LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: Cassazione e motivazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato contro una condanna per il reato di evasione ai sensi dell’art. 385 c.p. Il motivo del ricorso, incentrato sul mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche, è stato ritenuto manifestamente infondato, in quanto la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione logica e coerente. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Motivazione del Giudice di Appello è Inattaccabile

Nel sistema giudiziario italiano, la possibilità di impugnare una sentenza è un diritto fondamentale, ma non illimitato. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione chiarisce i confini entro cui un ricorso può essere esaminato, sottolineando come una motivazione logica e coerente da parte del giudice di merito renda il gravame un ricorso inammissibile. Il caso in esame riguarda una condanna per il reato di evasione e il successivo tentativo, fallito, di ottenere uno sconto di pena attraverso il ricorso in Cassazione.

I Fatti del Caso: Il Ricorso Contro la Condanna per Evasione

La vicenda trae origine dalla sentenza della Corte d’Appello di Venezia, che confermava la condanna di un individuo per il reato di evasione, previsto dall’articolo 385 del codice penale. L’imputato, non rassegnato alla decisione, decideva di presentare ricorso per Cassazione. I motivi del suo gravame si concentravano su due aspetti principali: il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche e la presunta eccessività (incongruità) del trattamento sanzionatorio applicato dal giudice di primo grado.

La Decisione della Suprema Corte

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 19255 del 2024, ha messo un punto fermo sulla questione. Gli Ermellini hanno dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non è entrata nel merito delle argomentazioni dell’imputato, ma si è fermata a un livello precedente, quello della validità stessa del ricorso. La conseguenza diretta è stata la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni dietro il Ricorso Inammissibile

Il cuore della decisione risiede nella valutazione della censura mossa dal ricorrente come “manifestamente infondata”. La Corte di Cassazione ha osservato che la Corte d’Appello aveva adempiuto pienamente al suo obbligo di motivazione. Nelle pagine 3 e 4 della sentenza impugnata, i giudici di secondo grado avevano spiegato in maniera “logica, coerente e puntuale” le ragioni per cui non ritenevano di concedere le attenuanti generiche e perché consideravano adeguata la pena inflitta.
La Suprema Corte ricorda che il suo ruolo non è quello di un terzo grado di giudizio nel merito, ma di un giudice di legittimità. Non può, quindi, sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito se quest’ultima è esente da vizi logici o giuridici. Poiché la motivazione della Corte territoriale era immune da tali difetti, qualsiasi ulteriore discussione sul punto è stata ritenuta superflua, portando alla declaratoria di inammissibilità.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio cardine del nostro sistema processuale: non è sufficiente dissentire da una decisione per poterla impugnare con successo in Cassazione. È necessario che il ricorso evidenzi vizi specifici della sentenza, come un’evidente illogicità nella motivazione o una violazione di legge. Un ricorso inammissibile non solo non ottiene il risultato sperato, ma comporta anche conseguenze economiche per chi lo propone, come il pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria. La decisione sottolinea l’importanza di fondare le proprie impugnazioni su basi giuridiche solide, evitando censure generiche o che si limitano a riproporre una diversa valutazione dei fatti già adeguatamente considerati dai giudici di merito.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché il motivo presentato, relativo al mancato riconoscimento delle attenuanti generiche, è stato ritenuto “manifestamente infondato”. La sentenza della Corte d’Appello aveva già fornito una motivazione logica, coerente e puntuale, rendendo la censura del ricorrente priva di fondamento giuridico.

Quali sono state le conseguenze per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
In conseguenza della declaratoria di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Su cosa si basava il ricorso presentato dall’imputato?
Il ricorso si basava essenzialmente sulla contestazione della decisione della Corte d’Appello di non concedere le circostanze attenuanti generiche e, più in generale, sulla congruità della pena inflitta, già decisa dal giudice di primo grado.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati