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Ricorso inammissibile: Cassazione su cautelare

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo sottoposto a custodia cautelare in carcere per la cessione di tre chili di hashish. L’imputato aveva richiesto gli arresti domiciliari, sostenendo di possedere capacità di autocontrollo. La Corte ha confermato la decisione del Tribunale del riesame, ritenendo il ricorso inammissibile e condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di 3.000 euro alla Cassa delle Ammende, poiché l’appello non sollevava questioni di legittimità valide.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Conferma la Custodia Cautelare

L’analisi di oggi riguarda una sentenza della Corte di Cassazione che affronta il tema del ricorso inammissibile in materia di misure cautelari. La Suprema Corte ha ribadito i limiti del proprio sindacato di legittimità, confermando la detenzione in carcere per un individuo accusato di spaccio di sostanze stupefacenti. Questa decisione offre spunti importanti sui requisiti di ammissibilità dei ricorsi e sulle conseguenze economiche di un’impugnazione presentata senza validi motivi di diritto.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine da un’ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari (G.i.p.) del Tribunale di Trento, che disponeva la misura della custodia cautelare in carcere nei confronti di un soggetto per il reato di cessione di tre chilogrammi di hashish. La difesa dell’indagato impugnava tale provvedimento davanti al Tribunale del riesame, chiedendo una misura meno afflittiva come gli arresti domiciliari.

Il Tribunale del riesame, tuttavia, confermava integralmente l’ordinanza del G.i.p., ritenendo la custodia in carcere l’unica misura idonea a fronteggiare le esigenze cautelari del caso. Contro questa decisione, l’indagato proponeva ricorso per Cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione. In particolare, sosteneva che i giudici del riesame non avessero adeguatamente considerato la sua capacità di autocontrollo e di rispetto delle prescrizioni, elementi che, a suo dire, avrebbero giustificato la concessione degli arresti domiciliari.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha esaminato il ricorso e lo ha dichiarato inammissibile. Questa pronuncia ha comportato due importanti conseguenze per il ricorrente:

1. La condanna al pagamento delle spese processuali.
2. La condanna al versamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle Ammende, come sanzione per aver presentato un ricorso senza fondamento giuridico.

La decisione della Cassazione, quindi, non è entrata nel merito della questione (ovvero se l’indagato fosse o meno idoneo per gli arresti domiciliari), ma si è fermata a un vaglio preliminare di ammissibilità, ritenendo che i motivi presentati non fossero idonei a essere discussi in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando la natura del giudizio di Cassazione. Il ruolo della Suprema Corte non è quello di riesaminare i fatti o di sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito, ma solo di verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione.

Nel caso specifico, il ricorrente basava la sua difesa su argomenti di fatto, come la propria ‘capacità di autocontrollo’. Si tratta di una valutazione discrezionale che spetta al giudice di merito (G.i.p. e Tribunale del riesame), il quale aveva già fornito una motivazione logica e adeguata per giustificare la scelta della custodia in carcere. Il ricorso non evidenziava una reale violazione di legge o una palese illogicità nel ragionamento del Tribunale del riesame, ma si limitava a proporre una diversa interpretazione degli elementi fattuali. Questo tipo di doglianza è estraneo al giudizio di legittimità e rende, di conseguenza, il ricorso inammissibile.

La condanna al pagamento della sanzione alla Cassa delle Ammende si fonda sull’art. 616 del codice di procedura penale e sulla giurisprudenza della Corte Costituzionale. Tale sanzione ha lo scopo di scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o dilatori, che appesantiscono inutilmente il lavoro della Suprema Corte. La Corte ha ritenuto che il ricorrente fosse ‘in colpa’ nel determinare la causa di inammissibilità, non avendo sollevato censure pertinenti al giudizio di legittimità.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio sul merito della vicenda. Per avere successo, un ricorso deve concentrarsi su specifiche questioni di diritto, come l’errata interpretazione di una norma o un vizio logico manifesto nella motivazione della sentenza impugnata. Appellarsi a valutazioni di fatto, come le qualità personali dell’imputato, è quasi sempre una strada destinata all’insuccesso in sede di legittimità.

Inoltre, la pronuncia evidenzia i rischi economici di un’impugnazione temeraria. La dichiarazione di inammissibilità comporta non solo il pagamento delle spese processuali ma anche una sanzione pecuniaria che può essere significativa. È quindi cruciale, per la difesa, valutare attentamente i presupposti e le reali possibilità di accoglimento di un ricorso in Cassazione prima di intraprendere questa strada.

Perché un ricorso contro la custodia cautelare può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando non solleva questioni di legittimità (cioè errori nell’applicazione della legge o vizi logici evidenti nella motivazione), ma si limita a contestare la valutazione dei fatti compiuta dai giudici di merito, che è un’attività estranea al compito della Corte di Cassazione.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle Ammende. In questo caso, la somma è stata fissata in 3.000 euro.

È sufficiente affermare di avere ‘capacità di autocontrollo’ per ottenere gli arresti domiciliari invece del carcere?
No. Secondo la sentenza, tale affermazione riguarda una valutazione di merito che spetta ai giudici dei gradi inferiori. La Corte di Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella del Tribunale del riesame se quest’ultimo ha fornito una motivazione logica e coerente per la sua decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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