Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Chiude la Porta a Nuove Valutazioni
L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di ricorso inammissibile e ribadisce i confini invalicabili del giudizio di Cassazione. Attraverso l’analisi di un caso di falso ideologico, la Suprema Corte ci ricorda che il suo compito non è quello di riscrivere la storia processuale, ma di garantire la corretta applicazione della legge. Vediamo nel dettaglio come si è giunti a questa decisione e quali principi sono stati affermati.
I Fatti del Caso
La vicenda processuale ha origine da una condanna emessa dal Tribunale di Milano per il reato di falso ideologico in atto pubblico, commesso inducendo in errore un pubblico ufficiale. La sentenza di primo grado veniva successivamente confermata dalla Corte di Appello di Milano.
Contro la decisione di secondo grado, l’imputata proponeva ricorso per Cassazione, affidandolo a due specifici motivi: il primo riguardava un presunto vizio procedurale legato alla notifica dell’avviso di fissazione dell’udienza d’appello; il secondo, invece, mirava a contestare la valutazione delle prove effettuata dai giudici di merito.
La Decisione della Corte di Cassazione
La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con l’ordinanza del 24/09/2025, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Di conseguenza, ha condannato la ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale in caso di inammissibilità del ricorso.
Analisi dei Motivi del Ricorso Inammissibile
La Corte ha esaminato singolarmente i due motivi presentati dalla difesa, ritenendoli entrambi non meritevoli di accoglimento, sebbene per ragioni diverse. Questa analisi è fondamentale per comprendere i limiti di un ricorso in Cassazione.
Il Primo Motivo: il Presunto Difetto di Notifica
La ricorrente lamentava un errore nella notifica dell’udienza del processo d’appello. La Cassazione ha liquidato questa doglianza come ‘manifestamente infondata’. I giudici hanno chiarito che la Corte di Appello aveva correttamente provveduto a rinnovare la notifica, sanando ogni potenziale irregolarità. Inoltre, hanno specificato un principio cruciale: un eventuale difetto di notifica nel giudizio di appello non potrebbe comunque causare la nullità della sentenza di primo grado, ma inciderebbe, al massimo, solo sugli atti successivi a tale vizio.
Il Secondo Motivo: la Richiesta di Rivalutazione delle Prove
Il secondo motivo è stato giudicato inammissibile perché tentava di ottenere dalla Corte di Cassazione una ‘rivalutazione delle fonti probatorie’. In pratica, la difesa chiedeva ai giudici di legittimità di riesaminare le prove (documenti, testimonianze, etc.) per giungere a una conclusione diversa da quella dei giudici di merito. Questa richiesta si scontra frontalmente con la natura stessa del giudizio di Cassazione.
Le Motivazioni della Sentenza
Le motivazioni alla base della decisione sono nette e in linea con il consolidato orientamento giurisprudenziale. La Corte di Cassazione opera come ‘giudice di legittimità’, non come un terzo grado di merito. Il suo compito è assicurare l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge, non di stabilire se un testimone sia stato più o meno credibile o se un documento sia stato interpretato correttamente.
Accogliere il secondo motivo avrebbe significato trasformare la Cassazione in un giudice di fatto, snaturando la sua funzione. Per questo, ogni ricorso che si limiti a proporre una lettura alternativa delle prove, senza individuare un vizio di legge o un difetto logico manifesto nella motivazione della sentenza impugnata, è destinato a essere dichiarato inammissibile.
Le Conclusioni
L’ordinanza riafferma con forza due principi cardine del nostro sistema processuale penale. Primo, i vizi procedurali devono essere specifici e avere un impatto concreto sulla validità degli atti, non potendo essere invocati in modo generico. Secondo, e più importante, la Corte di Cassazione non è un ‘terzo appello’. Non è possibile chiedere ai giudici supremi di rivedere il merito della vicenda. Un ricorso inammissibile non solo non ottiene il risultato sperato, ma comporta anche una condanna economica per il ricorrente, a sottolineare la necessità di adire la Suprema Corte solo per questioni di pura legittimità.
Cosa succede quando un ricorso è dichiarato inammissibile dalla Cassazione?
Quando la Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile, non esamina il merito della questione. La decisione impugnata diventa definitiva e, come nel caso di specie, la parte che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.
Perché la Corte di Cassazione non può riesaminare le prove di un caso?
La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito è verificare che i giudici dei gradi precedenti (Tribunale e Corte d’Appello) abbiano applicato correttamente la legge e abbiano motivato la loro decisione in modo logico e non contraddittorio. Non può sostituire la propria valutazione dei fatti e delle prove a quella già effettuata, poiché tale attività è riservata esclusivamente ai giudici di merito.
Un difetto nella notifica di un’udienza di appello rende nulla la sentenza di primo grado?
No. Secondo quanto affermato nell’ordinanza, un eventuale difetto di notifica nel giudizio di appello non determina la nullità della sentenza di primo grado. Tale vizio procedurale, se sussistente, potrebbe incidere unicamente sulla validità degli atti successivi al suo verificarsi, ma non ha effetto retroattivo sulla decisione del Tribunale.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 36209 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 36209 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 24/09/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME NOME NOME a MILANO il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 26/03/2025 della CORTE APPELLO di MILANO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
che con la sentenza indicata in epigrafe la Corte di appello di Milano ha confermato la sentenza del 5 dicembre 2023 del Tribunale di Milano, che aveva affermato la penale responsabilità di NOME COGNOME per il reato di falso ideologico in atto pubblico mediante induzione in errore del pubblico ufficiale e l’aveva condannata alla pena di giustizia;
che il primo motivo di ricorso è manifestamente infondato perché la Corte di appello ha ritualmente provveduto alla rinnovazione della notifica dell’avviso di fissazione dell’udienza per il giudizio di appello e comunque l’iniziale difetto di notifica non determina la nullità della sentenza di primo grado, potendo incidere solo sugli atti successivi;
che il secondo motivo è inammissibile in quanto volto a prefigurare una rivalutazione delle fonti probatorie non consentita in sede di legittimità;
che all’inammissibilità del ricorso consegue la condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e, ai sensi dell’art. 616, comma 1, cod. proc. pen., al pagamento in favore della Cassa delle ammende di una somma che si reputa equo fissare in euro 3.000,00;
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna la ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 24/09/2025.