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Ricorso inammissibile: Cassazione e limiti del giudizio

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello. I giudici hanno stabilito che le critiche alla motivazione della sentenza e all’entità della pena non possono essere riesaminate in sede di legittimità, soprattutto quando la pena era già stata ridotta applicando le attenuanti nella massima estensione.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Conferma la Pena

Quando un imputato decide di impugnare una sentenza di condanna fino all’ultimo grado di giudizio, la Corte di Cassazione, deve essere consapevole dei limiti precisi di tale strumento. Non tutte le doglianze possono essere esaminate: la Corte non è un terzo grado di merito, ma un giudice di legittimità. Un’ordinanza recente ha ribadito questo principio, dichiarando un ricorso inammissibile e chiarendo perché le critiche sulla motivazione e sulla pena non sempre trovano accoglimento.

I Fatti del Processo

Il caso nasce dal ricorso di un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello di Cagliari. La Corte territoriale aveva già ridotto la pena inflitta in primo grado, passando da otto mesi di reclusione e 400 euro di multa a cinque mesi e dieci giorni di reclusione e 360 euro di multa. Questa riduzione era stata possibile grazie all’applicazione, nella massima estensione, delle attenuanti generiche e di altre circostanze attenuanti.

Nonostante la riduzione, la difesa ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando due aspetti principali:
1. La presunta irrazionalità della motivazione della sentenza d’appello.
2. L’eccessività della pena, ritenuta ancora troppo severa.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato i motivi del ricorso e li ha respinti entrambi, concludendo per una declaratoria di inammissibilità. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale in caso di ricorso inammissibile.

Le Motivazioni del Ricorso Inammissibile

La decisione della Corte si fonda su una valutazione rigorosa dei limiti del proprio sindacato. Vediamo nel dettaglio perché ciascun motivo è stato ritenuto non meritevole di accoglimento.

Critiche alla Motivazione: una Questione di Merito

Sul primo punto, la Cassazione ha sottolineato che la motivazione della sentenza impugnata era sorretta da “considerazioni razionali”. Le obiezioni sollevate dalla difesa sono state qualificate come “differenti apprezzamenti di merito”. Questo tipo di valutazione, che implica un riesame dei fatti e delle prove, è precluso in sede di legittimità. La Corte di Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito (come la Corte d’Appello), ma può solo verificare se la motivazione di quest’ultimo sia logica, coerente e non viziata da errori di diritto. In questo caso, non essendo stati riscontrati tali vizi, il motivo è stato rigettato.

Eccessività della Pena: un Motivo Manifestamente Infondato

Anche il secondo motivo, relativo all’eccessività della pena, è stato giudicato “manifestamente infondato”. La Corte ha osservato che i giudici d’appello avevano già ridotto significativamente la pena, applicando le attenuanti previste dagli articoli 62-bis e 89 del codice penale “nella massima estensione”. Questo dimostra che la determinazione della pena non era stata ispirata da un “particolare rigore”, ma, al contrario, da un’attenta valutazione delle circostanze favorevoli all’imputato. Contestare una pena già mite e ridotta al massimo possibile in base alle attenuanti riconosciute rende il motivo del ricorso palesemente privo di fondamento.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza offre un importante insegnamento pratico: il ricorso per Cassazione non è un’ulteriore opportunità per ridiscutere i fatti o l’apprezzamento delle prove. È uno strumento volto a garantire l’uniforme interpretazione e la corretta applicazione della legge. Quando i motivi di ricorso si traducono in una semplice riproposizione di argomenti di merito già vagliati nei gradi precedenti o contestano una pena determinata in modo logico e nel rispetto delle norme, il rischio di una declaratoria di inammissibilità, con le relative conseguenze economiche, è molto elevato. La decisione evidenzia la necessità di fondare il ricorso su vizi specifici di legittimità, e non su un generico dissenso rispetto alla decisione dei giudici di merito.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi proposti erano considerati valutazioni di merito, non consentite in sede di legittimità, e manifestamente infondati, in quanto contestavano una pena che era già stata ridotta al massimo possibile dalla Corte d’Appello.

È possibile contestare l’eccessività della pena in Cassazione?
Sì, ma solo se la determinazione della pena da parte del giudice di merito è viziata da un errore di diritto o da una motivazione illogica o contraddittoria. Non è possibile contestarla se ci si limita a non essere d’accordo con la valutazione del giudice, specialmente quando, come nel caso di specie, le attenuanti sono state applicate nella massima estensione.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità per il ricorrente?
La dichiarazione di inammissibilità comporta, secondo l’art. 616 del codice di procedura penale, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che nel caso specifico è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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