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Ricorso inammissibile: Cassazione su danneggiamento

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per danneggiamento. L’inammissibilità deriva dalla mera riproposizione di motivi già respinti in appello e dal tentativo di ottenere una nuova valutazione dei fatti. La Corte ha inoltre confermato la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, a causa della gravità della condotta e dei precedenti dell’imputato.

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Pubblicato il 23 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: No alla Tenuità del Fatto per Danneggiamento

Presentare un ricorso in Cassazione richiede una tecnica giuridica precisa e la consapevolezza dei limiti del giudizio di legittimità. Un errore comune è riproporre le stesse argomentazioni già valutate nei gradi precedenti, una strategia che porta quasi inevitabilmente a una dichiarazione di ricorso inammissibile. Con l’ordinanza in esame, la Corte di Cassazione ribadisce questo principio in un caso di danneggiamento, chiarendo anche i criteri per escludere la non punibilità per particolare tenuità del fatto.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna per il reato di danneggiamento, ai sensi dell’art. 635 del codice penale. L’imputato era stato ritenuto responsabile di aver colpito ripetutamente e con violenza la porta di un nosocomio, causandone il danneggiamento. La condanna, emessa in primo grado, era stata confermata dalla Corte d’Appello di Ancona. Contro questa seconda decisione, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha articolato il ricorso su due motivi principali:

1. Violazione di legge e vizio di motivazione: L’imputato contestava la ricostruzione dei fatti e l’attribuzione di responsabilità per il reato di danneggiamento, sostenendo che la motivazione della sentenza d’appello fosse mancante e contraddittoria.
2. Mancata applicazione della particolare tenuità del fatto: Si lamentava la non applicazione della causa di non punibilità prevista dall’art. 131-bis del codice penale, ritenendo che il fatto, per le sue modalità, dovesse essere considerato di minima offensività.

La Decisione della Corte: il Ricorso è Inammissibile

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, dichiarandolo inammissibile. La decisione si fonda su argomentazioni precise che toccano i limiti del giudizio di legittimità e i presupposti per l’applicazione della particolare tenuità del fatto.

Analisi del Primo Motivo: la Reiterazione è Inammissibile

La Corte ha osservato che il primo motivo di ricorso non faceva altro che riproporre le stesse questioni già sollevate e puntualmente respinte dalla Corte d’Appello. Questa pratica, definita come ‘pedissequa reiterazione’, non è consentita in Cassazione. Inoltre, la Suprema Corte ha evidenziato che le censure mosse miravano a ottenere una nuova e diversa valutazione dei fatti, un’attività preclusa al giudice di legittimità. La motivazione della Corte d’Appello è stata giudicata logica e priva di vizi giuridici, avendo illustrato chiaramente gli elementi a fondamento della condanna.

Analisi del Secondo Motivo: perché si esclude la Tenuità del Fatto

Anche il secondo motivo è stato ritenuto manifestamente infondato. I giudici di legittimità hanno confermato la correttezza della decisione della Corte d’Appello nell’escludere l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. La valutazione sulla tenuità dell’offesa deve basarsi sui criteri dell’art. 133 c.p., e nel caso di specie, l’esclusione era stata motivata sulla base di due elementi chiave:

* La gravità del fatto: desunta dalle modalità violente e ripetute dell’azione.
* I precedenti del ricorrente: indicativi di un’abitualità nei comportamenti illeciti, un fattore ostativo all’applicazione del beneficio.

La Corte ha sottolineato che l’imputato non aveva mosso una critica specifica a questa precisa argomentazione, rendendo il suo motivo di ricorso inefficace.

Le Motivazioni

La motivazione della Suprema Corte si ancora a principi consolidati. In primo luogo, il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare le prove. È un giudizio di legittimità, volto a verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione. Riproporre doglianze già esaminate, senza individuare vizi specifici della sentenza impugnata, equivale a chiedere un riesame del merito, che esula dalle competenze della Corte. In secondo luogo, la valutazione sulla particolare tenuità del fatto non è automatica. Il giudice deve considerare la gravità complessiva del reato, incluse le modalità della condotta e la personalità dell’autore, come delineata dai suoi precedenti. La presenza di un comportamento abitualmente illecito è una ragione sufficiente per negare il beneficio, come correttamente stabilito nel caso di specie.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre due importanti lezioni pratiche. La prima è che un ricorso inammissibile è una conseguenza diretta di una strategia difensiva che non tiene conto della natura del giudizio di Cassazione. È fondamentale non limitarsi a ripetere le argomentazioni dei gradi precedenti, ma individuare specifici vizi di legittimità nella decisione impugnata. La seconda è che la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non è una scappatoia automatica per reati di modesta entità. La sua applicazione è soggetta a una valutazione discrezionale del giudice, che tiene conto di tutti gli indici di gravità del reato e della condotta di vita dell’imputato, inclusa la presenza di precedenti penali.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Secondo la decisione, un ricorso è inammissibile quando si limita a riproporre pedissequamente gli stessi motivi già dedotti e respinti in appello o quando tende a ottenere una nuova valutazione dei fatti, attività non consentita nel giudizio di legittimità.

Perché non è stata applicata la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
La sua applicazione è stata esclusa a causa della gravità del fatto, desunta dalle modalità di esecuzione (colpi ripetuti e violenti), e dai precedenti del ricorrente, che segnalavano un’abitualità nei comportamenti illeciti.

È sufficiente riproporre gli stessi motivi dell’appello nel ricorso per Cassazione?
No, non è sufficiente. La Corte di Cassazione ha chiarito che la ‘pedissequa reiterazione’ di motivi già disattesi dalla corte di merito è una causa di inammissibilità del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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