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Ricorso inammissibile: Cassazione e limiti del giudizio

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da due imputati condannati per sostituzione di persona. La decisione si fonda sulla non specificità dei motivi di ricorso e sul divieto per la Corte di rivalutare i fatti del processo, compito esclusivo dei giudici di merito. Questa ordinanza ribadisce i rigorosi requisiti formali per accedere al giudizio di legittimità.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: quando la Cassazione chiude la porta

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione sui limiti e i requisiti del ricorso alla Corte di Cassazione. Un caso di sostituzione di persona, giunto al terzo grado di giudizio, si conclude con una declaratoria di ricorso inammissibile, sottolineando due principi fondamentali della procedura penale: la necessità di motivi specifici e il divieto di una nuova valutazione dei fatti. Analizziamo insieme la decisione e le sue implicazioni.

I Fatti del Processo

Due persone, dopo essere state condannate in primo grado dal Tribunale e in secondo grado dalla Corte d’Appello per il reato di sostituzione di persona (previsto dall’art. 494 del codice penale), hanno deciso di presentare ricorso alla Corte di Cassazione. L’obiettivo era ottenere l’annullamento della sentenza di condanna, lamentando presunte violazioni di legge e vizi di motivazione da parte dei giudici di merito.

La Decisione della Cassazione: un ricorso inammissibile

La Suprema Corte, tuttavia, non è nemmeno entrata nel merito delle questioni sollevate. Con una breve ma incisiva ordinanza, ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili. Questa decisione non significa che la Corte abbia confermato la colpevolezza degli imputati nel merito, ma semplicemente che il loro tentativo di appello non rispettava i requisiti procedurali indispensabili per essere esaminato. Di conseguenza, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro a favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su due pilastri argomentativi, entrambi centrali per comprendere la funzione del giudizio di legittimità.

1. L’Aspecificità dei Motivi di Ricorso

Il primo motivo di inammissibilità è l’aspecificità. I giudici hanno rilevato che i ricorrenti si sono limitati a presentare un loro ‘approccio critico’ alla sentenza, senza però confrontarsi direttamente e in modo specifico con le ragioni che avevano portato la Corte d’Appello a confermare la condanna. In altre parole, non basta dire che una sentenza è sbagliata; è necessario spiegare perché, punto per punto, la motivazione del giudice è errata in diritto. Il ricorso deve instaurare un dialogo critico con la decisione impugnata, non ignorarla. La Corte ha richiamato un importante precedente delle Sezioni Unite (sentenza Galtelli, 2017), che ha chiarito come un ricorso sia inammissibile quando manca questa ‘necessaria correlazione’ con le ragioni del provvedimento censurato.

2. Il Divieto di Rivalutazione dei Fatti

Il secondo, e forse più importante, motivo è che il ricorso era ‘versato in fatto’. I ricorrenti chiedevano alla Cassazione di riconsiderare le prove, di rivalutare gli elementi raccolti durante il processo per giungere a una conclusione diversa da quella dei giudici di merito. Questo è un compito che esula completamente dai poteri della Corte di Cassazione. La Suprema Corte è un ‘giudice di legittimità’, non di merito. Il suo ruolo non è quello di stabilire come sono andati i fatti, ma solo di controllare che i giudici di primo e secondo grado abbiano applicato correttamente la legge e motivato in modo logico le loro decisioni. Chiedere una ‘rilettura’ degli elementi di fatto, come hanno fatto i ricorrenti, equivale a chiedere un terzo grado di giudizio sul merito, che il nostro ordinamento non prevede.

Conclusioni

Questa ordinanza è un monito per chiunque intenda presentare un ricorso in Cassazione. Dimostra che l’accesso al terzo grado di giudizio è soggetto a regole severe che non possono essere aggirate. Non è una sede dove si può sperare di ribaltare una condanna semplicemente proponendo una versione alternativa dei fatti. Il ricorso deve essere un’analisi tecnica e puntuale dei vizi di diritto della sentenza impugnata. In caso contrario, come avvenuto in questa vicenda, l’esito sarà una declaratoria di ricorso inammissibile, con conseguente condanna a spese e sanzioni.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per due ragioni principali: era ‘aspecifico’, perché non contestava in modo puntuale le motivazioni della sentenza d’appello, ed era ‘versato in fatto’, poiché chiedeva alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove, un’attività che non rientra nelle sue competenze.

Cosa significa che la Corte di Cassazione è un ‘giudice di legittimità’?
Significa che il suo compito non è quello di stabilire se un imputato è colpevole o innocente riesaminando le prove (giudizio di merito), ma solo di verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente le leggi e abbiano motivato la loro decisione in modo logico e non contraddittorio (giudizio di legittimità).

Quali sono le conseguenze pratiche di una dichiarazione di inammissibilità?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, come stabilito in questo caso, i ricorrenti vengono condannati a pagare le spese del procedimento e una sanzione pecuniaria, in questo caso di 3.000 euro, a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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