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Ricorso inammissibile: Cassazione e prescrizione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di due ex amministratori condannati per bancarotta fraudolenta e reati fiscali. La Suprema Corte ha stabilito che la prescrizione per i reati tributari non era maturata prima della sentenza d’appello, a causa dei periodi di sospensione del processo. Ha inoltre chiarito che la mancata notifica di un atto a uno dei co-difensori costituisce una nullità intermedia, non assoluta, rendendo il ricorso inammissibile anche su questo punto. La sentenza conferma la condanna e l’obbligo per i ricorrenti di pagare le spese processuali.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Termini di Prescrizione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22552/2024, ha affrontato un caso complesso di bancarotta e reati fiscali, dichiarando il ricorso inammissibile presentato da due ex amministratori. Questa decisione offre importanti chiarimenti sul calcolo dei termini di prescrizione in presenza di sospensioni processuali e sulla natura delle nullità procedurali, ribadendo principi fondamentali del diritto processuale penale.

I Fatti del Processo

Due soggetti, un amministratore di diritto e uno di fatto, sono stati condannati in primo e secondo grado per una serie di reati gravi, tra cui bancarotta fraudolenta distrattiva, documentale e impropria, oltre a reati tributari come l’omessa presentazione delle dichiarazioni e l’emissione di fatture per operazioni inesistenti. Le condotte illecite avevano portato al fallimento di una società, dichiarato nel 2013. In appello, uno degli imputati aveva raggiunto un accordo sulla pena (il cosiddetto “concordato in appello”), ma entrambi hanno deciso di ricorrere in Cassazione per motivi diversi.

L’Analisi dei Ricorsi e il tema del ricorso inammissibile

I ricorsi presentati alla Suprema Corte si basavano su due filoni principali: l’errato calcolo della prescrizione e presunti vizi di natura procedurale. Entrambi i percorsi, tuttavia, hanno condotto a una declaratoria di inammissibilità.

Il Ricorso Basato sulla Prescrizione

Un ricorrente sosteneva che la Corte d’Appello avesse omesso di dichiarare l’estinzione per prescrizione di alcuni reati fiscali, il cui termine, a suo dire, era maturato prima della pronuncia della sentenza di secondo grado. Questo argomento, seppur astrattamente proponibile anche in caso di concordato, è stato ritenuto manifestamente infondato dalla Cassazione.

Il Ricorso Basato su Vizi Procedurali

L’altro ricorrente ha sollevato diverse eccezioni di carattere procedurale. In particolare, ha lamentato l’omessa notifica del decreto di giudizio immediato a uno dei suoi due difensori di fiducia e la mancata risposta della Corte d’Appello a specifici motivi di gravame, tra cui il mancato assorbimento di un reato tributario in quello di bancarotta documentale.

le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha smontato punto per punto le argomentazioni difensive, giungendo a una declaratoria di ricorso inammissibile per entrambi gli imputati.

In primo luogo, riguardo alla prescrizione, i giudici hanno effettuato un calcolo meticoloso. Hanno stabilito il dies a quo (il giorno di inizio del calcolo) per ciascun reato fiscale e hanno sommato al termine ordinario di dieci anni i periodi di sospensione del processo dovuti a richieste delle difese e astensioni degli avvocati. Il risultato di questa operazione ha dimostrato che, al momento della sentenza d’appello, la prescrizione non era ancora maturata. Il termine finale sarebbe scaduto diversi mesi dopo, rendendo la doglianza palesemente infondata.

Per quanto concerne i vizi procedurali, la Corte ha chiarito che la mancata notifica a uno dei co-difensori, quando l’altro e l’imputato sono stati correttamente avvisati, non integra una nullità assoluta e insanabile. Si tratta, invece, di una “nullità a regime intermedio”, che deve essere eccepita tempestivamente. Non avendolo fatto nel primo atto utile, la nullità si è sanata. Inoltre, la Corte ha ribadito che la notifica via fax è una modalità rituale e pienamente legittima. Anche gli altri motivi, come il presunto assorbimento tra reati, sono stati respinti poiché uno dei reati in questione era già stato dichiarato prescritto in appello, rendendo la questione superflua.

le conclusioni

La sentenza ribadisce due principi fondamentali. Primo, il calcolo della prescrizione deve tenere conto di tutti i periodi di sospensione, che posticipano il termine finale. Un’errata percezione della maturazione del termine non è sufficiente per fondare un ricorso valido. Secondo, non tutti i vizi di notifica comportano una nullità assoluta. La cooperazione tra co-difensori è un elemento presupposto dal sistema e la mancata comunicazione a uno solo di essi, in assenza di un pregiudizio effettivo e di una tempestiva eccezione, non è sufficiente a invalidare il processo. La conseguenza di un ricorso basato su tali presupposti è la sua inammissibilità, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Quando un ricorso può essere dichiarato inammissibile per questioni di prescrizione?
Un ricorso basato sulla mancata declaratoria di prescrizione è dichiarato inammissibile quando, da un’analisi puntuale dei termini, emerge che la prescrizione non era ancora maturata al momento della sentenza impugnata. Come in questo caso, il calcolo deve includere tutti i periodi di sospensione del processo che ne allungano la durata.

La mancata notifica di un atto a uno dei due difensori di fiducia costituisce sempre una nullità assoluta?
No. Secondo la Corte, se l’imputato e l’altro difensore sono stati regolarmente notificati, l’omessa notifica a un co-difensore integra una nullità di ordine generale a regime intermedio, non assoluta. Tale nullità deve essere eccepita nel primo atto utile successivo alla sua conoscenza, altrimenti si considera sanata.

Come si calcola il termine di prescrizione quando ci sono state sospensioni del processo?
Il termine di prescrizione si calcola partendo dalla data di commissione del reato (dies a quo). A questo periodo base, previsto dalla legge per quel tipo di reato, devono essere sommati tutti i giorni in cui il processo è stato sospeso per cause legittime, come rinvii su richiesta della difesa o astensioni dei difensori. La somma di questi periodi determina la data finale di estinzione del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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