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Ricorso inammissibile: Cassazione e motivi generici

Un imputato, condannato per il reato di minaccia aggravata nei confronti della moglie, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, poiché i motivi presentati erano generici e si limitavano a chiedere una nuova valutazione dei fatti e delle prove, compito che non spetta alla Suprema Corte. Questa decisione sottolinea l’importanza di formulare motivi di ricorso specifici e basati su violazioni di legge, non sul merito. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Respinge l’Appello per Motivi Generici

Nel sistema giudiziario italiano, il ricorso alla Corte di Cassazione rappresenta l’ultima istanza di giudizio. Tuttavia, l’accesso a questo grado non è incondizionato. Un’ordinanza recente ha ribadito un principio fondamentale: un ricorso inammissibile è la conseguenza inevitabile quando le doglianze sollevate sono generiche o mirano a una nuova valutazione dei fatti. Analizziamo questa decisione per comprendere i limiti del giudizio di legittimità e le conseguenze per chi propone un ricorso non adeguatamente formulato.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una condanna per il reato di minaccia aggravata (ex art. 612, comma 2, c.p.) emessa dal Tribunale di Agrigento nei confronti di un uomo, per un fatto commesso ai danni della propria moglie. La sentenza di primo grado è stata successivamente confermata dalla Corte d’Appello di Palermo.

Non soddisfatto della decisione, l’imputato ha deciso di proporre ricorso per cassazione, chiedendo l’annullamento della sentenza di secondo grado.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Il ricorrente ha basato la sua impugnazione su tre principali argomentazioni:
1. Violazione di legge sulla valutazione della prova: Si contestava l’inadeguata valutazione della credibilità di una testimone e delle sue dichiarazioni da parte dei giudici di merito.
2. Mancato riconoscimento di una causa di non punibilità: Si lamentava il mancato riconoscimento della particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131 bis c.p., che avrebbe escluso la punibilità.
3. Errata determinazione della pena: Si criticava il trattamento sanzionatorio, ritenuto eccessivo.

In sostanza, l’imputato chiedeva alla Suprema Corte di riesaminare le prove e le valutazioni già compiute nei primi due gradi di giudizio.

La Decisione della Corte: il Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle questioni sollevate, ma si ferma a un livello procedurale, stabilendo che il ricorso non possedeva i requisiti necessari per essere giudicato.

Di conseguenza, la condanna è diventata definitiva e il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000 euro alla Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha spiegato in modo chiaro le ragioni dell’inammissibilità. Le censure mosse dal ricorrente, anche quelle relative alla dosimetria della pena e alla causa di non punibilità, sono state ritenute censure di merito e del tutto generiche.

Il giudizio di Cassazione è un giudizio di legittimità, non di merito. Questo significa che la Suprema Corte ha il compito di verificare se i giudici dei gradi inferiori abbiano applicato correttamente la legge, ma non può sostituire la propria valutazione dei fatti a quella già effettuata. Chiedere alla Cassazione di reinterpretare le prove o di rivalutare la credibilità di un testimone è un’operazione estranea al suo ruolo.

Inoltre, i giudici hanno osservato che il ricorso si limitava a reiterare le stesse argomentazioni già presentate e respinte in appello, senza confrontarsi criticamente con le motivazioni della Corte territoriale. Un ricorso, per essere specifico, deve contestare puntualmente le ragioni della decisione impugnata, non limitarsi a riproporre le proprie tesi. Per questi motivi, le censure sono state considerate solo apparenti e non idonee a innescare un vero giudizio di legittimità.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza offre un importante monito: il ricorso per cassazione deve essere redatto con estrema perizia tecnica. Non è una terza istanza di giudizio sui fatti. Per evitare una declaratoria di ricorso inammissibile, con la conseguente condanna a spese e sanzioni, è essenziale che i motivi di impugnazione si concentrino esclusivamente su vizi di legittimità, come l’errata interpretazione di una norma di legge o un vizio logico manifesto nella motivazione della sentenza, senza mai sconfinare in una richiesta di nuova valutazione del compendio probatorio.

Perché il ricorso alla Corte di Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano generici e si configuravano come censure di merito. Il ricorrente chiedeva alla Corte una nuova valutazione delle prove e della credibilità dei testimoni, attività che esula dalle competenze del giudizio di legittimità, limitato alla verifica della corretta applicazione della legge.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, la dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro a favore della cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3.000 euro.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare la credibilità di un testimone?
No, non è possibile. La valutazione della credibilità di un testimone e, più in generale, degli elementi di prova rientra nel giudizio di merito, che è di competenza esclusiva dei giudici di primo e secondo grado. La Corte di Cassazione può sindacare solo la logicità e la coerenza della motivazione con cui il giudice di merito ha giustificato la sua valutazione, non la valutazione stessa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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