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Ricorso inammissibile: Cassazione e reati tributari

Un imprenditore condannato per dichiarazione fraudolenta (IVA e IRES) ricorre in Cassazione. La Corte dichiara il ricorso inammissibile per genericità e manifesta infondatezza dei motivi, confermando la condanna e la confisca. La sentenza sottolinea l’importanza della specificità dei motivi di ricorso in materia di reati tributari.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Genericità Costa Cara in Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 1464 del 2024, offre un’importante lezione sulla tecnica di redazione dei ricorsi, dichiarando un ricorso inammissibile in un caso di reati tributari. La decisione sottolinea come la mancanza di specificità e la commistione di censure eterogenee possano precludere l’esame nel merito, confermando la condanna dell’imputato. Analizziamo questa pronuncia per comprendere i principi che governano l’accesso al giudizio di legittimità.

I Fatti di Causa

Un imprenditore veniva condannato sia in primo grado che in appello per il reato di dichiarazione fraudolenta, previsto dall’art. 4 del D.Lgs. 74/2000. Nello specifico, gli veniva contestato di aver omesso di indicare ricavi nelle dichiarazioni IVA e IRES relative alle annualità 2012 e 2013, evadendo così le imposte dovute. La Corte di Appello di Brescia aveva confermato la sentenza di primo grado, spingendo l’imputato a presentare ricorso per Cassazione tramite il proprio difensore.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa dell’imprenditore articolava il ricorso su quattro motivi principali:
1. Violazione di legge e vizio di motivazione: Si contestava la natura puramente induttiva dell’accertamento fiscale, la colpa anziché il dolo nella condotta, l’omessa valutazione delle testimonianze e l’inversione dell’onere della prova.
2. Trattamento sanzionatorio: Si criticava la motivazione sull’aumento di pena per la continuazione tra i reati, ritenuta apparente e basata sulla mera “spregiudicatezza”.
3. Mancata concessione delle attenuanti generiche: Si lamentava il diniego delle attenuanti (art. 62-bis c.p.), nonostante la condotta collaborativa tenuta con l’Agenzia delle Entrate.
4. Illegalità della confisca: Si censurava la confisca del profitto del reato, sostenendo che l’importo fosse incerto e calcolato in via presuntiva, pratica non ammessa in sede penale.

Il Ricorso Inammissibile: Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato l’intero ricorso inammissibile, fornendo una disamina puntuale dei difetti di ciascun motivo e riaffermando principi consolidati della procedura penale.

La Genericità come Causa di Inammissibilità

Il primo motivo è stato giudicato inammissibile per la sua intrinseca genericità. La Corte ha evidenziato come la difesa avesse creato un “coacervo di motivi”, mescolando in modo indistinto censure diverse come la violazione di legge, il vizio di motivazione e il travisamento della prova. Questo approccio è vietato, poiché il ricorso per Cassazione richiede una “duplice specificità”: non solo indicare la norma violata, ma anche argomentare in modo rigoroso la sussunzione della censura nella specifica previsione normativa. I giudici di legittimità non possono “rielaborare l’impugnazione” per estrarre le parti utili. Nel merito, la Corte ha comunque osservato che la Corte di Appello aveva adeguatamente motivato sia sulla ricostruzione dei ricavi (basata sui dati dei clienti) sia sulla sussistenza del dolo (desunto dall’omissione selettiva dei soli ricavi per due anni consecutivi).

La Manifesta Infondatezza sul Trattamento Sanzionatorio

Il secondo e il terzo motivo sono stati ritenuti manifestamente infondati. La Cassazione ha ribadito che la determinazione della pena e la concessione delle attenuanti generiche rientrano nel potere discrezionale del giudice di merito, sindacabile solo in caso di motivazione assente o manifestamente illogica. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva giustificato l’aumento per la continuazione con la “spregiudicatezza” del fatto, ripetuto per due anni, e con i precedenti penali dell’imputato. Allo stesso modo, il diniego delle attenuanti era stato motivato dall’assenza di elementi positivi e dalla mancanza di una reale presa di coscienza della gravità del fatto, motivazioni ritenute sufficienti e congrue.

La Corretta Applicazione della Confisca

Anche l’ultimo motivo, relativo alla confisca, è stato dichiarato inammissibile. L’imputato non si era confrontato con la motivazione della sentenza d’appello, la quale aveva chiarito che l’importo da confiscare non era affatto indeterminato. I ricavi erano stati accertati sulla base della documentazione dei clienti, mentre i costi erano stati calcolati considerando quelli, documentati dalla stessa difesa, che risultavano persino inferiori a quelli stimati dall’Agenzia. Pertanto, l’importo confiscato era stato determinato correttamente, semmai per difetto e non per eccesso.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un principio cardine del giudizio di legittimità: il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito. Il suo scopo è controllare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, non rivalutare le prove. Un ricorso che tenta di sollecitare una nuova valutazione dei fatti, mascherandola sotto vizi di legge o di motivazione, è destinato all’inammissibilità. La sentenza evidenzia che la specificità dei motivi non è un mero formalismo, ma una garanzia per il corretto funzionamento del sistema giudiziario, che impone al ricorrente di confrontarsi puntualmente con le ragioni della decisione impugnata, anziché riproporre genericamente le stesse doglianze del grado precedente.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rappresenta un monito per i difensori: la redazione di un ricorso per Cassazione richiede rigore tecnico e specificità assoluta. La commistione di motivi eterogenei, la mancanza di un confronto diretto con la motivazione della sentenza impugnata e la proposizione di censure manifestamente infondate conducono inevitabilmente a una declaratoria di ricorso inammissibile. Questo non solo preclude la possibilità di una riforma della sentenza, ma comporta anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, aggravando la posizione del condannato.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Secondo la sentenza, un ricorso è inammissibile se manca di specificità, se mescola in un unico motivo censure diverse e tra loro incompatibili (il cosiddetto “coacervo di motivi”), se non si confronta criticamente con le argomentazioni della decisione impugnata o se propone doglianze manifestamente infondate e contrarie alla giurisprudenza consolidata.

Come viene provato il dolo nei reati di dichiarazione fraudolenta?
Nel caso di specie, il dolo (cioè l’intenzionalità) è stato desunto da elementi indiziari precisi: il fatto che l’imputato avesse omesso sistematicamente solo il riquadro relativo ai ricavi nelle dichiarazioni di due annualità consecutive, compilando regolarmente il resto, e la circostanza che non avesse mai provveduto a correggere tale omissione.

La collaborazione con l’Agenzia delle Entrate garantisce le attenuanti generiche?
No, non le garantisce. La decisione chiarisce che il riconoscimento delle attenuanti generiche non è un diritto dell’imputato ma una valutazione discrezionale del giudice. Il loro diniego può essere legittimamente motivato dalla presenza di elementi negativi, come i precedenti penali e l’assenza di una reale presa di coscienza della negatività del proprio operato, che prevalgono sulla mera collaborazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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