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Ricorso inammissibile Cassazione: la valutazione fatti

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile, ribadendo di non poter riesaminare i fatti di un processo. Il caso riguarda un appello contro una condanna in cui si contestava la responsabilità e il diniego di attenuanti. La Corte ha stabilito che i motivi erano una mera richiesta di rivalutazione delle prove, non consentita in sede di legittimità. Questo conferma che il ricorso inammissibile in Cassazione scatta quando non si denunciano vizi di legge ma si contesta il merito della decisione.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile in Cassazione: Quando la Valutazione dei Fatti è Esclusa

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione, Sezione Penale, offre un’importante lezione sui limiti del giudizio di legittimità. Affrontando un caso specifico, la Corte ribadisce un principio fondamentale: il ricorso alla Suprema Corte non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sui fatti. Esaminiamo come si manifesta un ricorso inammissibile in Cassazione e perché la distinzione tra vizio di legge e riesame del merito è cruciale.

La Vicenda Processuale

Un imputato, condannato dalla Corte d’Appello di Palermo, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione lamentando diversi aspetti della sentenza. In particolare, il ricorrente contestava sia la valutazione sulla sua responsabilità penale, sia il mancato riconoscimento di due importanti benefici: l’applicazione di una norma più favorevole per reati di lieve entità (art. 73, comma 5, d.P.R. 309/1990) e la concessione delle circostanze attenuanti generiche.

Il ricorrente, in sostanza, chiedeva alla Suprema Corte di riconsiderare gli elementi di prova e le valutazioni già effettuate dai giudici dei gradi precedenti, proponendo una lettura alternativa dei fatti a lui più favorevole.

I Motivi del Ricorso Inammissibile in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili tutti i motivi del ricorso, fornendo spiegazioni chiare e nette.

La Ripetitività dei Motivi e la Mancanza di Critica Specifica

I primi due motivi, relativi alla responsabilità e all’applicazione della norma sulla lieve entità, sono stati giudicati inammissibili perché riproponevano le stesse censure già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. Il ricorso, inoltre, mancava di una critica specifica e argomentata contro la motivazione della sentenza impugnata, limitandosi a sollecitare una rivalutazione delle prove. Questo atteggiamento trasforma il ricorso in un tentativo di ottenere un terzo grado di merito, funzione che non spetta alla Cassazione.

La Discrezionalità del Giudice sulle Attenuanti Generiche

Anche il terzo motivo, riguardante il diniego delle attenuanti generiche, è stato respinto. La Corte ha sottolineato che la concessione di tali attenuanti è un “giudizio di fatto”, insindacabile in sede di legittimità se la motivazione del giudice di merito è logica e non contraddittoria. Nel caso di specie, il giudice aveva correttamente basato la sua decisione sui parametri dell’art. 133 del codice penale, valutando la gravità della condotta e la personalità dell’imputato come elementi ostativi al riconoscimento del beneficio.

le motivazioni

La motivazione della Corte di Cassazione si fonda su principi consolidati della procedura penale. Il giudizio di legittimità non serve a stabilire se il giudice di merito abbia scelto la ricostruzione dei fatti ‘migliore’ o ‘più giusta’, ma solo a verificare se abbia applicato correttamente la legge e se la sua motivazione sia esente da vizi logici o contraddizioni evidenti.

La Corte ha specificato che per negare le attenuanti generiche, è sufficiente che il giudice prenda in esame anche un solo elemento ritenuto prevalente, come la gravità del reato o la capacità a delinquere del colpevole, senza dover confutare ogni singolo argomento difensivo. I motivi del ricorrente erano “avulsi da pertinente individuazione di specifici travisamenti di emergenze processuali”, ovvero non indicavano errori palesi e decisivi nella lettura delle prove da parte dei giudici di merito.

le conclusioni

Con questa ordinanza, la Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La decisione riafferma con forza il ruolo della Corte di Cassazione come custode della legge e non come giudice dei fatti. Per gli operatori del diritto, ciò significa che un ricorso, per avere successo, deve concentrarsi su precise violazioni di legge o su vizi logici manifesti nella motivazione della sentenza, evitando di chiedere una semplice rilettura delle prove a proprio favore.

Per quali motivi un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile se viene proposto per motivi non consentiti in sede di legittimità, come la richiesta di una nuova valutazione delle prove, se è una mera riproduzione di censure già respinte nei gradi di merito, o se manca di una critica specifica alle argomentazioni della sentenza impugnata.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove e i fatti di un processo?
No, la Corte di Cassazione non può procedere a una rivalutazione o a una rilettura alternativa delle fonti di prova. Il suo compito è limitato al controllo della corretta applicazione della legge e della logicità della motivazione della sentenza (giudizio di legittimità), non potendo entrare nel merito dei fatti (giudizio di fatto).

Il diniego delle circostanze attenuanti generiche è sempre contestabile in Cassazione?
No, la decisione di concedere o negare le attenuanti generiche è un giudizio di fatto riservato al giudice di merito. È contestabile in Cassazione solo se la motivazione è contraddittoria o illogica, ma non se è semplicemente una valutazione discrezionale, basata sui parametri dell’art. 133 del codice penale, con cui la difesa non è d’accordo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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