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Ricorso inammissibile: Cassazione e motivazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato contro una condanna per reati in materia di armi. L’appello è stato ritenuto generico, ripetitivo di argomenti già respinti e mirato a un improprio riesame dei fatti. La Suprema Corte ha confermato la pena, ritenendola giustificata dalla storia criminale del ricorrente, condannandolo al pagamento delle spese e di un’ulteriore sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 30 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: i Limiti del Giudizio in Cassazione

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio dei criteri di valutazione della Corte di Cassazione e delle ragioni che portano a dichiarare un ricorso inammissibile. Con questa decisione, la Suprema Corte ribadisce un principio fondamentale: il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito dove ridiscutere i fatti, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge. Analizziamo la vicenda e le motivazioni della Corte.

I Fatti del Caso: dalla Condanna all’Appello in Cassazione

Il caso ha origine da una condanna per reati previsti dalla legge sulle armi (L. 894/1967), confermata in secondo grado dalla Corte d’Appello di Bari. L’imputato, ritenendo ingiusto il trattamento sanzionatorio ricevuto, ha deciso di presentare ricorso per Cassazione. La sua difesa si è concentrata su un’unica doglianza: una presunta carenza motivazionale da parte dei giudici di merito nel determinare l’entità della pena.

Il Ricorso Inammissibile Secondo la Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile per una serie di vizi che ne inficiavano la struttura stessa. I giudici hanno evidenziato come le argomentazioni proposte non rispettassero i rigidi paletti del giudizio di legittimità.

Genericità e Ripetitività delle Doglianze

Il primo profilo di criticità riscontrato dalla Corte è stata la natura delle lamentele. L’atto di impugnazione, infatti, si limitava a riproporre doglianze già esaminate e respinte con argomentazioni giuridiche ineccepibili dalla Corte d’Appello. Mancava una critica specifica e puntuale al ragionamento della sentenza impugnata, trasformando il ricorso in una mera ripetizione di argomenti già vagliati.

Il Divieto di Riesame del Merito

Il punto centrale della decisione è il richiamo al divieto per la Cassazione di riesaminare i fatti. Il ricorrente, lamentando carenze motivazionali, chiedeva di fatto una nuova valutazione della sua posizione, un’operazione che esula completamente dalle competenze della Suprema Corte. I giudici di legittimità hanno il compito di verificare la corretta applicazione delle norme e la logicità della motivazione, non di sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la propria decisione di inammissibilità sulla base di principi consolidati nella giurisprudenza. In primo luogo, ha stabilito che il ricorso era articolato in modo tale da postulare un riesame del merito, pretendendo di rimettere in discussione la valutazione delle emergenze probatorie già compiuta dai giudici dei precedenti gradi. La Cassazione ha ricordato che la posizione dell’imputato era stata vagliata nel pieno rispetto delle prove acquisite.
Inoltre, la pena inflitta – tre anni e quattro mesi di reclusione e 1.000 euro di multa – è stata ritenuta correttamente quantificata e giustificata, in particolare alla luce dei “gravi reati anche di natura specifica” commessi in passato dal ricorrente. La motivazione della Corte d’Appello sul punto è stata quindi considerata adeguata e non censurabile in sede di legittimità. Infine, i Supremi Giudici hanno evidenziato come gli argomenti proposti dal ricorrente si ponessero in palese contrasto non solo con le risultanze processuali, ma anche con l’orientamento consolidato della giurisprudenza di legittimità, citando diverse sentenze a supporto.

Le Conclusioni: Conseguenze Pratiche della Pronuncia

La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta conseguenze dirette per il ricorrente. La condanna diventa definitiva e l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali. A ciò si aggiunge il versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria prevista proprio per i casi di ricorso inammissibile, volta a scoraggiare impugnazioni pretestuose o dilatorie. Questa ordinanza, dunque, serve da monito: il ricorso in Cassazione deve essere fondato su vizi di legittimità specifici e non può trasformarsi in un tentativo di ottenere una terza valutazione dei fatti del processo.

Per quale motivo principale un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso è dichiarato inammissibile se si limita a riproporre le stesse doglianze già respinte nei gradi di merito, senza una critica specifica alle argomentazioni della sentenza impugnata, e se tenta di ottenere un riesame dei fatti, compito che non spetta alla Corte di Cassazione.

In questo caso, come ha giustificato la Corte la congruità della pena inflitta all’imputato?
La Corte ha ritenuto la pena correttamente quantificata (tre anni, quattro mesi di reclusione e 1.000,00 euro di multa) alla luce dei “gravi reati anche di natura specifica” commessi in passato dal ricorrente, ritenendo quindi adeguata la motivazione della corte di merito.

Quali sono le conseguenze economiche per chi propone un ricorso dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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