LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: Cassazione e motivi non devoluti

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile contro una condanna per furto aggravato in abitazione. La decisione si fonda sul principio che non possono essere sollevate in Cassazione questioni non precedentemente devolute in appello. Inoltre, la Corte ha ritenuto adeguatamente motivato il riconoscimento della recidiva, basato sulla pericolosità sociale dell’imputato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: quando i motivi non arrivano in Cassazione

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui limiti del giudizio di legittimità, ribadendo un principio cardine del nostro sistema processuale: non è possibile presentare per la prima volta in Cassazione motivi di ricorso che non siano stati precedentemente sottoposti alla Corte d’Appello. Il caso di specie, che ha portato a dichiarare il ricorso inammissibile, riguardava una condanna per furto aggravato in abitazione e la contestazione sulla recidiva.

I Fatti del Processo: Dal Furto Aggravato al Ricorso in Cassazione

Un individuo, già condannato in primo grado e in appello per il reato di furto in abitazione, aggravato ai sensi dell’art. 61 n. 5 del codice penale, ha proposto ricorso per Cassazione. La difesa del ricorrente ha articolato l’impugnazione su tre distinti motivi, sperando di ottenere l’annullamento della sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello di Firenze.

I Motivi del Ricorso: Una Difesa su Tre Fronti

La strategia difensiva si basava su tre pilastri principali, volti a smontare l’impianto accusatorio e la conseguente condanna:

1. Errata applicazione della legge penale: Si contestava la mancanza dell’elemento oggettivo del reato, in particolare l’assenza di un nesso di causalità diretto tra l’introduzione nell’abitazione e l’effettivo impossessamento dei beni altrui.
2. Violazione di legge sull’aggravante: La difesa metteva in discussione il riconoscimento dell’aggravante specifica contestata.
3. Errata applicazione della legge sulla recidiva: Si contestava la legittimità del riconoscimento della recidiva reiterata ed infraquinquennale, che aveva comportato un aggravamento della pena.

La Decisione della Cassazione: Perché il ricorso è inammissibile?

La Corte di Cassazione, con una decisione netta, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La ragione di questa pronuncia non risiede nel merito delle questioni sollevate, ma in un vizio procedurale fondamentale. I primi due motivi, infatti, riguardavano aspetti della responsabilità penale che non erano stati specificamente contestati nell’atto di appello. Di conseguenza, la Corte d’Appello non si era pronunciata su di essi, e tali questioni non potevano essere ‘recuperate’ in sede di legittimità.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione su un consolidato orientamento giurisprudenziale. Il principio dell’effetto devolutivo dell’appello implica che il giudice di secondo grado esamini solo i punti della sentenza di primo grado che sono stati oggetto di specifica critica da parte dell’appellante. Se una questione non viene sollevata in appello, si considera come accettata (fenomeno dell’acquiescenza) e non può essere introdotta per la prima volta in Cassazione.

Per quanto riguarda il terzo motivo, relativo alla recidiva, i Giudici hanno ritenuto che la Corte di merito avesse adempiuto correttamente al suo onere motivazionale. La sentenza impugnata aveva infatti giustificato l’applicazione dell’aumento di pena per la recidiva ponendo in rilievo l'”accresciuta pericolosità sociale dell’imputato” e la “maggiore colpevolezza”, desunte dai precedenti penali e dalla gravità del fatto commesso.

Conclusioni

Questa ordinanza è un monito sull’importanza della strategia processuale e della corretta formulazione degli atti di impugnazione. L’inammissibilità del ricorso non deriva da una valutazione di infondatezza delle tesi difensive, ma dall’impossibilità per la Corte di Cassazione di esaminarle. La lezione è chiara: ogni motivo di doglianza deve essere sollevato nel grado di giudizio competente. Omettere un punto in appello significa, nella maggior parte dei casi, precludersi definitivamente la possibilità di discuterlo davanti alla Suprema Corte. La condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende sigilla l’esito del procedimento.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i primi due motivi di impugnazione riguardavano questioni che non erano state sollevate nel precedente grado di giudizio (l’appello), e quindi non potevano essere esaminate per la prima volta in Cassazione. Il terzo motivo è stato invece ritenuto infondato.

Cosa significa che i motivi di ricorso non sono stati ‘devoluti’ alla Corte d’Appello?
Significa che le specifiche argomentazioni legali non sono state incluse nell’atto di appello. Di conseguenza, la Corte d’Appello non ha potuto pronunciarsi su di esse, e secondo la legge processuale, tali questioni non possono essere presentate ex novo davanti alla Corte di Cassazione.

Come è stata giustificata la conferma della recidiva contestata?
La Corte ha ritenuto che la motivazione della sentenza d’appello fosse adeguata. I giudici di merito avevano correttamente basato il riconoscimento della recidiva sulla ‘accresciuta pericolosità sociale’ e sulla ‘maggiore colpevolezza’ dell’imputato, tenendo conto dei suoi precedenti penali e della gravità del reato commesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati