stabilito che la sentenza impugnata aveva motivato dettagliatamente la recidiva, correlando i precedenti penali dell’imputato con la condotta attuale (l’incendio in cella) e dimostrando la sua già manifestata propensione a commettere reati contro il patrimonio e l’incolumità altrui.

Cosa succede quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la condanna impugnata diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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