Ricorso inammissibile: quando la Cassazione non può riesaminare le prove
L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame offre un chiaro esempio dei limiti del giudizio di legittimità, ribadendo un principio fondamentale del nostro sistema processuale: la Suprema Corte non è un terzo grado di giudizio sul merito. Il caso riguarda una condanna per furto in abitazione e la successiva dichiarazione di ricorso inammissibile, poiché i motivi presentati miravano a una rivalutazione dei fatti, attività preclusa in sede di Cassazione.
I Fatti del Caso
Un individuo, condannato per furto in abitazione dalla Corte di Appello di Cagliari, sezione distaccata di Sassari, ha presentato ricorso per Cassazione. La difesa ha basato l’impugnazione su un unico motivo: la contestazione della correttezza della motivazione della sentenza di secondo grado. In particolare, il ricorrente lamentava un presunto travisamento della prova, sostenendo che i giudici di merito avessero interpretato erroneamente gli elementi a suo carico, giungendo a una dichiarazione di responsabilità ingiusta.
La Decisione della Corte di Cassazione
La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con ordinanza dell’8 maggio 2024, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Di conseguenza, la condanna per furto in abitazione è diventata definitiva. Oltre a respingere l’impugnazione, la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.
Le Motivazioni del Ricorso Inammissibile
La decisione della Suprema Corte si fonda su una motivazione netta e perentoria, che merita un’analisi approfondita per comprendere i confini del giudizio di legittimità.
Il Ruolo della Cassazione e i Limiti del Giudizio
La Corte di Cassazione ha il compito di assicurare l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge. Il suo giudizio è di ‘legittimità’, non di ‘merito’. Questo significa che non può riesaminare i fatti del processo o valutare nuovamente le prove (come testimonianze o documenti), attività che spetta esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado. La Cassazione interviene solo se rileva errori di diritto, come l’errata applicazione di una norma, o vizi logici evidenti nella motivazione della sentenza impugnata.
La Richiesta di Rivalutazione della Prova
Nel caso specifico, i giudici hanno rilevato che l’unico motivo di ricorso, sebbene formalmente denunciasse un vizio di motivazione, era in realtà finalizzato a ‘prefigurare una rivalutazione o un’alternativa rilettura delle fonti probatorie’. In altre parole, il ricorrente non stava indicando un errore di diritto, ma stava chiedendo alla Cassazione di interpretare le prove in modo diverso rispetto a quanto fatto dalla Corte d’Appello. Questa richiesta esula completamente dalle attribuzioni della Suprema Corte e, pertanto, rende il ricorso inammissibile.
Le Conclusioni
L’ordinanza ribadisce un principio cruciale: non è possibile utilizzare il ricorso per Cassazione come un’ulteriore opportunità per discutere la ricostruzione dei fatti. La contestazione della valutazione delle prove è consentita solo entro limiti molto stringenti, come nel caso di un ‘travisamento’ evidente, in cui il giudice abbia affermato l’esistenza di una prova che non c’è o ne abbia stravolto il senso. Quando, invece, il ricorso si limita a proporre una lettura alternativa del materiale probatorio, è destinato a essere dichiarato inammissibile, con conseguente condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria, come avvenuto in questo caso.
Per quale motivo il ricorso presentato alla Corte di Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché mirava a ottenere una nuova valutazione delle prove, un’attività che non rientra nelle competenze della Corte di Cassazione, la quale si occupa solo di questioni di legittimità e non di merito.
Cosa significa che un motivo di ricorso è finalizzato a una ‘alternativa rilettura delle fonti probatorie’?
Significa che il ricorrente non contesta un errore di diritto commesso dal giudice precedente, ma propone una diversa interpretazione dei fatti e delle prove già esaminate, chiedendo di fatto un nuovo giudizio sulla colpevolezza, cosa non permessa in Cassazione.
Quali sono state le conseguenze per il ricorrente dopo la dichiarazione di inammissibilità?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 20436 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 20436 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 08/05/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME NOME a TEMPIO PAUSANIA il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 16/11/2023 della CORTE APPELLO SEZ.DIST. di SASSARI
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Rilevato che l’imputato NOME ricorre avverso la sentenza con cui la Corte di appello di Cagliari, sezione distaccata di Sassari, ne ha confermato la condanna per il reato di furto in abitazione;
Ritenuto che l’unico motivo di ricorso, che contesta la correttezza della motivazione posta a base della dichiarazione di responsabilità del ricorrente e il travisamento della prova, è finalizzato a prefigurare ura rivalutazione o un’alternativa rilettura delle fonti probatorie;
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 08/05/2024