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Ricorso inammissibile: Cassazione su furto aggravato

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da due imputati condannati per tentato furto aggravato di carburante. La Corte ha respinto le doglianze relative all’applicazione della Riforma Cartabia e al travisamento della prova, sottolineando che la genericità dei motivi e la mera riproposizione di argomenti già vagliati porta all’inammissibilità. Di conseguenza, non è possibile applicare la nuova disciplina più favorevole della procedibilità a querela.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: quando l’appello generico preclude norme più favorevoli

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 638/2024, ha affrontato un caso di tentato furto aggravato, fornendo importanti chiarimenti sui requisiti di ammissibilità dei ricorsi e sulle conseguenze di un ricorso inammissibile. La pronuncia sottolinea un principio fondamentale: la genericità e la ripetitività dei motivi di appello non solo portano a una declaratoria di inammissibilità, ma precludono anche l’applicazione di normative sopravvenute più favorevoli, come la procedibilità a querela introdotta dalla Riforma Cartabia.

I Fatti: Tentato Furto e la Condanna nei Primi Gradi

Il caso riguarda due soggetti condannati sia in primo grado dal Tribunale di Mantova che in appello dalla Corte di Brescia per il reato di tentato furto aggravato in concorso. Gli imputati erano stati accusati di aver tentato di impossessarsi di una quantità di carburante da una cisterna all’interno di un consorzio agrario nella notte del 22 novembre 2013. La condanna era stata confermata in appello, spingendo gli imputati a presentare ricorso per cassazione.

I Motivi del Ricorso: Riforma Cartabia e Travisamento della Prova

I ricorsi presentati si basavano su due argomenti principali:

1. Questione di legittimità costituzionale: Uno dei ricorrenti sosteneva l’illegittimità costituzionale delle norme che avevano posticipato l’entrata in vigore della Riforma Cartabia. Tale riforma ha reso il reato di furto aggravato procedibile a querela della persona offesa. Poiché nel caso di specie mancava una querela valida, la difesa riteneva che il procedimento dovesse essere archiviato.
2. Travisamento della prova e vizi di motivazione: Entrambi i ricorrenti lamentavano una motivazione illogica e contraddittoria da parte della Corte d’Appello, accusandola di aver meramente replicato la sentenza di primo grado senza un’analisi autonoma. In particolare, si evidenziava una presunta discrasia oraria tra le videoriprese della zona del furto e i rilevamenti dei Carabinieri, che secondo la difesa avrebbe dovuto insinuare un dubbio sulla colpevolezza.

La Decisione della Cassazione e il Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili. La decisione si fonda sul principio consolidato secondo cui un ricorso per cassazione deve contenere una critica specifica e argomentata delle motivazioni della sentenza impugnata. Non è sufficiente, come nel caso di specie, riproporre le medesime censure già respinte nei precedenti gradi di giudizio.

La Corte ha ritenuto che gli appelli fossero generici e si limitassero a sollecitare una nuova valutazione dei fatti, compito che non rientra nelle competenze della Corte di legittimità. Un ricorso inammissibile è, di fatto, un atto che non supera la soglia minima di specificità richiesta dalla legge per poter essere esaminato nel merito.

Le Motivazioni

La Corte ha smontato punto per punto le argomentazioni difensive. Per quanto riguarda la questione sulla Riforma Cartabia, ha richiamato una precedente sentenza che chiarisce come il legislatore abbia piena facoltà di differire l’entrata in vigore di una legge, anche durante il periodo di vacatio legis, senza che ciò violi alcun principio costituzionale.

Sul presunto travisamento della prova, i giudici hanno ritenuto logica e plausibile la spiegazione della Corte d’Appello: la discrasia oraria era dovuta al mancato aggiornamento delle telecamere all’ora solare, un dato di comune esperienza. Le motivazioni della Corte d’Appello sono state giudicate esenti da vizi logici, coerenti e ben argomentate sia nell’identificazione degli imputati sia nella ricostruzione dei fatti.

Infine, la Corte ha ribadito un principio cruciale: la declaratoria di inammissibilità del ricorso preclude la possibilità di applicare norme più favorevoli sopravvenute. Citando una sentenza delle Sezioni Unite (Salatino, 2018), ha stabilito che la sopravvenienza della procedibilità a querela non può prevalere sull’inammissibilità del ricorso. In altre parole, chi presenta un ricorso inammissibile non può beneficiare di eventuali “sconti” di legge successivi.

Le Conclusioni

Questa sentenza offre una lezione importante: l’impugnazione di una sentenza penale deve essere un atto tecnico, specifico e puntuale. La mera riproposizione di difese già respinte, senza un confronto critico con le ragioni del giudice d’appello, conduce inevitabilmente a un ricorso inammissibile. Le conseguenze non sono solo la conferma della condanna e il pagamento di spese e sanzioni, ma anche la perdita della possibilità di avvalersi di normative più favorevoli. La decisione riafferma la necessità di un approccio rigoroso e tecnicamente fondato nell’esercizio del diritto di difesa in sede di legittimità.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Se il ricorso è dichiarato inammissibile, non viene esaminato nel merito. La sentenza di condanna diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, in questo caso fissata a 3.000 euro.

Un ricorso generico che ripete le argomentazioni precedenti ha possibilità di successo?
No. La sentenza chiarisce che un ricorso che si limita a riproporre le stesse censure già esaminate e respinte, senza un confronto specifico e critico con le motivazioni della sentenza impugnata, è destinato all’inammissibilità.

Se una legge più favorevole entra in vigore dopo la condanna, si applica anche se il ricorso è inammissibile?
No. Secondo la sentenza, la sopravvenienza di una norma più favorevole (in questo caso, la procedibilità a querela) non prevale sull’inammissibilità del ricorso. Pertanto, il ricorrente non può beneficiare della modifica legislativa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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