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Ricorso inammissibile: Cassazione e scelta di vita

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza del 7 maggio 2025, ha dichiarato un ricorso inammissibile. La decisione si fonda sulla constatazione che il ricorrente aveva scelto deliberatamente di dedicarsi ad attività criminali per il proprio sostentamento, senza cercare alternative legali. Di conseguenza, è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Scelta di Vita Criminale Chiude le Porte della Cassazione

Un ricorso inammissibile rappresenta un ostacolo insormontabile per chi cerca di contestare una sentenza. Ma cosa succede quando l’inammissibilità non deriva da un mero vizio di forma, ma da una valutazione sulla condotta di vita del ricorrente? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione Penale ci offre uno spunto di riflessione cruciale: la scelta deliberata di vivere di attività illecite può precludere l’accesso al giudizio di legittimità.

Analizziamo insieme questa pronuncia per capire le ragioni giuridiche e le implicazioni pratiche di una tale decisione.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un individuo contro una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Bologna. L’appellante contestava la decisione dei giudici di secondo grado, sperando di ottenere una riforma della pronuncia a lui sfavorevole. La questione è stata quindi portata all’attenzione della Suprema Corte di Cassazione per la valutazione finale sulla legittimità della sentenza impugnata.

La Decisione della Corte sul Ricorso Inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con ordinanza del 7 maggio 2025, ha messo un punto fermo sulla vicenda, dichiarando il ricorso inammissibile. Questa decisione non si è limitata a una semplice analisi tecnica degli atti, ma è scesa nel profondo delle circostanze personali del ricorrente. La Corte ha condannato l’imputato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione tipica per i ricorsi giudicati temerari o privi di fondamento.

Le Motivazioni: La Scelta Deliberata di un’Attività Delittuosa

Il cuore della decisione risiede nelle motivazioni addotte dai giudici. La Corte ha ritenuto che il ricorso dovesse essere dichiarato inammissibile perché dalle circostanze emergeva chiaramente una scelta consapevole e deliberata da parte del ricorrente. Egli aveva infatti deciso di dedicarsi stabilmente ad attività delittuose come unica fonte di sostentamento, senza nemmeno tentare di reperire un’alternativa legale e valida.

Secondo la Suprema Corte, questa “scelta di vita” rivela la pretestuosità del ricorso. Non si trattava di un errore occasionale o di una situazione di necessità, ma di un modello di comportamento consolidato e volontario. In un contesto simile, l’impugnazione perde la sua funzione di garanzia e si trasforma in un mero tentativo dilatorio, privo di qualsiasi fondamento meritevole di tutela. La Corte, pertanto, ha ritenuto di non dover nemmeno entrare nel merito delle singole doglianze, fermandosi alla valutazione preliminare di ammissibilità.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del nostro ordinamento processuale: il diritto di impugnazione non è assoluto. La sua esercitabilità è subordinata alla presenza di specifici requisiti, tra cui la serietà e la fondatezza delle censure mosse alla decisione impugnata. La valutazione della condotta complessiva dell’imputato, sebbene non possa influenzare il giudizio di colpevolezza per il reato specifico, può assumere un ruolo determinante nel giudizio di ammissibilità del ricorso.

La decisione insegna che il sistema giudiziario non può essere utilizzato come strumento per perpetuare situazioni di illegalità. Chi sceglie deliberatamente di vivere ai margini della legge, facendo del crimine la propria professione, non può poi pretendere che le garanzie processuali vengano piegate a suo favore per ritardare l’esecuzione di una giusta condanna. La condanna al pagamento di una somma alla Cassa delle ammende serve proprio a sanzionare questo abuso del processo, fungendo da deterrente per futuri ricorsi infondati.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile perché il ricorrente aveva deliberatamente scelto di dedicarsi ad attività criminali per il proprio sostentamento, senza aver cercato alcuna valida alternativa legale.

Quali sono le conseguenze economiche per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e a versare la somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La scelta di vita di una persona può influenzare l’ammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Sì, secondo questa ordinanza, la scelta deliberata e stabile di condurre una vita dedita ad attività illecite può essere un fattore decisivo per la Corte nel dichiarare un ricorso inammissibile, in quanto rivela la mancanza di fondatezza dell’impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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