Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Conferma la Condanna per Tentata Estorsione
La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito i confini invalicabili del giudizio di legittimità, dichiarando un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per tentata estorsione. Questa decisione offre un’importante lezione sul ruolo della Suprema Corte e sui motivi per cui un ricorso può essere respinto senza nemmeno entrare nel merito della questione.
I Fatti del Processo
Il caso trae origine da una condanna per il reato di tentata estorsione emessa dalla Corte d’Appello. L’imputato, ritenuto colpevole, ha deciso di impugnare la sentenza dinanzi alla Corte di Cassazione, affidando la sua difesa a due principali motivi di ricorso. L’obiettivo era ottenere l’annullamento della condanna o, in subordine, una riqualificazione del reato in una fattispecie meno grave, come l’esercizio arbitrario delle proprie ragioni.
I Motivi del Ricorso e il Ruolo della Cassazione
Il ricorrente ha basato la sua strategia difensiva su due argomentazioni principali, entrambe respinte dalla Corte in quanto non conformi ai limiti del giudizio di cassazione.
Primo Motivo: Il Divieto di Rivalutazione delle Prove
L’imputato ha contestato la valutazione delle dichiarazioni rese dalle persone offese e da un testimone, sostenendo che il giudice di merito avesse errato nell’interpretare le prove. Tuttavia, la Corte di Cassazione non è un “terzo grado” di giudizio dove si possono riesaminare i fatti. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Chiedere una nuova valutazione delle testimonianze equivale a sollecitare un’analisi del merito, attività preclusa in sede di legittimità. Un’eccezione è rappresentata solo dal “travisamento della prova”, ovvero quando il giudice fonda la sua decisione su una prova inesistente o ne stravolge palesemente il contenuto, circostanza non riscontrata nel caso di specie.
Secondo Motivo: il ricorso inammissibile per la semplice ripetizione dei motivi
Il secondo motivo di ricorso verteva sulla richiesta di riqualificare il reato da tentata estorsione (artt. 56 e 629 c.p.) a esercizio arbitrario delle proprie ragioni (art. 393 c.p.). La Corte ha rilevato che questa argomentazione era una “pedissequa reiterazione” di quanto già sostenuto e respinto dalla Corte d’Appello. Presentare gli stessi motivi, senza introdurre nuove critiche specifiche alla sentenza di secondo grado, rende il ricorso inammissibile. In sostanza, non si può usare la Cassazione per tentare nuovamente la fortuna con le stesse argomentazioni già giudicate infondate.
Le Motivazioni della Corte di Cassazione
La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile con una motivazione chiara e netta. I giudici hanno sottolineato che il primo motivo mirava a una “rivalutazione delle fonti probatorie” e a una “alternativa ricostruzione dei fatti”, compiti che spettano esclusivamente ai giudici di merito. Il secondo motivo è stato giudicato indeducibile perché si limitava a riproporre le stesse tesi difensive già esaminate e motivatamente respinte dalla Corte d’Appello.
La Corte ha quindi confermato che i giudici di merito avevano correttamente inquadrato i fatti nella fattispecie di tentata estorsione, basandosi su un’analisi logica e giuridicamente corretta delle prove disponibili, e citando consolidata giurisprudenza in materia.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione
Questa ordinanza è un monito fondamentale: il ricorso in Cassazione non è un’ulteriore possibilità per discutere i fatti di una causa. È uno strumento di controllo sulla corretta applicazione del diritto. La decisione di inammissibilità comporta non solo la conferma definitiva della condanna, ma anche l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, in questo caso fissata in tremila euro. Pertanto, prima di intraprendere la via del ricorso per cassazione, è essenziale una valutazione rigorosa dei motivi, che devono riguardare vizi di legittimità della sentenza e non un semplice disaccordo sulla ricostruzione dei fatti.
Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile principalmente per due ragioni: primo, perché chiedeva una nuova valutazione delle prove, cosa non permessa in Cassazione; secondo, perché si limitava a ripetere le stesse argomentazioni già presentate e respinte dalla Corte d’Appello.
È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le testimonianze?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare le testimonianze o rivalutare le prove. Il suo compito è controllare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza precedente, non ricostruire i fatti.
Cosa succede quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la sentenza di condanna diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro a favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver presentato un ricorso infondato.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 44908 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 44908 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 12/11/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: COGNOME nato a POZZUOLI il 23/04/1958
avverso la sentenza del 13/03/2024 della CORTE APPELLO di NAPOLI
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso presentato nell’interesse di NOME COGNOME
letta la memoria difensiva fatta pervenire in data 24 ottobre 2024 con la quale sono stati sostanzialmente ribaditi i motivi di ricorso;
ritenuto che il primo motivo di ricorso, con il quale si contesta la prova della penale responsabilità per il reato di tentata estorsione in relazione all’omessa o erronea valutazione delle dichiarazioni delle persone offese NOME COGNOME e NOME COGNOME nonché del teste NOME COGNOME è inammissibile perché tende a prefigurare una rivalutazione delle fonti probatorie e/o un’alternativa ricostruzione dei fatti mediante criteri di valutazione diversi da quelli adottati dal giudice del merito, estranee al sindacato del presente giudizio ed avulse da pertinente individuazione di specifici e decisivi travisamenti di emergenze processuali valorizzate dai giudicanti;
che il secondo motivo di ricorso con il quale si contesta la mancata riqualificazione della condotta tenuta dall’imputato come violazione degli artt. 392 e 393 cod. pen. (rectius: 56, 393 cod. pen.) è indeducibile perché fondato su argomenti che si risolvono nella pedissequa reiterazione di quelli già dedotti in appello e puntualmente disattesi dalla Corte di merito;
che, nella specie, i giudici del merito hanno correttamente sussunto il fatto, per come ricostruito, nella fattispecie di cui agli artt. 56 e 629 cod. pen., ampiamente vagliando e disattendo, con corretti argomenti logici e giuridici (cfr. Sez. U, n. 29541 del 1607/2020, COGNOME, Rv. 280027 – 02 e in motivazione; Sez. U, n. 41461 del 19/07/2012, RAGIONE_SOCIALE, Rv. 253214 – 01; Sez. 2, n. 45300 del 28/10/2015, COGNOME, Rv. 264967 – 01), le doglianze difensive dell’appello, meramente riprodotte in questa sede (si vedano, in particolare, pagg. 5 – 7);
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende;
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende. Così deciso, il 12 novembre 2024.