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Ricorso inammissibile: Cassazione e motivi generici

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato contro una condanna per reati legati agli stupefacenti. I motivi del ricorso sono stati ritenuti generici, in quanto non contenevano un’analisi critica della sentenza impugnata ma si limitavano a proporre una lettura alternativa delle prove, già valutate non illogicamente dai giudici di merito. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: quando i motivi sono troppo generici

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di come la genericità dei motivi di impugnazione possa portare a un ricorso inammissibile. In questo caso, un imputato condannato per reati legati agli stupefacenti si è visto respingere il proprio ricorso perché le sue argomentazioni non erano sufficientemente specifiche e critiche nei confronti della decisione di secondo grado. Analizziamo insieme i dettagli della vicenda e i principi di diritto affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da una condanna emessa dal Tribunale di Vallo della Lucania, confermata successivamente dalla Corte d’Appello di Salerno. L’imputato era stato ritenuto colpevole del reato previsto dagli articoli 81, secondo comma, del codice penale (reato continuato) e 73 del d.P.R. 309/1990 (Testo Unico Stupefacenti), per fatti commessi ad Agropoli nell’aprile del 2016.

Contro la sentenza della Corte d’Appello, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione, basando la sua difesa su due principali motivi:
1. Una presunta violazione di legge e un vizio di motivazione riguardo all’affermazione della sua responsabilità penale.
2. Una violazione di legge e un vizio di motivazione in merito alla valutazione delle circostanze attenuanti generiche e alla determinazione della pena.

L’analisi della Corte sul ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha esaminato i motivi presentati e li ha ritenuti privi dei requisiti minimi per poter essere discussi nel merito. Secondo i giudici, i motivi di censura non erano supportati da una necessaria analisi critica delle argomentazioni della sentenza impugnata. In pratica, il ricorso si limitava a esprimere un dissenso generico senza confrontarsi specificamente con la logica giuridica seguita dai giudici di merito.

La Suprema Corte ha richiamato importanti principi giurisprudenziali, tra cui la sentenza delle Sezioni Unite ‘Galtelli’, secondo cui i motivi di appello (e, per estensione, di ricorso per cassazione) devono essere specifici e non possono limitarsi a riproporre le stesse questioni già decise senza una critica puntuale.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha dettagliato le ragioni dell’inammissibilità punto per punto.

Per quanto riguarda la responsabilità dell’imputato, il ricorso proponeva una lettura alternativa delle prove, evidenziando elementi come l’assenza di materiale per il confezionamento delle dosi. Tuttavia, la Cassazione ha sottolineato che questa non è una critica alla logica della sentenza, ma un tentativo di sostituire la valutazione dei fatti compiuta dai giudici di merito con una propria, diversa interpretazione. Poiché la valutazione dei giudici di primo e secondo grado non era illogica, tale motivo è stato respinto.

In riferimento al trattamento sanzionatorio, i motivi del ricorso sono stati giudicati carenti di specificità. La Corte ha osservato che la pena inflitta era già inferiore alla media prevista dalla legge per quel tipo di reato. In questi casi, il giudice non ha un onere di motivazione particolarmente stringente per ogni singolo aspetto della pena. Di conseguenza, anche queste censure sono state ritenute generiche e, quindi, inammissibili.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile. La conseguenza diretta per il ricorrente è la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La decisione ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: un’impugnazione, per essere efficace, deve essere specifica, critica e puntuale. Non è sufficiente manifestare un semplice disaccordo con la sentenza, ma è necessario individuare con precisione i vizi logici o giuridici che la inficiano, confrontandosi direttamente con le motivazioni del giudice che l’ha emessa. In assenza di tali requisiti, l’esito non può che essere una dichiarazione di inammissibilità.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano generici e non contenevano un’analisi critica delle argomentazioni della sentenza impugnata, limitandosi a riproporre questioni già valutate senza una specifica contestazione logico-giuridica.

Cosa intende la Corte per “lettura alternativa del compendio indiziario”?
Significa che il ricorrente non ha evidenziato un errore logico nel ragionamento del giudice, ma ha semplicemente proposto una diversa interpretazione delle prove (gli indizi), chiedendo di fatto alla Cassazione di sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito, cosa che non rientra nei poteri della Suprema Corte.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, in questo caso fissata in tremila euro, da versare alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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