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Ricorso inammissibile: Cassazione e limiti del riesame

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per violazione delle misure di prevenzione. La decisione si fonda sulla natura del ricorso, che richiedeva un riesame dei fatti non consentito in sede di legittimità, e sulla genericità e ripetitività dei motivi proposti, confermando la condanna dell’imputato al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 30 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Cassazione Ribadisce i Suoi Limiti

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile venga trattato dalla Corte di Cassazione, la quale riafferma il proprio ruolo di giudice di legittimità e non di merito. Con questa decisione, la Suprema Corte ha respinto le doglianze di un imputato condannato per la violazione di misure di prevenzione, evidenziando i requisiti fondamentali che un ricorso deve possedere per essere esaminato nel merito.

I Fatti del Caso

Il ricorrente era stato condannato in primo grado e successivamente dalla Corte d’Appello di Bari alla pena di un anno di reclusione. Il reato contestato era quello previsto dagli articoli 81, secondo comma, del codice penale (relativo al reato continuato) e 75, comma 2, del D.Lgs. 159/2011 (Codice Antimafia), per aver violato le prescrizioni imposte da una misura di prevenzione personale. Insoddisfatto della decisione di secondo grado, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione, lamentando presunte carenze motivazionali nella sentenza d’appello.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La conseguenza diretta di tale decisione è la conferma definitiva della condanna e l’obbligo per il ricorrente di farsi carico delle spese processuali e di versare una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. La Corte non è entrata nel merito delle argomentazioni difensive, poiché ha riscontrato vizi procedurali che ne impedivano l’analisi.

Le Motivazioni del Ricorso Inammissibile

Le ragioni che hanno portato la Suprema Corte a questa conclusione sono multiple e ben delineate nell’ordinanza, offrendo importanti spunti di riflessione sulla tecnica redazionale dei ricorsi.

1. Divieto di Riesame nel Merito

Il primo e fondamentale motivo di inammissibilità risiede nella natura stessa delle richieste del ricorrente. Egli, infatti, postulava ‘indimostrate carenze motivazionali’ al fine di ottenere un riesame nel merito della sua posizione processuale. La Corte di Cassazione ha ribadito con fermezza di non essere un ‘terzo grado di giudizio’ dove si possono rivalutare le prove o i fatti. Il suo compito è esclusivamente quello di verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata, senza poter sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito.

2. Genericità e Ripetitività dei Motivi

Un altro vizio fatale del ricorso è stata la sua genericità. Le doglianze presentate erano mere riproduzioni di argomentazioni già esaminate e respinte con motivazioni giuridicamente ineccepibili dalla Corte d’Appello. Il ricorso per cassazione deve contenere una critica specifica e puntuale delle argomentazioni della sentenza impugnata, non limitarsi a riproporre le stesse tesi difensive. In particolare, non è stata mossa alcuna critica specifica al ragionamento del giudice d’appello che aveva bilanciato la recidiva (reiterata e specifica) come equivalente alle attenuanti generiche.

3. Contrasto con la Giurisprudenza Consolidata

Infine, la Corte ha sottolineato come le argomentazioni del ricorrente si ponessero in ‘palese contrasto’ non solo con le emergenze processuali (cioè con quanto emerso dalle prove), ma anche con la giurisprudenza di legittimità consolidata. Un ricorso che ignora o si oppone frontalmente a principi di diritto ormai stabili, senza fornire argomentazioni nuove e persuasive per un loro superamento, è destinato all’inammissibilità.

Conclusioni

Questa ordinanza è emblematica perché riassume i motivi classici che portano a dichiarare un ricorso inammissibile. Essa insegna che l’accesso alla Corte di Cassazione richiede un approccio tecnico e rigoroso. Non è sufficiente essere in disaccordo con la decisione di merito; è necessario individuare vizi specifici di violazione di legge o di manifesta illogicità della motivazione. Richieste di rivalutazione dei fatti, motivi generici, ripetitivi o in contrasto con orientamenti giurisprudenziali consolidati costituiscono ostacoli insormontabili che conducono inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità, con conseguente onere economico per il ricorrente.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile principalmente per tre ragioni: primo, perché chiedeva un riesame dei fatti, attività non consentita alla Corte di Cassazione; secondo, perché i motivi erano generici, ripetitivi di argomenti già respinti e non contenevano una critica specifica alla sentenza impugnata; terzo, perché le tesi proposte erano in contrasto con le prove emerse e con la giurisprudenza consolidata.

Cosa significa che la Corte di Cassazione non è un giudice di merito?
Significa che la Corte di Cassazione non può riesaminare le prove (come testimonianze o documenti) per decidere se i fatti si sono svolti in un modo o in un altro. Il suo compito è solo quello di controllare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente le leggi e abbiano motivato la loro decisione in modo logico e coerente, senza cadere in vizi giuridici.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, la sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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