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Ricorso inammissibile: Cassazione e stato di necessità

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da due professionisti. Il primo, un operatore sanitario, vedeva respinta la sua tesi dello stato di necessità per la firma di certificati falsi, data l’assenza di un pericolo reale e grave. Il secondo, un avvocato, contestava la valutazione delle prove, ma la Corte ha ribadito di non poter riesaminare il merito dei fatti, soprattutto in presenza di una doppia sentenza conforme nei gradi precedenti. Entrambi sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una sanzione.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione non riesamina i fatti

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio dei limiti del giudizio di Cassazione, ribadendo un principio fondamentale: la Suprema Corte è giudice di legittimità, non di merito. Quando un ricorso inammissibile viene presentato tentando di ottenere una terza valutazione dei fatti, la conseguenza è la sua inevitabile reiezione. Il caso analizza due posizioni distinte: quella di un operatore sanitario che invocava lo stato di necessità e quella di un legale che contestava le prove a suo carico.

I Fatti del Caso

La vicenda nasce dall’impugnazione di una sentenza della Corte d’Appello che aveva confermato la condanna di due persone. Il primo ricorrente, un professionista sanitario, era stato condannato per aver sottoscritto certificati medici falsi. La sua difesa si basava sulla tesi di aver agito in uno “stato di necessità”, costretto psicologicamente da un collega.

La seconda ricorrente, un’avvocatessa, era stata condannata sulla base di documenti rinvenuti nel suo studio e di alcuni messaggi in cui si faceva riferimento a una “festeggiata”, identificata dagli inquirenti in lei. La sua difesa mirava a smontare il valore probatorio di tali elementi, sostenendo un travisamento delle prove.

L’analisi del ricorso inammissibile e lo Stato di Necessità

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile del professionista sanitario con una motivazione netta. Per potersi appellare allo stato di necessità (art. 54 c.p.), non è sufficiente una generica pressione psicologica o delle “blande insistenze”. La legge richiede un pericolo attuale di un danno grave alla persona.

Nel caso specifico, la Corte ha osservato che la presunta coazione non aveva tali caratteristiche. Inoltre, l’imputato si trovava in un luogo pubblico, un pronto soccorso, con agenti di polizia a pochi metri di distanza. Avrebbe potuto facilmente chiedere aiuto, neutralizzando qualsiasi minaccia senza violare i suoi doveri professionali. Mancando i presupposti oggettivi della scriminante, la Corte ha ritenuto la doglianza manifestamente infondata.

La Valutazione delle Prove e il Limite della Cassazione

Anche per la seconda ricorrente, il risultato è stato un ricorso inammissibile. Le sue censure, relative all’interpretazione delle prove (i documenti e i messaggi), sono state qualificate come un tentativo di ottenere un nuovo giudizio di merito. La Corte ha ricordato che, in presenza di una cosiddetta “doppia conforme” (decisioni uguali in primo grado e in appello) e di una motivazione logica e coerente, non è suo compito rivalutare il compendio probatorio.

Il giudice di legittimità interviene solo se la motivazione è palesemente illogica, contraddittoria o basata su un errore di diritto, non se l’interpretazione dei fatti proposta dalla difesa è semplicemente diversa da quella, plausibile, adottata dai giudici di merito.

Le motivazioni della decisione

La Corte ha rigettato entrambi i ricorsi perché si basavano su argomenti che esulano dalla sua giurisdizione. Il primo ricorso tentava di applicare una causa di giustificazione (lo stato di necessità) in assenza dei suoi requisiti fondamentali. Il secondo chiedeva una rilettura delle prove, attività preclusa al giudice di legittimità. In entrambi i casi, le motivazioni della Corte d’Appello sono state giudicate congrue e prive di vizi logico-giuridici, rendendo gli appelli proposti un’inammissibile richiesta di rivalutazione fattuale.

Conclusioni

Questa ordinanza è un monito importante: il ricorso per Cassazione deve concentrarsi su questioni di diritto e non trasformarsi in un terzo grado di giudizio sui fatti. La dichiarazione di inammissibilità, con la conseguente condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, è la sanzione processuale per chi tenta di superare questi invalicabili confini. La decisione riafferma la necessità di una difesa tecnica che individui specifici errori di diritto nella sentenza impugnata, anziché riproporre argomentazioni fattuali già esaminate e respinte nei precedenti gradi di giudizio.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando, invece di contestare un errore di diritto o un vizio logico palese nella motivazione, si limita a chiedere un nuovo esame dei fatti e delle prove, attività che spetta esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado.

Quali sono i requisiti per invocare lo stato di necessità come causa di giustificazione?
Per invocare lo stato di necessità, è indispensabile la presenza di un pericolo attuale di un danno grave alla persona. Tale pericolo deve essere inevitabile con altri mezzi leciti. Semplici pressioni psicologiche o insistenze, senza una minaccia concreta e imminente, non sono sufficienti a integrare questa scriminante.

Cosa significa che la Corte di Cassazione non può riesaminare le prove in presenza di una ‘doppia conforme’?
Significa che se il Tribunale e la Corte d’Appello hanno raggiunto la stessa conclusione di colpevolezza basandosi su una valutazione delle prove logica e coerente, la Corte di Cassazione non può sostituire la propria interpretazione dei fatti, a meno che non emerga un palese travisamento della prova o un’illogicità manifesta nella motivazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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