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Ricorso inammissibile: Cassazione e motivi generici

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 44880/2024, ha dichiarato un ricorso inammissibile perché i motivi proposti erano una semplice reiterazione di quelli già respinti in appello, senza una critica argomentata alla sentenza impugnata. La Corte ha ribadito che il giudizio sulla graduazione della pena e sulla comparazione delle circostanze è una valutazione discrezionale del giudice di merito, insindacabile in sede di legittimità se non manifestamente illogica.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Rigetta l’Appello per Motivi Generici

Presentare un ricorso in Cassazione richiede tecnica e precisione. Non è sufficiente essere in disaccordo con una sentenza di secondo grado; è necessario articolare critiche specifiche che evidenzino vizi di legittimità. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione chiarisce ancora una volta che un ricorso inammissibile è la conseguenza inevitabile di motivi generici e ripetitivi. Analizziamo questa decisione per comprendere i requisiti di un ricorso efficace e le ragioni che portano alla sua reiezione.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Milano. La difesa sollevava diverse questioni, contestando:
1. L’attendibilità della persona offesa dal reato.
2. La qualificazione giuridica del fatto, che a dire della difesa doveva essere ricondotto a un tentativo e non a un reato consumato.
3. La configurabilità della recidiva contestata.
4. Il mancato riconoscimento della prevalenza delle circostanze attenuanti generiche sulle aggravanti.
5. L’eccessività della pena inflitta.

In sostanza, il ricorrente chiedeva alla Corte Suprema di riesaminare aspetti già ampiamente discussi e decisi nei gradi di merito.

La Decisione della Corte sul Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione, con una decisione netta, ha dichiarato il ricorso inammissibile in ogni sua parte. Questa pronuncia non entra nel merito delle questioni sollevate, ma si ferma a un livello precedente, quello della validità stessa dell’impugnazione. La Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione tipica per i ricorsi ritenuti inammissibili.

Le Motivazioni: La Critica alla Mancanza di Specificità del Ricorso

La Corte ha spiegato in modo dettagliato le ragioni della sua decisione, distinguendo tra i diversi gruppi di motivi.

Per quanto riguarda i primi tre motivi (attendibilità della vittima, qualificazione del reato e recidiva), i giudici hanno rilevato che essi costituivano una “pedissequa reiterazione” di argomenti già presentati e puntualmente respinti dalla Corte d’Appello. La sentenza di secondo grado aveva fornito una motivazione congrua, logica e aderente ai principi di diritto. Il ricorso, invece, non conteneva una critica argomentata e specifica contro tale motivazione, limitandosi a riproporre le stesse tesi. Per la Cassazione, un motivo di ricorso che non si confronta con la ratio decidendi della sentenza impugnata è solo apparentemente specifico e, pertanto, inammissibile.

Per gli ultimi due motivi (bilanciamento delle circostanze ed entità della pena), la Corte li ha giudicati manifestamente infondati. Ha ribadito due principi consolidati:
1. Giudizio di Comparazione tra Circostanze: La scelta di ritenere le circostanze attenuanti equivalenti alle aggravanti, anziché prevalenti, è una valutazione discrezionale tipica del giudice di merito. Questa scelta sfugge al sindacato della Cassazione se non è frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico e se è sorretta da una motivazione sufficiente. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva adeguatamente giustificato la sua decisione.
2. Graduazione della Pena: Anche la determinazione della pena rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito, che la esercita seguendo i criteri degli articoli 132 e 133 del codice penale. La Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito, ma solo verificare che la motivazione sia adeguata e non illogica.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa

Questa ordinanza offre un importante monito per la prassi legale. Un ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio dove poter ridiscutere i fatti. È un giudizio di legittimità, volto a verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione. Per superare il vaglio di ammissibilità, è fondamentale che i motivi di ricorso non si limitino a riproporre le stesse difese, ma che contengano una critica mirata, specifica e argomentata delle ragioni esposte nella sentenza impugnata. Dimostrare perché il ragionamento del giudice d’appello è errato in diritto o manifestamente illogico è l’unica via per ottenere un esame nel merito da parte della Suprema Corte.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile se i motivi presentati sono generici e si limitano a ripetere le argomentazioni già respinte nel grado precedente, senza una critica specifica e argomentata contro le motivazioni della sentenza impugnata.

Il giudizio sulla gravità della pena può essere contestato in Cassazione?
No, la graduazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito. Può essere contestata in Cassazione solo se la motivazione è palesemente illogica, arbitraria o del tutto assente, ma non per una semplice valutazione di eccessività.

Cosa significa che la valutazione delle circostanze attenuanti e aggravanti è insindacabile in sede di legittimità?
Significa che la Corte di Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito sulla prevalenza o equivalenza tra circostanze attenuanti e aggravanti, a meno che la decisione non sia frutto di un ragionamento palesemente illogico o di un mero arbitrio e sia priva di una motivazione sufficiente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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