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Ricorso inammissibile: Cassazione e motivi apparenti

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per i reati di cui agli artt. 477 e 482 c.p. La Corte ha stabilito che il ricorso era meramente ripetitivo delle argomentazioni già respinte in appello, mancando della specificità necessaria per una critica argomentata alla sentenza impugnata. Di conseguenza, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 27 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Chiude la Porta

Nel complesso iter della giustizia penale, il ricorso alla Corte di Cassazione rappresenta l’ultima via per contestare una sentenza di condanna. Tuttavia, non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti. Un’ordinanza recente ha ribadito un principio fondamentale: presentare un ricorso inammissibile, che si limita a ripetere le stesse argomentazioni già respinte in appello, equivale a non presentare alcuna critica valida. Analizziamo questo caso per capire perché.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine da una condanna emessa in primo grado per i reati previsti dagli articoli 477 e 482 del codice penale. La sentenza è stata successivamente confermata dalla Corte di Appello. L’imputato, non rassegnato, ha deciso di proporre ricorso per Cassazione, affidando le sue speranze a un unico motivo di impugnazione.

Il Problema di un Ricorso Apparente

L’imputato ha basato il suo ricorso su una presunta falsa applicazione dell’articolo 192 del codice di procedura penale e su vizi di motivazione della sentenza d’appello. In sostanza, lamentava che la sua responsabilità fosse stata affermata senza prove dirette. La Corte di Cassazione, tuttavia, ha rapidamente identificato un vizio insanabile nell’impostazione del ricorso: le argomentazioni non erano nuove, ma costituivano una ‘pedissequa reiterazione’ di quelle già presentate e puntualmente respinte dalla Corte di Appello.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile con una motivazione chiara e netta. I giudici hanno spiegato che un ricorso in sede di legittimità non può limitarsi a riproporre le medesime doglianze già esaminate, sperando in un esito diverso. La funzione del ricorso per Cassazione è quella di sottoporre alla Corte una critica specifica e argomentata contro gli errori di diritto o i vizi logici della sentenza impugnata, non di sollecitare una nuova valutazione dei fatti.

Il ricorso è stato definito ‘non specifico ma soltanto apparente’. Questo significa che, pur essendo stato presentato formalmente, era vuoto nella sostanza, poiché ometteva di assolvere alla sua funzione tipica: quella di una critica costruttiva e giuridicamente fondata. La Corte ha richiamato la propria giurisprudenza consolidata, secondo cui la ripetizione di motivi già dedotti e respinti rende il ricorso generico e, di conseguenza, inammissibile. La Corte non può e non deve trasformarsi in un terzo giudice del fatto; il suo compito è garantire l’uniforme interpretazione e la corretta applicazione della legge.

Le Conclusioni: La Decisione Finale e le Implicazioni Pratiche

La decisione della Corte di Cassazione è stata drastica: il ricorso è stato dichiarato inammissibile. Questa declaratoria ha due conseguenze immediate e gravi per il ricorrente. In primo luogo, la sentenza di condanna della Corte di Appello è diventata definitiva. In secondo luogo, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione prevista proprio per scoraggiare ricorsi infondati e dilatori.

Questo caso offre una lezione importante: l’accesso alla Corte di Cassazione è un diritto da esercitare con rigore e consapevolezza. Un ricorso efficace deve individuare e argomentare specifici errori di diritto, non può essere una semplice riproposizione di questioni di fatto già decise. In caso contrario, il risultato non sarà solo la conferma della condanna, ma anche un aggravio di spese.

Perché un ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile in questo caso?
È stato dichiarato inammissibile perché costituiva una ‘pedissequa reiterazione’, ovvero una semplice ripetizione delle stesse argomentazioni già presentate e respinte dalla Corte di Appello, senza formulare una critica specifica e argomentata contro la sentenza impugnata.

Cosa significa che un ricorso è ‘apparente’ o ‘non specifico’?
Significa che, pur essendo stato formalmente presentato, non adempie alla sua funzione tipica di critica argomentata contro la decisione. Si limita a riproporre le stesse lamentele, tentando di ottenere una nuova valutazione dei fatti, cosa non permessa alla Corte di Cassazione, che è un giudice di legittimità.

Quali sono le conseguenze per chi presenta un ricorso inammissibile?
La persona che presenta il ricorso inammissibile viene condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro (in questo specifico caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende. Inoltre, la sentenza impugnata diventa definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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