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Ricorso inammissibile: Cassazione e motivi generici

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per furto aggravato. I motivi del ricorso, relativi al concorso di persone e alle circostanze aggravanti e attenuanti, sono stati giudicati manifestamente infondati e generici, poiché non si confrontavano specificamente con la logica motivazione della sentenza d’appello e miravano a una rivalutazione dei fatti non consentita in sede di legittimità.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Conferma la Condanna per Genericità dei Motivi

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile possa portare alla conferma di una condanna penale. La Corte di Cassazione ha rigettato l’impugnazione presentata da un imputato condannato per furto aggravato in concorso, evidenziando come i motivi del ricorso fossero manifestamente infondati e generici. Questa decisione sottolinea l’importanza di formulare censure specifiche e pertinenti, anziché tentare una non consentita rivalutazione dei fatti in sede di legittimità.

I Fatti del Processo

Il ricorrente era stato condannato in primo e secondo grado dalla Corte d’Appello di Bologna per il reato di furto in concorso, aggravato dall’uso di un mezzo fraudolento, ai sensi degli articoli 110, 624 e 625 del codice penale. L’imputato ha quindi proposto ricorso per cassazione, basando la sua difesa su quattro distinti motivi: la presunta errata applicazione della norma sul concorso di persone, il vizio di motivazione sul riconoscimento dell’aggravante, il mancato riconoscimento di un’attenuante e, infine, delle attenuanti generiche.

Il ricorso inammissibile e i suoi quattro motivi

La difesa ha cercato di smontare la decisione della Corte d’Appello contestando diversi aspetti della sentenza. Nello specifico, i motivi erano così articolati:

1. Violazione dell’art. 110 c.p.: Si contestava la configurazione del concorso di persone nel reato.
2. Vizio di motivazione sull’aggravante: Si lamentava l’erronea valutazione delle prove che avevano portato a ritenere sussistente l’aggravante dell’uso del mezzo fraudolento.
3. Mancato riconoscimento dell’attenuante: Si criticava la decisione di non applicare una specifica circostanza attenuante.
4. Mancato riconoscimento delle attenuanti generiche: Si lamentava la mancata concessione delle attenuanti generiche, basandosi su una presunta indeterminatezza della motivazione della Corte d’Appello.

L’Analisi della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato ciascun motivo, giungendo a una conclusione univoca: il ricorso inammissibile doveva essere rigettato in toto. I giudici di legittimità hanno dichiarato ogni singolo motivo manifestamente infondato o generico, fornendo una lezione sui limiti del sindacato della Cassazione.

La genericità come vizio insanabile del ricorso

La Corte ha spiegato che non è suo compito riesaminare il merito delle prove. Il ricorrente, invece di evidenziare vizi logici o violazioni di legge nella sentenza impugnata, ha semplicemente proposto una lettura alternativa dei fatti. Questo approccio è inammissibile in Cassazione. I giudici hanno sottolineato come la Corte d’Appello avesse motivato in modo logico e coerente la propria decisione, basandosi sulle prove disponibili. Il ricorso, al contrario, non si confrontava con tali motivazioni, limitandosi a riproporre argomenti già discussi e respinti nel grado precedente. Questo vizio, definito come mancanza di correlazione tra i motivi del ricorso e le ragioni della decisione impugnata, porta inevitabilmente alla declaratoria di inammissibilità per mancanza di specificità, come previsto dal codice di procedura penale.

Le Motivazioni

La Corte ha smontato punto per punto le doglianze del ricorrente. Per il primo motivo, ha rilevato che la sentenza impugnata aveva motivato in modo logico la sussistenza del concorso di persone, e il ricorso non si era confrontato con tale motivazione. Per il secondo motivo, relativo all’aggravante, ha chiarito che il ricorrente chiedeva una diversa valutazione delle prove, attività preclusa in sede di legittimità. Il terzo e il quarto motivo, riguardanti le attenuanti, sono stati giudicati generici: il primo perché riproponeva le stesse ragioni già respinte, il secondo per indeterminatezza, non indicando gli elementi specifici a sostegno della richiesta e non permettendo così alla Corte di esercitare il proprio controllo.

Le Conclusioni

L’ordinanza si conclude con la dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. Questa decisione ribadisce un principio fondamentale del processo penale: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio sul merito, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge. Un ricorso inammissibile, perché generico o mirato a una nuova valutazione dei fatti, è destinato a fallire, con conseguente condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano manifestamente infondati e generici. Non contestavano specificamente i vizi logici o giuridici della sentenza d’appello, ma si limitavano a riproporre argomenti già respinti e a chiedere una nuova valutazione delle prove, attività non consentita alla Corte di Cassazione.

Cosa significa che un motivo di ricorso è ‘generico’?
Secondo la Corte, un motivo è ‘generico’ quando è formulato in modo vago, non si confronta direttamente con le argomentazioni della sentenza impugnata, ripropone questioni già decise senza aggiungere nuovi profili di illegittimità, o è talmente indeterminato da non permettere al giudice di individuare i rilievi mossi.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di rivalutare le prove?
No. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito è verificare che la legge sia stata applicata correttamente nei gradi precedenti e che la motivazione della sentenza sia logica e non contraddittoria. Non può riesaminare i fatti, la credibilità dei testimoni o lo spessore delle prove.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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