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Ricorso inammissibile: Cassazione e specificità motivi

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per frode, ribadendo che i motivi d’appello devono essere specifici e non possono mirare a una semplice rivalutazione delle prove. Questa ordinanza sottolinea come un ricorso generico, che tenta di ottenere un terzo grado di giudizio nel merito, sia destinato al rigetto con condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione non Riesamina i Fatti

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui limiti del giudizio di legittimità, stabilendo che un ricorso inammissibile è la conseguenza inevitabile di motivi d’appello generici e volti a ottenere una nuova valutazione delle prove. Il caso riguarda due imputati che, dopo una condanna per un reato riconducibile all’art. 642 c.p., hanno tentato di contestare la decisione di merito con argomentazioni che la Suprema Corte ha giudicato non pertinenti alla propria funzione.

L’Oggetto della Contesa: un Appello contro la Condanna

Due soggetti, condannati in secondo grado dalla Corte d’Appello, hanno presentato ricorso per Cassazione contestando la loro responsabilità penale. Il fulcro del loro appello si basava su una critica alla valutazione delle prove effettuata dai giudici di merito, proponendo una ricostruzione alternativa dei fatti e mettendo in discussione la credibilità e l’attendibilità degli elementi probatori.

I Requisiti di Specificità e il Ricorso Inammissibile

La Corte Suprema ha immediatamente stroncato le argomentazioni difensive, dichiarando il ricorso inammissibile per una fondamentale violazione dell’art. 581 del codice di procedura penale. Questa norma impone che i motivi di ricorso siano specifici, ovvero non solo indichino le presunte violazioni di legge, ma si confrontino puntualmente con le ragioni esposte nella sentenza impugnata. Nel caso di specie, le doglianze erano state formulate in modo generico, senza un’effettiva correlazione con la complessità delle argomentazioni del giudice d’appello, risultando così inadeguate a scalfire la logicità della decisione.

Il Divieto di Rivalutazione del Merito e il Travisamento della Prova

Un punto cruciale della decisione è il richiamo al consolidato principio secondo cui la Corte di Cassazione non è un “terzo grado di giudizio”. Il suo compito non è rivalutare i fatti o soppesare nuovamente le prove, ma verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione. I ricorrenti, invece, tendevano a prefigurare una “rivalutazione delle fonti probatorie” e una “alternativa ricostruzione dei fatti”, compiti che esulano completamente dalle competenze della Corte.

La stessa nozione di “travisamento della prova”, unico vizio di fatto censurabile in Cassazione, è stata rigorosamente circoscritta. Esso sussiste solo quando il giudice ha commesso un errore percettivo su una prova decisiva (ad esempio, leggendo una cosa per un’altra), tale da disarticolare l’intero ragionamento probatorio. Non è, invece, un travisamento la semplice scelta di un’interpretazione della prova diversa da quella auspicata dalla difesa.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione evidenziando che i giudici di merito avevano ampiamente e logicamente spiegato le ragioni del loro convincimento. Le critiche sollevate nel ricorso non configuravano un vero travisamento, ma si limitavano a evidenziare presunte incongruenze non decisive o a proporre una diversa lettura degli elementi processuali, attività non consentita in sede di legittimità. Pertanto, essendo i motivi privi dei requisiti di specificità e decisività, l’unica conclusione possibile era dichiarare il ricorso inammissibile.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale per chiunque intenda adire la Corte di Cassazione: il ricorso deve essere un atto tecnico e preciso, focalizzato su vizi di legittimità e non su questioni di fatto. Proporre doglianze generiche o tentare di ottenere un riesame delle prove non solo è inefficace, ma comporta la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come accaduto nel caso di specie, rendendo la sentenza impugnata definitiva.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili?
I ricorsi sono stati dichiarati inammissibili perché privi dei requisiti di specificità richiesti dall’art. 581 cod. proc. pen. Erano generici, non si correlavano adeguatamente con le motivazioni della sentenza impugnata e miravano a una nuova valutazione dei fatti.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove e i fatti del processo?
No, non è possibile. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Le doglianze che mirano a una rivalutazione delle fonti di prova o a una ricostruzione alternativa dei fatti, come in questo caso, non sono consentite.

Cosa succede quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la decisione impugnata diventa definitiva. Inoltre, la Corte condanna i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto qui con una somma di tremila euro ciascuno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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