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Ricorso inammissibile: Cassazione e motivi generici

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile, stabilendo che la mera riproduzione di motivi già respinti in appello non costituisce un valido fondamento per un’impugnazione di legittimità. Il ricorrente, condannato per un reato di droga in continuazione con un’altra sentenza, si è visto condannare al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria per aver presentato critiche generiche e non aver sollevato vizi di legittimità specifici.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Spiega Perché la Mera Ripetizione dei Motivi d’Appello Non Basta

Quando si impugna una sentenza davanti alla Corte di Cassazione, non è sufficiente esprimere il proprio disaccordo. È necessario formulare censure specifiche che evidenzino un errore di diritto. La recente ordinanza n. 12299/2024 della Suprema Corte ribadisce un principio fondamentale: un ricorso inammissibile è la conseguenza diretta della mera riproposizione di argomenti già vagliati e respinti nei gradi precedenti, senza sollevare nuove e pertinenti questioni di legittimità.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un individuo in un giudizio abbreviato. La pena inflitta, pari a sei mesi di reclusione e 2.000 euro di multa, non era autonoma, ma costituiva un aumento per la ‘continuazione’ rispetto a una pena per un reato più grave, già passata in giudicato. Il reato specifico oggetto dell’aumento rientrava nell’ipotesi lieve di cui all’art. 73, comma 5, del Testo Unico sugli Stupefacenti (d.P.R. 309/90).

Sentendosi ingiustamente trattato, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando un ‘vizio di motivazione’ nella sentenza della Corte d’Appello di Bologna. In particolare, il ricorrente contestava tre punti:
1. Il diniego delle circostanze attenuanti generiche.
2. La misura della pena inflitta a titolo di continuazione.
3. Il diniego della circostanza attenuante speciale prevista dall’art. 62, n. 4, del codice penale.

La Decisione della Corte e il Concetto di Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha tagliato corto, dichiarando il ricorso inammissibile. La ragione è netta: i motivi presentati non erano idonei a un giudizio di legittimità. Essi, infatti, si limitavano a riprodurre pedissequamente le stesse doglianze già avanzate in appello.

La Corte territoriale, secondo gli Ermellini, aveva già esaminato adeguatamente tali questioni, fornendo una risposta con ‘corretti argomenti giuridici e congrua motivazione’. Di fronte a una motivazione logica e coerente del giudice d’appello, non spetta alla Cassazione entrare nuovamente nel merito delle scelte discrezionali, come la concessione delle attenuanti o la quantificazione della pena, a meno che non emerga un palese errore di diritto o un’illogicità manifesta.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha sottolineato che i motivi del ricorso erano ‘non consentiti in sede di legittimità’ in quanto ‘meramente riproduttivi’. In altre parole, il ricorrente non ha evidenziato un errore nell’applicazione della legge da parte della Corte d’Appello, ma ha semplicemente manifestato il suo dissenso rispetto alla valutazione dei fatti, sperando in un riesame che la Cassazione non può compiere.

La Corte ha specificato che la sentenza d’appello rispondeva già in modo esauriente ai motivi di doglianza e che il giudizio di merito espresso non era ‘illogicamente argomentato’ né ‘inficiato dalle generiche critiche’ contenute nel ricorso. Pertanto, non vi era nulla da aggiungere o correggere.

La declaratoria di inammissibilità ha comportato, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale, due conseguenze a carico del ricorrente: la condanna al pagamento delle spese processuali e il versamento di una somma di 3.000 euro alla Cassa delle ammende.

Conclusioni

Questa ordinanza è un monito importante: il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti. È un controllo di legittimità sulla corretta applicazione delle norme giuridiche e sulla coerenza logica della motivazione. Presentare un ricorso che si limita a ripetere le argomentazioni già respinte in appello, senza individuare vizi specifici della sentenza impugnata, conduce inevitabilmente a una declaratoria di ricorso inammissibile e a ulteriori oneri economici per il ricorrente. Per avere successo in Cassazione, è indispensabile che la difesa articoli censure precise, tecniche e focalizzate su questioni di puro diritto.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Risposta 1: Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano una mera riproduzione delle censure già esaminate e respinte con motivazione corretta e congrua dalla Corte d’Appello.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Risposta 2: In base all’art. 616 del codice di procedura penale, la declaratoria di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, in questo caso fissata in 3.000 euro.

Cosa contestava il ricorrente nel suo appello?
Risposta 3: Il ricorrente contestava, con tre distinti motivi, il vizio di motivazione della sentenza d’appello riguardo al diniego delle circostanze attenuanti generiche, alla misura della pena inflitta per la continuazione e al diniego della circostanza attenuante prevista dall’art. 62, n. 4, del codice penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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